Dopo oltre tre ore di gioco, uno straordinario Jannik Sinner ha battuto il numero uno al mondo del tennis, Novak Djokovic. È l’ennesima consacrazione per il ventiduenne sudtirolese, che finora non aveva mai vinto contro Djokovic. Nei tre scontri precedenti, il fuoriclasse serbo – uno dei tennisti più forti di tutti i tempi – si era sempre imposto, due volte a Wimbledon (quest’anno in semifinale, l’anno scorso ai quarti) e nel 2021 a Montecarlo. La vittoria di stanotte a Torino segna quindi una tappa fondamentale nella carriera di Sinner, il quale a caldo dedica la vittoria al pubblico di un Pala Alpitour gremito, che ha tenuto col fiato sospeso durante un match equilibratissimo:
Non esiste un posto più bello di Torino per battere il numero uno del mondo. Era la storia simile a quella con Medvedev, che non riuscivo mai a battere. Abbiamo fatto un percorso, qui sono riuscito a giocare i punti importanti nel modo migliore. E’ stata dura dopo aver perso il 2° set, ma con il pubblico abbiamo vinto insieme. E’ un privilegio essere qui.
Il trionfo su Djokovic fa sognare l’Italia e, in particolare, la sua terra d’origine, il Sudtirolo. Da anni questa è la Heimat di campioni figli dell’identità tedesca e italiana mescolate, atleti azzurri un po’ speciali, che dalle cime delle Dolomiti hanno portato in alto il tricolore. Questa terra al confine tra due mondi ha regalato all’Italia vari portabandiera ai giochi Olimpici, come lo slittinista Armin Zöggeler, la sciatrice Isolde Kostner e la pattinatrice Carolina Kostner, o andando un po’ più indietro con gli anni, Gustav Thöni, leggendario sciatore.
Oggi sale la febbre per Jannik Sinner, stella del tennis che incanta non solo i conterranei ma tutto un paese, dove tradizionalmente il tennis è relegato alle pagine di mezzo dei giornali sportivi, dopo il calcio e la formula uno. Torino è il suo palcoscenico, in questi giorni capitale del tennis mondiale, ospite delle ATP finals, il torneo professionistico più importante dell’anno dopo le quattro prove del Grande Slam.
Jannik gioca in casa contro gli dei dell’Olimpo del tennis. Da inizio ottobre, in realtà, è uno di loro. Da quando all’ATP 500 di Pechino ha battuto in semifinale lo spagnolo Carlos Alcaraz e conquistato il quarto posto nella classifica mondiale del tennis, riportando dopo quarantasette anni l’Italia tra i primi cinque tennisti del ranking mondiale. L’ultimo a farlo era stato il grande Adriano Panatta, nel 1976, che però di anni ne aveva ventisei, mentre Sinner ora ne ha solo ventidue. Davanti a Sinner ci sono adesso solo il recordman serbo Djokovic, lo spagnolo Alcaraz e il russo Medvedev, che il sudtirolese ha battuto ben due volte in ottobre, nella finale del torneo cinese e in quella dell’ATP 500 di Vienna.
Jannik “il rosso”, dall’emblematico colore ramato dei suoi capelli, è nato il 16 agosto 2001 a San Candido, ma è cresciuto a Sesto Pusteria, paesino di 1900 anime, ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, a un passo dall’Austria ma a quasi due ore di auto da Bolzano. I genitori gestiscono il rifugio Talschlusshütte in Val Fiscalina. Il papà Hanspeter è cuoco, la mamma Siglinde cameriera. Ha un fratello adottivo, Mark, e il suo primo sport è stato lo sci, che comincia da molto giovane, non appena a quattro anni. Come per molti altri sudtirolesi di montagna, è normale crescere con gli scii ai piedi. Va sulle piste prima coi genitori e poi con la compagnia del paese. A otto anni impugna la racchetta, portando avanti i due sport fino all’adolescenza, quando opta definitivamente per il tennis.
La smania di vincere lo ossessiona fin da bambino. Sugli sci, a otto anni diventa campione italiano di gigante, a dodici si classifica secondo.
Non mi piace perdere nemmeno quando gioco a carte,
confessa oggi Jannik,
ce l’ho nel sangue la competitività. Anche da piccolo quando camminavo con la famiglia stavo sempre davanti.
A tredici anni Jannik fa la scelta che gli cambia la vita. Lo aveva adocchiato Alex Vittur, forte tennista sudtirolese, a sua volta amico di Andreas Seppi, altro grande campione del tennis made in Südtirol. È così che nel 2014, il tredicenne Sinner lascia la casa natale per trasferirsi a Bordighera, dove Vittur lo affida a Riccardo Piatti, rinomato allenatore, già frequentato da Seppi, ma anche dal croato Borna Coric e più brevemente da Novak Djokovic e Stan Wawrinka.
Oggi vive a Montecarlo e ha spiegato così la decisione in una recente intervista al Corriere:
È una scelta professionale, null’altro. A Montecarlo giochi all’aperto tutto l’anno, ci sono tutti i top player, i campi sono sempre a disposizione: sembra un Master 1000. Con chi giocherei in Italia? E io devo pensare ad allenarmi nel modo migliore, sennò non progredisco.
I primi grandi risultati arrivano nel 2019, quando Sinner trionfa nel torneo Challenger di Bergamo, diventando il primo nato nel 2001 a vincere in quella categoria. Nello stesso anno vince soprattutto le NextGen ATP Finals di Milano, torneo riservato ai migliori otto giovani con meno di ventuno anni. Questi risultati gli hanno permesso di ottenere il premio di esordiente della stagione da parte dell’ATP e di diventare tennista italiano più giovane di sempre a entrare nei primi cento posti del ranking mondiale.
L’anno successivo, il 14 novembre a Sofia, Sinner conquista il primo trofeo ATP e diventa in questo modo, a diciannove anni, due mesi e ventinove giorni, il più giovane dei ventisei tennisti italiani ad aver ottenuto un titolo ATP nell’era Open. È una folgorante corsa verso il successo che lo ha portato fino al 2023, anno per lui incredibile, in cui inanella cinquantasei vittorie in singolare e il meritatissimo quarto posto nel ranking ATP. Domenica 29 ottobre, a Vienna, il campione sudtirolese porta a casa il suo decimo torneo ATP nella tredicesima finale di carriera, battendo il numero tre al mondo Daniil Medvedev per la seconda volta consecutiva.
Per il ventiduenne, il 2023 è da incorniciare anche perché, dopo quattro tentativi terminati sempre ai quarti di finale, raggiunge a Wimbledon le semifinali in un torneo del Grande Slam.
La parabola di Sinner, sudtirolese che per sua stessa ammissione “pensa e rosica in italiano”, è destinata a brillare ancora a lungo nel panorama sportivo del nostro paese. Il tennista è diventato suo malgrado un fenomeno mediatico che può contare pure sui suoi propri ultrà, i “Carota Boys”, un gruppo di fan accaniti, travestiti in arancione, un’allusione in onore al colore di capelli del campione. Nonostante la fama, lui resta per il momento un fuoriclasse senza ombre: fuori dai campi di tennis, mantiene un profilo basso. Parla poco, misura quel che dice, non passa mai i limiti. Semplicità e discrezione sono il suo marchio di fabbrica. Il grande pubblico sembra apprezzare: su Instagram l’account di Jannik ha già superato la barra del milione di follower.
La vittoria contro Djokovic fa sognare tutta l’Italia, non solo il mondo del tennis. Per aggiudicarsi l’ingresso alle semifinali delle ATP Finals di Torino, il sudtirolese deve ora superare Holger Rune nella terza sfida del girone, il 16 novembre. Dopo stanotte, il nostro paese si scopre capitale del tennis, mentre il suo asso Sinner intasca l’ennesimo record: è il primo italiano a battere due numeri uno al mondo differenti. Prima di Djokovic, si era infatti già imposto in primavera su Carlos Alcaraz, nella semifinale del torneo Masters 1000 di Miami.
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