“Ich schreibe, um hörbar zu machen, in Sprache zu übersetzen
was gemeinhin nicht gesprochen wird, nicht sprechbar scheint”
(Ulrike Draesner)
(Scrivo per far sentire, per tradurre in linguaggio quello di cui non si parla,
che non sembra essere esprimibile)
È da poco uscita la traduzione in italiano presso la casa editrice Voland, per mano di Cristina Vezzaro, del romanzo di Ulrike Draesner, La traversata (tit. orig. Kanalschwimmer). Ulrike Draesner è attualmente una delle voci più interessanti della letteratura contemporanea in lingua tedesca: nata a Monaco nel 1962, vive a Berlino dal 1996. Ha studiato germanistica, anglistica, giurisprudenza e filosofia presso le Università di Monaco, Oxford e Salamanca. Dopo un incarico quadriennale come assistente all’Università di Monaco, ha conseguito un dottorato di ricerca in studi medievali nel 1992, ma dal 1994 si dedica a tempo pieno all’attività di scrittura, traduzione e critica letteraria. Della sua produzione in prosa fanno parte i romanzi Mitgift (2002), Spiele (2005) e Die Verwandelten (2023), la raccolta di racconti Hot Dogs (2004), quelle di poesia Gedächtnisschleifen (1995), Lichtpause (1998), hell&hörig (2022). Nel 2023 rientra nella shortlist per il premio della Leipziger Buchmesse con il romanzo Die Verwandelten, nel 2021 è insignita del Großer Preis des Deutschen Literaturfonds, nel 2019 del Gertrud-Kolmar-Preis, nel 2014 del Joachim-Ringelnatz-Preis für Lyrik, per citarne dei più recenti.
La traversata è un romanzo incentrato sul tentativo che ogni anno molte persone intraprendono rischiando la vita, ossia la traversata nel Canale della Manica. La stessa Draesner suggerisce di cogliere tra le righe del suo romanzo una sorta di riscrittura di The Old Man and the Sea [Il vecchio e il mare]di Hemingway, ma qui non vi è un uomo che affronta il mare per riaffermare il suo coraggio e la sua mascolinità, al contrario un uomo, Charles, che cerca lo sforzo fisico per vincere le resistenze che gli hanno impedito di accettare quanto da tempo sapeva e non aveva voluto riconoscere, ossia che la moglie Maude ha una storia con il loro amico di lunga data e gli comunica che da quel momento egli dividerà la casa con loro.
La vicenda si svolge in Inghilterra: Charles, studioso di scienze naturali, e Maude sono sposati da trentasette anni: Maude gli propone una relazione a tre con Silas, amico di Charles fin dai tempi dell’infanzia e con il quale la donna aveva avuto una relazione prima del matrimonio. Nel preludio, al Museo di Storia Naturale di Oxford, Charles si muove tra scheletri di balena e di dinosauro e riflette sulla sua vita, sul suo matrimonio: sulla porta del frigo Maude ha appuntato un biglietto ingiallito che risale a un’estate degli anni Settanta e che fa riaffiorare nella mente di Charles una serie di ricordi.
Egli pensava che il suo matrimonio sarebbe stato una costante della sua vita, anche in terza età, ma quelle frasi gli ricordano una realtà ora lontana e forse non così felice/serena. Frasi su un’affinità elettiva tra quattro giovani: Maude e Charles, Abbie e Silas, i legami incrociati tra due coppie. Per i quattro giovani, questo tempo è finito quando la menzogna amorosa ha fatto capolino. Quarant’anni dopo, Maude riprende il filo, aprendo la porta al passato e agli inganni. Per Charles, il messaggio segna la fine di quello che pensava fosse un futuro sicuro con Maude. Il sogno di un ultimo terzo di vita tranquillo è svanito con quel bigliettino.
Il ritmo con cui si sviluppa la narrazione rimane pacato e misurato, nessuna parola è lasciata al caso, nessuna rete di relazioni sembra artificiosa. Persino le peculiarità architettoniche del museo, la cupola di vetro di un secolo passato in cui l’umanità pensava ancora di avere la natura sotto controllo, si rivelano un’ottima occasione per Charles per fare un po’ di chiarezza nella propria vita. All’offerta di Maude, Charles si oppone con uno dei suoi sogni: attraversare a nuoto il Canale della Manica. La lunga notte in acqua tra Dover e Calais cambia la sua visione dell’esistenza: nel confrontarsi fisicamente con l’elemento femminile per eccellenza, l’acqua, bracciata dopo bracciata riaffiorano alla sua mente i ricordi, vengono messi in discussione i valori finora considerati immodificabili. La sua traversata assume dunque il significato di un percorso analitico in cui la fatica corporea contro le correnti e le maree è accompagnata dal riaffiorare dei ricordi a lungo rimossi che lentamente lasciano emergere un’affascinante storia di amori intricati, tradimenti ecc., il tutto raccontato con una certa dose di ironia.
È un romanzo coinvolgente, carico di una grande intensità psicologica ed emotiva, soprattutto quando viene descritta la stanchezza fisica e la coscienza di Charles che, proprio durante questo sforzo immane, sembra sentirsi più presente a se stesso. Linguaggio e corpo si completano a vicenda: con il proprio corpo Charles, non più giovane, riesce nell’impresa di fare un’esperienza del mondo infinitamente più complessa e differenziata della lingua che potrebbe esprimerla. Nella narrazione, Draesner fa un uso particolare del linguaggio in cui riesce a esprimere ciò per cui forse non si sono ancora trovate le parole, assieme a Charles ci accompagna in quei luoghi della nostra esistenza in cui non siamo più conformi a noi stessi. Charles non riesce a portare a termine la traversata, ma trova conforto in una natura davanti alla quale ogni vicenda umana perde peso e significato.
In un’intervista, Draesner sostiene che nel racconto le interessava comprendere il cambiamento di percezione di un individuo che, per così tanto tempo, si trova immerso nell’acqua fredda del canale della Manica: che cosa provoca nell’individuo? Quali limiti si raggiungono e si superano? Pur programmando nei minimi dettagli la sua impresa, Charles si rende conto che in realtà una traversata come questa non può essere pianificata, è come se si volesse programmare la propria vita nei minimi dettagli. Tutto è concentrato su Charles e il suo racconto ci mostra la relatività della nostra percezione e conoscenza come anche della nostra esistenza individuale.
Al centro di questo romanzo non vi è solo Charles, ma anche la natura: durante la traversata egli si rende conto che tra cielo e terra esiste molto di più di quello che sappiamo, percepiamo e comprendiamo. L’acqua è uno degli elementi primordiali della vita sulla terra.
Per Draesner, linguaggio e corpo si influenzano a vicenda: attraverso il linguaggio possiamo comunicare quello che sentiamo e viviamo attraverso il nostro corpo, che però va oltre le parole che usiamo per descriverlo. Secondo Draesner è fare un’esperienza del mondo molto più complessa di quella che descriviamo attraverso il linguaggio.
La traduzione italiana riesce a trasmettere questo legame tra il linguaggio e il corpo, l’ironia della narrazione di alcuni episodi e la complessità di un personaggio come Charles, solo all’apparenza apatico, ma che sa coinvolgere con i suoi ricordi e la sua sfida tutta personale il pubblico di lettori. Alla traduttrice italiana va il merito di aver reso in un bell’italiano la lingua non sempre facile, ma incredibilmente affascinante e coinvolgente di Ulrike Drasner.
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