Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Caro Direttore,
L’archiviazione per prescrizione relativa alle tangenti raccolte e imposte dal Consorzio Venezia Nuova (CVN) alle disponibili imprese coinvolte a farlo, ripropone una riflessione.
L’impostazione data allora, 2014, dalla Procura al processo, si rivela sempre più insufficiente, perché, in fine, si risolve, come detto dal Gazzettino, a favore dei corruttori e dei corrotti di allora.
Il processo ha limitato le risultanze dell’indagine penale e amministrativa.
Sarebbe stato diverso se fosse stato contestato agli indagati, il reato di associazione a delinquere?
Ciò avrebbe consentito una indagine più approfondita e di legare tra loro fatti, persone giuridiche e persone fisiche, oltre che risalire a implicazioni sugli intrecci tra politici ed esperti ( internazionali) e il CVN, e anche portare a una Commissione d’Inchiesta parlamentare.
I tempi stessi della prescrizione sarebbero stati diversi.
La corruzione era funzionale all’avanzamento del progetto, un avanzamento forzato a fronte di un progetto Mose “tutto o nulla” che , valutato nella sede ufficiale dello Stato, era risultato non resiliente, non sostenibile e inadatto a tutelare Venezia e la sua Laguna, e anche penalizzante di un porto da “regolare“, quanto mai inadatto rispetto ad economie di scala non compatibili con le lagune.
A monte della corruzione ci sono fatti concreti e dimostrabili che hanno portato all’approvazione di un progetto non idoneo nel tempo all’evoluzione delle dinamiche climatiche, (era dichiarato dovesse servire nei cento anni a venire), ignorando le previsioni di Innalzamento del comune marino.
Già nel 1998 erano note le stime di innalzamento del livello del mare nei primi Rapporti dell’IPPC.
Compito delle valutazioni ambientali e sociali è quello di organizzare, ora per il futuro, la stima della veridicità scientifica ed economica di un ‘opera rispetto alle dichiarazioni di chi l’opera la propone.
La Valutazione, eseguita dalla Commissione nazionale VIA, con i ministri Ronchi e Melandri raccomandava la revisione del progetto nel senso di un intervento ampio, territoriale che, se si voleva assicurare il futuro a Venezia, vedesse, come prima cosa, la riduzione delle profondità delle Bocche di Porto.
Il Presidente Amato (2000) colse la necessità della revisione mentre i successivi governi di Berlusconi (2001) e di Prodi (2006) decisero di superare politicamente ogni preoccupazione di incompatibilità ambientale ed economica espressa nel Parere negativo di VIA.
Ora i dati IPPC non solo confermano le stime di allora, ma mostrano tendenze di crescita del medio mare molto meno conservative, più estreme e drammatiche.
Venezia si trova ora del tutto sguarnita rispetto al prossimo futuro: anche un bambino capisce che non è con le chiusure ripetute del Mose che si conserva il porto, si contrasta l’innalzamento del mare, la risalita delle acque alle spalle della Laguna, l’inondazione delle terre basse di pianura : da Ravenna a Monfalcone.
Per di più è stata smantellata tutta la struttura scientifica, che, dal 1980 al 2001, era stata specificatamente impiantata a Venezia nella forma della indipendenza accademica e di ricerca, ben finanziata dal Comitato dei Ministri per Venezia, prima con Gianni De Michelis, e successivamente dai ministri per la Ricerca Scientifica Ruberti e Mussi con il progetto Sistema Lagunare Veneziano.
Con la creazione del Corila tale indipendenza è stata svilita e il silenzio delle Università e del CNR è assordante.
La Prof. Andreina Zitelli è Membro estensore del Parere negativo di VIA sul Mo.S.E.
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