Oltre l’aspro bugnato dello Strozzi ritrovo l’Anselm dei passati incontri veneziani, con qualche luminosa novità.
Il primo impatto è quello che conta. Ci riesce perfettamente. Stupore e brusio. Protagonista Gabriele, l’Arcangelo buono. Engelssturz, appunto. Leggo: “Caduta dell’angelo” e più avanti, sullo stesso testo di presentazione e sulle locandine, “Angeli caduti”. La differenza non è di poco conto, attenzione. Mi ricorda qualcosa questa caduta angeli. Qualche resiliente veneziano me ne darà atto. Fuor di celia, l’Arcangelo Gabriele vola nell’oro da vero protagonista. Del resto ne ha ben donde. È tra i pochi che siano riusciti a mettere d’accordo le religioni del nostro Mare Nostrum, la cristiana, l’ebraica e quella di Maometto. L’allegoria della lotta tra il Bene e il Male, “tra cielo e terra, spirito e materia”, è alla base del dialogo tra la guida, giovanissima, e un gruppetto con il naso all’insù.
Per salire al piano superiore mi ritrovo il nero Arcangelo ri-dipinto sulle ante dell’ascensore. Pop Art ? Un murales meccanico? O l’incipit della Lift Art?
Luzifer ci accoglie nella prima sala con il medesimo messaggio, ma leggo “In Kiefer le ali alludono al mito di Icaro”. Certo, come no. Ha osato salire troppo “un’aspirazione destinata a fallire”. Volò oltre, fu hybris. Preferisco lo sguardo sornione del Vate, dalla prossima Basilica di Santa Croce, con Ulisse, oltre le Colonne “fatte non foste a viver come bruti ma…”
Ritrovo il cammino smarrito, illuminato dal Sol Invictus. Ecco, l’ascensione all’oro solare dalla negritudine tellurgica del primitivo Keifer, mi sembra una novità. Con “Ave Maria”, “La Scuola di Atene” e “Prima di Socrate” si apre il dialogo con il pensiero filosofico. Leggo “Secondo Kiefer, la pittura è filosofia” Resto però con un dubbio. Sono queste plastiche, rugose, grumose e dorate superfici a trarre valore dal Pensiero ovvero il Pensiero ha trovato un nuovo comunicatore ? Ma!? Mi rimetto a voi. È un quesito dipinto.
Con Vestrahite Bilder entriamo nella Cappella Sistina: sessanta dipinti ricoprono cielo, terra e pareti. Solo che per partecipare alla visione globale devi guardare in basso per vedere l’alto. Un mondo capovolto. Ma la natura non se ne cura. Tramonti o albe di materia in fieri, atmosfere disgregate, mari in tempesta e ancora “la distruzione è un mezzo per fare arte. Metto i miei dipinti all’aperto, …sotto una sorta di radiazione nucleare…ora soffrono di malattie e sono diventati temporaneamente meravigliosi”. Vorrei dirgli, senza offesa, che Nolde lo aveva preceduto, anzi diceva che per fortuna la natura ne sapeva più di lui nello scomporre l’acquerello con la rugiada.
Per finire, l’ultimo messaggio, ermetico”….e si fa sera”. E ritrovo la pace. Allo shop pile dorate di cataloghi che qualcuno sfoglia e fotografa. Pesano troppo, penso. Dopo gli ascensori, possibile che quelli del marketing non abbiano pensato a una più leggera AppKiefer. Con quell’Angelo avrebbe sicuramente successo. Quello atteso dagli sponsor, dai mercanti, dalle gallerie che hanno scoperto l’italico luogo monumentale come spazio ideale per il loro business. A proposito, se proprio desiderate sommamente un Kiefer per la vostra galleria domestica, ve lo potete permettere, forse, con un cinquecentomila, ma solo per un kieferino.
Usciamo a riveder… le stelle, mi verrebbe da dire. E invece delirio puro. Peggio che a Venezia. Orde grumose, pure loro, di turisti, ogni dove. Enjoy.
L’articolo Il Kiefer “fiorentino” proviene da ytali..