John Elkann sostiene che sua madre Margherita Agnelli sia stata protagonista di “violenze fisiche e psicologiche” nei confronti di lui e dei suoi fratelli Lapo e Ginevra fin quando i tre erano piccoli.
L’amministratore delegato della holding di famiglia Exor, nonché presidente di Stellantis, Ferrari e Gedi, ne parla in una lunga intervista pubblicata oggi, 31 maggio 2024, sul quotidiano Avvenire.
John, Lapo e Ginevra Elkann sono impegnati da anni in una battaglia legale avviata dalla madre sull’eredità lasciata dal nonno Gianni Agnelli, padre di Margherita. Nell’ambito delle dispute in sede civile sulla successione è scaturita anche un’inchiesta penale, coordinata dalla Procura di Torino, che vede i tre fratelli indagati per truffa ai danni dello Stato.
L’ipotesi investigativa è che John, Lapo e Ginevra abbiano aiutato la nonna Marella, moglie di Gianni e madre di Margherita, a simulare – per ragioni di convenienza fiscale – la propria residenza in Svizzera, quando invece avrebbe continuato a vivere nel capoluogo piemontese.
Il giornalista di Avvenire Marco Ferrando domanda nell’intervista a John Elkann come stia vivendo questo scontro interno alla famiglia: “Con grande dolore, che ha radici lontane”, risponde il manager: “Insieme ai miei fratelli Lapo e Ginevra fin da piccoli abbiamo subito violenze fisiche e psicologiche da parte di nostra madre. Ed è questo che ha creato un rapporto protettivo da parte dei nostri nonni”.
“Con mio fratello e mia sorella abbiamo piena fiducia nella magistratura italiana”, sottolinea Elkann. “È una situazione che dura da vent’anni, da quando nel 2004”, nel pieno di una gravissima crisi finanziaria della Fiat, “tutta la mia famiglia per senso di responsabilità si è compattata intorno alla Fiat, portando avanti le volontà di mio nonno”.
“L’unica a chiamarsi fuori – aggiunge il manager – è stata mia madre. E invece di essere contenta, per la Fiat, per la sua famiglia, per la realizzazione del volere di suo padre, ha reagito nel modo peggiore”.
Nell’intervista Elkann parla anche della parabola vissuta dalla casa automobilistica: “Vent’anni fa – dice – tutti davano la Fiat per morta, ma non è andata così: grazie all’impegno della mia famiglia, la guida di Sergio (Marchionne, ndr) e il lavoro di tutte le persone coinvolte, abbiamo cambiato un destino che sembrava segnato”.
“Questo – continua – ci ha inculcato un forte senso di sopravvivenza, che alla fine è il tratto comune delle quattro società che oggi compongono Stellantis: Fiat, Chrysler, Peugeot e Opel”.
Il presidente di Stellantis commenta anche le frizioni registrate negli ultimi mesi tra la multinazionale dell’automotive e il Governo Meloni: “Il nostro rapporto con il governo italiano, così come con i governi di tutti i paesi dove operiamo, è di massimo rispetto, sempre alla ricerca del dialogo”, afferma. “Siamo sempre pronti a confrontarci, per condividere le nostre prospettive e quelle dei paesi dove siamo presenti”.