Luca Zaia va rapido alle conclusioni del suo discorso. Ha di fronte una platea ostaggio della calura di mezzogiorno. Lui, il ministro Tajani, il viceministro Valentini, l’ammiraglio Credendino sono su un palco riparato dal sole, non Brugnaro, che è “un po’ in ombra”, dice il presidente del Veneto fotografando freudianamente la fase ormai declinante del primo cittadino veneziano. Proprio di questi tempi, tre anni fa, Brugnaro era alle prese con la sua nuova creatura politica, Coraggio Italia, in sintonia con Giovanni Toti, che l’anno dopo avrebbe abbandonato la barca fucsia. Buon per Brugnaro che è andato avanti, senza l’imbarazzante socio ligure, raccogliendo però una frustrazione dopo l’altra, per poi arenarsi definitivamente e annunciare che alle prossime europee sosterrà Forza Italia. Non è un caso che a inaugurare il Salone nautico ci sia l’attuale capo di Forza Italia, accompagnato dal vice-ministro Valentino Valentini, anche lui una carriera nella cerchia più stretta di Berlusconi.
L’apertura del Salone nautico veneziano in Arsenale è una kermesse che da cinque anni a questa parte vede protagonista Luigi Brugnaro. Zaia ripete quello che disse la volta scorsa: il Salone nautico è il Brugnaro Day. Concede al sindaco l’intero merito dell’iniziativa. Che poi toccherà al suo successore portare avanti, sviluppare. Oppure accantonare. A giudicare dalla latitanza dei dirigenti del Pd veneziano – anche quest’anno assenti come se l’evento non fosse della città ma un fatto privato di Brugnaro – si direbbe che il prossimo sindaco, dovesse essere un democratico, potrebbe decretare la fine del Salone nautico.
Un salone che è solo una cosa per ricchi? Replica Luca Zaia con la sua filosofietta: Il ricco guadagna, il povero magna. E poi la filastrocca della sinistra che coltiva l’odio sociale, costringe i poveri proprietari di yacht a cercare rifugio nei porti croati, non riconosce il valore del lavoro di chi fabbrica queste barche da sogno. Loro, Zaia e company sono diversi, non odiano.
Vero, le maestranze italiane nel campo della cantieristica navale di lusso sono ineguagliabili, il grosso delle grandi barche da diporto è prodotto in cantieri italiani. Giusto ci sia un salone che esponga i nostri “gioielli”.
Ma non c’è già, per questo, lo storico salone di Genova?
Nei 35.000 metri quadrati dell’Arsenale sono ormeggiate trecento imbarcazioni di 270 espositori ma sarebbe stato bello vedere – se non del tutto al loro posto – soprattutto imbarcazioni in sintonia con l’ambiente veneziano e lagunare, un ecosistema delicato da custodire e da proporre al mondo come esempio di sostenibilità possibile, grazie alla presenza di natanti con il minimo impatto fisico e atmosferico. Ce n’è qualche esempio nel Salone, ma sembra solo volto a mettere una pezza verde su una manifestazione platealmente stridente con l’ambiente veneziano e lagunare. Auspicabile sarebbe anche una parte ampia dedicata all’indotto della nautica da diporto, oggetti, arredi, abbigliamento. Brugnaro assicura che ci sta lavorando, a questo obiettivo.
Tra gli invitati spiccava l’assenza di Enrico Marchi, il presidente di Save – gli aeroporti nordestini – e di Nem, la catena di quotidiani locali acquistata dal gruppo Gedi. L’uomo forte del Veneto e del Nordest ha confermato così, volutamente o no, di essere l’arcinemico del sindaco.
Chiediamo a Brugnaro dell’assenza. Un fatto politico? Brugnaro allarga le braccia, non cade nella trappola del cronista. Nel suo giro si apprende che figura tra gli invitati – ma si capisce che non è stato invitato con i modi che si devono a un big del suo rango -. Ma se Marchi – aggiungono – di proposito non è venuto all’inaugurazione, lo sgarbo non è al sindaco ma alla città e agli esponenti del governo.
L’articolo Marchi snobba il Brugnaro Day proviene da ytali..