Cosa fa la banca e che cos’è, perché domina il mercato, e perché il debito bancario è fondamentale per l’economia? Si potrebbe pensare a un trattato eminentemente tecnico e astruso per i non addetti ai lavori, invece Moneta e promesse Sette storie di banchieri che hanno plasmato il mondo moderno, di Paolo Zannoni (Rizzoli), ci fa compiere un viaggio nel tempo, e attraverso i secoli ci spiega come, quando e perché oggi il sistema che domina economia e quindi benessere o malessere di tutta l’umanità parte da lontano, attraverso “sette storie di banchieri che hanno plasmato il mondo”.
Presentato a Venezia presso la Casa di The Human Safety Net, all’auditorium delle Procuratie Vecchie di Piazza San Marco, Monete e promesse è uno studio dettagliato svolto dall’Autore attraverso fonti di Archivio, da Napoli a Venezia, da Pisa a Philadelphia, da Medina del Campo ai caveau della Banca d’Inghilterra. Dopo i saluti introduttivi di Gabriele Galateri di Genola, presidente di The Human Safety Net, a dialogare con l’autore c’era Alessandro Profumo, Partner di Rialto VC, con Paolo Bricco, inviato speciale de Il Sole 24 Ore, a moderare l’incontro. Il volume, è stato detto, è insieme un trattato di economia e di storia, con termini tecnici che l’Autore rende comprensibili ai profani attraverso numerosi esempi. È la storia che ci scorre sotto gli occhi, scritta da chi ha passato gran parte della vita lavorativa tra banche e imprese, per aiutare Stati e individui “a proteggere e far crescere il loro capitale”.
Pisa, riconosciuta madre della moneta fin dal XII secolo: qui dalle sponde dell’Arno immaginiamo mercanti, banchieri, uomini d’affari e i vertici stessi della Repubblica Marinara muoversi nello spazio del Mediterraneo e del continente Europa con la Zecca a coniare moneta.
Affascinante cammino del metallo prezioso, oro e argento che servivano a dare valore alle monete che circolavano anche grazie al geniale Leonardo Fibonacci inventore della sequenza che porta il suo nome: le sue idee “divennero il nuovo paradigma capace non solo di spiegare i numeri ma anche come utilizzarli nella pratica della finanza e del commercio”, con metodo: e siamo a metà del 1200.
Ma noi, che siamo veneziani, dopo aver reso doveroso omaggio a Pisa (patria della mia mamma), ci concentriamo sul formidabile e complesso sistema monetario di Venezia, alla quale il ravennate Paolo Zannoni dedica un corposo capitolo. Zecchini e ducati, monete d’oro e d’argento scorrono copiose attraverso le calli della città, assieme a lettere di cambio, ed al debito che serve a generare ricchezza. Transazioni finanziarie che dal Campo San Giacometo sede del primo Banco Giro invasero il mondo intero: oggi è lo sprizz, che nasce proprio nei bar veneziani, ad invadere il mondo intero, erede pagano della nobile economia veneziana, tanto tenuta da conto e sorvegliata dalle più alte istituzioni antiche cittadine, attorno alla quale giravano guerre e conquiste, viaggi e mercanzie, gemme e spezie, stoffe e cibo…
Dalle dieci banche private esistenti in città nel 1496 si arriva al Banco della Piazza di Rialto nel 1587, per irrevocabile decisione del Senato della Repubblica. Banco che doveva avere in quel momento in cassa lo stesso valore in monete di Zecca. Da qui alle più diverse idee, vere alchimie finanziarie: alchimia, una parola che lascia spazio all’immaginazione, alla filosofia, all’esoterismo, parola di origine greca e araba assieme che ci ricorda la ricerca della pietra filosofale e che dimostra ancora una volta come dai tempi più antichi il Mediterraneo sia stato culla di contatti, civiltà, idee, pensiero. Nulla insomma è stato oggi inventato che non ci arrivi dal passato. E la vera alchimia era il fatto che la moneta veneziana (bancaria) non circolava a differenza di quella emessa dalla Zecca, ma era un valore scritto solo su un registro che faceva fede su tutti i mercati. La creatività politico-finanziaria della Serenissima si manifestò lungo secoli, creando una classe di ricchi borghesi e di altrettanto ricchi patrizi.
Le flotte veneziane solcavano i mari verso il Levante, i mercanti raggiungevano le più lontane nordiche latitudini con lettere di cambio garantite dalla serietà della Serenissima, il mercato internazionale era dominato dalla finanza veneziana, fino all’arrivo di Napoleone che chiuse il Banco Giro. Si rese conto che i crediti dei cittadini veneziani erano nei confronti della Repubblica, non della banca: crediti che furono garantiti in seguito dal Regno d’Italia.
Il Banco Giro aveva in origine due impiegati (e anche oggi con la tecnologia invadente forse si sta tornando a due impiegati per ogni banca…), il “depositario”, colui che custodiva il registro, e il “giornalista”, che registrava le promesse dei clienti. “I debiti del banco, sotto forma di annotazioni nel libro contabile, potevano essere trasferiti da una persona all’altra”, una vera e propria “alchimia”, un movimento continuo di valuta che creava o annientava ricchezze. Ma, si sa, senza rischio non è bello.
Consultando i registri esistenti e rarissimi dopo una capillare ricerca presso l’Archivio veneziani ai Frari, Zannoni da banchiere si è trasformato in storico e ricercatore, indagando lungo i secoli. Si indaga di finanza e si scopre la storia, si sfocia nella vita di ogni giorno dei veneziani antichi, semplici cittadini, nobili mercanti, massime cariche della Repubblica: Monete e promesse può essere letto secondo varie sfaccettature, e chi nulla sa di finanza è incitato a penetrare i meccanismi reconditi antichi ed attuali della scienza che domina il mondo. Che lo si voglia o no.
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