In una redazione, la stanza dei grafici è un luogo con un suo fascino, dove capiservizio e capiredattori portano i loro menabò perché siano tradotti in pagine di giornale. Non è semplice come si potrebbe credere. Chi comanda, il grafico o il redattore? Il primo. più attento agli equilibri e alle proporzioni in pagina e al raccordo con le altre pagine del timone – surtout l’élégance! -, il secondo alle misure, alle gerarchie “politiche” e soprattutto all’obiettivo impossibile di farci stare tutto, in uno spazio che è limitato. Negoziati a volte faticosi, con i grafici a cui, oltre alla bravura professionale, è chiesta anche una buona dose di pazienza e d’autocontrollo verso colleghi che a volte proprio non capiscono l’importanza di una pagina ben disegnata. Che valorizza i contenuti, e che infatti non può essere una mera somma di testi… Quella stanza può diventare elettrica, e molto rumorosa, parolacce e urla. Mai con Navarro.
L’abbiamo conosciuto bene a Europa, il bel quotidiano diretto da Stefano Menichini, dove Stefano Navarrini era grafico ma anche illustratore. Un grande talento professionale, con la matita e con la sua capacità di interagire intelligentemente e pacatamente con i compagni di lavoro, anche nel caso delle richieste più strampalate (confesso di avergliene fatte parecchie, e anche recentemente, più volte, con la nostra rivista ytali.com, a cui ha generosamente offerto – anzi, sottolineo: gratuitamente – il suo prezioso aiuto professionale in diverse occasioni).
A chi non l’avesse ancora fatto, consiglio una visita nel sito di Navarro. Si ha un’idea della straordinaria carriera che ha contrassegnato la sua vita, punteggiata da collaborazioni con le più importanti testate italiane, ultimamente spesso con la Stampa, e con case editrici, e soprattutto si può apprezzare l’originalità della sua arte, elegante nella ricchezza di sottintesi e di sottotesti e di allusioni, con colori prevalentemente miti, linee sottili, connessioni metafisiche. Un artista “prestato” al giornalismo, e anche un artista della vita, molto riservato eppure prodigo di immagini e battute divertenti e irriverenti, ironiche e autoironiche, su facebook, una sequenza di post che potrebbe essere considerata la narrazione di uno sfigato di successo, le vicissitudini di un artista che, nelle difficoltà tipiche in paese crudele con i freelance, era giustamente consapevole del suo valore e dell’alta considerazione professionale e artistica di cui godeva, nel nostro ambiente e non solo.
Ai funerali nella chiesa di San Gioacchino c’erano con la compagna Antonella tanti amici e colleghi, il direttore e molti redattori e collaboratori di Europa, e c’era un comune conoscente di lunga data, Luciano Ragno, una delle firme di spicco del Messaggero, quando il quotidiano romano era ancora un giornale rispettato. Luciano ha ricordato l’amico e collega con parole molto belle, che qui vogliamo condividere con i nostri lettori.
Illustratore e grafico, era arte e ironia. Di un’estrema riservatezza aveva grandi slanci di amicizia, quella vera, quella che dura nel tempo.
L’avevo invitato ad accompagnare i miei articoli sulla Salute al Messaggero per la sua penna elegante e raffinata ,e soprattutto per la sensibilità nello sdrammatizzare notizie che spesso non danno serenità.
Aveva una grande dote, quella che l’ha fatto amare e che tutti gli hanno sempre riconosciuto: l’ironia. E trasmetteva nelle sue illustrazioni quell’invito a sorridere senza ridere. E che fa riflettere.
Stefano Navarrini aveva deciso da ragazzo quale sarebbe stato il suo domani nel vedere a La Spezia il nonno Navarrino Navarrini mentre eseguiva illustrazioni. Preziosi insegnamenti che sono diventati lavori di grande successo su testate di prestigio: “Venerdì”, “Mercurio”, “La Repubblica”, “Il Messaggero”, “La Stampa”. E poi le copertine di tanti libri. E la grafica di importanti lavori editoriali. E cartelle stampa per congressi scientifici.
E poi Stefano mio amico. Discreto, riservato, affettuoso. E soprattutto generoso. Siamo stati sempre in contatto fino all’ultimo su Facebook. Mai un lamento, sempre una battuta.
Sempre un “ciao Luciano, a presto”.
Un abbraccio Stefano e grazie della tua arte, della tua ironia, del tuo sorriso, della tua generosità. E della tua amicizia. Adesso stai illustrando la Serenità con la tua magica penna. Non dimenticare l’ironia. Lassù amano molto chi sa far sorridere.
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