Domenica 2 giugno, sei del pomeriggio ora locale. Le autorità messicane annunciano la chiusura definitiva dei seggi. È stata la più grande tornata elettorale nella storia del Paese. Più di cento milioni di aventi diritto sono stati chiamati ad eleggere, oltre al presidente della repubblica, centoventotto senatori, cinquecento deputati e decine di amministrazioni locali, per un totale di oltre settantamila candidati. Nonostante l’affluenza sia stata piuttosto bassa, pari a circa il sessanta per cento, in calo rispetto alle ultime presidenziali del 2018, lo scrutinio prosegue per diversi giorni. È ormai notte inoltrata quando a Plaza Zócalo (o Piazza della Costituzione), nel cuore di Città del Messico, arrivano le prime notizie degli spogli. Qui, in trepidante attesa, si sono radunate le migliaia di sostenitori del Movimento rigenerazione nazionale (Morena), principale partito della sinistra messicana. Un urlo si alza dalla folla: “¡Ganamos!”, abbiamo vinto. Claudia Sheinbaum, candidata alla presidenza, sale sul palco, annunciando ufficialmente “il trionfo del popolo”. Sebbene gli scrutini non siano ancora conclusi, con oltre trenta punti percentuali di vantaggio sulla rivale la vittoria appare ormai scontata. La “compañera presidenta”, come già la chiamano i suoi elettori, diventa la prima donna alla guida del Messico.
Scienziata ambientale, accademica e saggista, attivista politica, ex-sindaca di Città del Messico, femminista, ecologista, socialista, strenua combattente per i diritti civili, grande amministratrice, perfezionista e dal carattere duro. Scrivere un ritratto di Claudia Sheinbaum appare estremamente complesso. Si tratta di una figura poliedrica, ricca di sfaccettature. Da sempre donna di sinistra, si candida alla guida del Paese con la lista Sigamos haciendo historia, composta dal partito di governo Morena, dal Partito del lavoro (Pt) e dal Partito verde ecologista del Messico (Pvem). Si presenta come una candidata pragmatica, sempre pronta a mettersi in discussione, stacanovista, forse troppo. I suoi rivali politici la definiscono come un capo autoritario, insensibile, incapace di introdurre una linea politica autonoma. Per loro il vero potere rimarrà nelle mani del presidente uscente Andrés Manuel López Obrador, anche conosciuto come “Amlo”, popolarissimo e carismatico leader di Morena, di cui Sheinbaum è da sempre una fedelissima. “Dama de hielo” la chiamano, ovvero donna di ghiaccio. D’altro canto, i suoi collaboratori la descrivono come una donna sempre pronta all’ascolto, dedita al proprio lavoro e abilissima organizzatrice, come ha dimostrato nel 2020, quando da sindaca si è impegnata in prima persona nel coordinamento della rete emergenziale cittadina durante l’ondata pandemica di Covid-19 che ha colpito Città del Messico. Alcuni giornali l’hanno definita in questi giorni come “la presidente più di sinistra del mondo”, altre testate, invece, l’hanno indicata come una leader piuttosto moderata. Claudia Sheinbaum, forse, è entrambe le cose. Una figura che riunisce in sé una natura idealista e una formazione rigidamente scientifica.
La politica, per Sheinbaum, non si fonda sulle opinioni, ma sui dati, sulle tesi e sulla discussione. Come riferisce il suo biografo, il giornalista Jorge Zepeda Patterson, autore de La sucesión 2024, alla domanda su come sarebbe stato il suo mandato presidenziale la candidata ha risposto: “Io sono una che prende le decisioni basandosi sui dati”. Tuttavia, la sua è anche una storia di militanza e attivismo. Il sociologo Arturo Chávez ricorda una discussione accesa con Sheinbaum, nella quale l’allora sindaca lo riprese violentemente per alcune sue battute rivolte alle classi popolari:
Tutti meritano rispetto, tutti meritano attenzione. Dovresti andare di più in giro, così forse diventeresti più sensibile riguardo i problemi della gente.
Il suo è un connubio tra la concezione latino-americana del socialismo del XXI secolo, pasionario, radicale e populista, e una visione più “occidentale”, moderata e pragmatica. Lo stesso Zepeda la indica come appartenente ad una sinistra moderna ed europea, ecologista e impegnata nella lotta per i diritti umani, di genere e delle minoranze indigene, scostandosi dall’ideologia predominante in Morena sino ad oggi. Se da un lato Claudia Sheinbaum si è voluta presentare come la continuatrice del progetto politico avviato nel 2018 da Amlo, dall’altro non ha nascosta la necessità di distaccarsi dalla linea tenuta negli ultimi anni dal suo predecessore, annunciando l’avvio di un processo che rimettesse al centro l’ecologia, la giustizia sociale e, soprattutto, la sicurezza. Quest’ultimo è stato il vero tema caldo di questa campagna elettorale, con un forte impegno da parte di tutti i candidati nella lotta al narcotraffico.
La politica “abrazos, no balazos” (“abbracci non proiettili”) promossa da López Obrador, ovvero un tentativo di combattere il tasso di violenza crescente in Messico senza l’utilizzo della forza, abbandonando la guerra ai cartelli della droga, si è dimostrato, secondo le statistiche, del tutto fallimentare. Il governo dichiara di essere riuscito a ridurre il tasso di omicidi del venti per cento in sei anni, ma una lettura corretta delle statistiche abbassa questo dato al quattro per cento. Sebbene infatti il numero di omicidi risulti leggermente in calo tra il 2019 e il 2022, mantenendosi tuttavia sulla cifra di circa trentamila all’anno, dei quali il novantacinque per cento impuniti secondo il think tank Mexico evalua, bisogna evidenziare come il numero di rapimenti e sparizioni risulti invece in forte crescita. Secondo sondaggi ufficiali, il sessanta per cento dei messicani considera le proprie città insicure.
A raccogliere le istanze di questi delusi è stata l’imprenditrice Xóchitl Gálvez, figlia di un indigeno Otomi e a capo della coalizione di opposizione Fuerza y corazón por México, composta da Partito azione nazionale (Pan), Partito della rivoluzione democratica (Prd) e Partito Rivoluzionario Istituzionale (Pri), la formazione che ha governato, in un regime autoritario e monopartitico, il Messico dal 1929 al 2000. Gálvez ha sfidato apertamente il governo, denunciando l’approccio lascivo di Amlo e presentandosi come: “la presidente più coraggiosa, una presidente che si opporrà alla criminalità”. La candidata conservatrice non ha tuttavia fornito informazioni chiare su come avrebbe voluto affrontare tale problematica. Al contrario Sheinbaum propone di replicare, su scala nazionale, quella serie di investimenti nelle forze dell’ordine che, durante i suoi anni da sindaca, le hanno permesso di ridurre drasticamente il tasso di criminalità a Città del Messico. Allo stesso tempo si impegna a continuare la lotta contro le cause sociali alla base della criminalità messicana. È stato questo “pragmatismo idealistico” a portare Claudia Sheinbaum al Palazzo nazionale. Il culmine di una carriera politica che viene da lontano.
Gli anni della militanza
Claudia Sheinbaum Pardo nasce nel 1962 a Città del Messico, da una famiglia di origine ebraica proveniente dall’Est Europa. I nonni fuggirono in America Latina durante l’Olocausto. Il padre, Carlos Sheinbaum Yoselevitz, laureato in ingegneria chimica, lavora come gioielliere. La madre, Annie Pardo Cemo, è una professoressa di biologia all’Università nazionale autonoma del Messico (Unam). Claudia è la seconda di tre figli. La loro è una famiglia di scienziati impegnati a sinistra. La madre è un’attivista politica all’interno del movimento studentesco sessantottino, mentre il padre è un militante del Partito comunista messicano. Secondo le testimonianze raccolte dai biografi ufficiali della futura presidente, in particolare i giornalisti Jorge Zapeda e Arturo Cano, la casa della famiglia Sheinbaum negli anni ’60 diventa un punto di riferimento per il movimento studentesco. Claudia Sheinbaum cresce tra le discussioni dell’élite intellettuale della sinistra messicana, tra cui i leader studenteschi Raúl Álvarez Garín, fondatore del gruppo politico Punto crítico, Salvador Martínez ed Elena Poniatowska, giornalista e autrice di numerose inchieste sul massacro di Tlateloco, nel quale l’esercito messicano sparò su una folla di universitari che manifestava contro il governo alla viglia dei giochi olimpici di Città del Messico del 1968. Si contarono almeno trecento morti e centinaia di feriti, tra cui l’inviata per la stampa italiana, Orianna Fallacci.
Claudia Sheinbaum e sua madre si recano spesso al carcere politico di Lecumberri, nel quale il regime del Pri ha rinchiuso i vari leader delle proteste studentesche. “Erano gli eroi di sua madre e anche i suoi”, come ricorda Rosaria Ruiz, ai tempi professoressa universitaria di biologia e amica intima di Annie Pardo (in seguito diventerà anche collaboratrice di Sheinbaum):
Nelle riunioni a casa sua si discuteva di politica e di come migliorare le condizioni di vita della gente, perché siamo sempre state persone di sinistra. È lì che è cresciuta Claudia, quello è stato il suo ambiente familiare, uno spazio dove non c’erano discriminazioni.
Il rapporto formatosi sin dall’infanzia con questo gruppo politico diventa per Claudia Sheinbaum fondamentale, tanto da convincerla, nel 1986, durante i suoi studi alla facoltà di fisica della Unam, ad impegnarsi attivamente nella politica universitaria, diventando una dirigente del Comitato studentesco di solidarietà operaia e contadina (Cesoc). Sheimbaum viene eletta rappresentante di facoltà al Consiglio studentesco universitario (Ceu) e si impegna attivamente nella lotta contro la riforma, promossa dal rettore Jorge Carpizo, volta alla privatizzazione dell’istruzione pubblica. Arturo Cano riporta il seguente aneddoto:
Le chiesi: chi consideri il tuo mentore politico? Tutti si sarebbero aspettati che rispondesse: López Obrador. Invece no. Disse: Raúl Álvarez Garín e mio padre.
Fu proprio Álvarez Garín a mettere in contatto Claudia con un altro suo grande maestro, Valentín Campa, storico dirigente del Partito comunista messicano. Da Álvarez Garín, spesso criticato dai suoi compagni perché poco incline a pratiche rivoluzionarie (si diceva fosse: “incapace di organizzare uno sciopero persino in un asilo”), Sheinbaum apprende l’importanza della discussione e della moderazione, mentre da Campa quella del pragmatismo politico. Due aspetti che, sintetizzati nella sua persona, segnano profondamente la sua carriera politica.
Nel 1987, nel pieno dei suoi studi, Claudia Sheinbaum si sposa con il sociologo, e attivista studentesco, Carlos Ímaz, del quale adotta il figlio Rodrigo, avuto da un precedente matrimonio, crescendolo come proprio. Nel 1988 nasce anche la seconda figlia, Mariana. Sheinbaum si ritrova a laurearsi in fisica, per poi proseguire i suoi studi nel campo dell’ingegneria energetica, mentre cresce due bambini, una sfida personale che lei stessa ricorda con grande orgoglio nel documentario del 2023, diretto dal figlio Rodrigo, Claudia: el documental.
Quando il movimento studentesco decide, verso la fine degli anni ’80, di portare le proprie istanze fuori delle aule universitarie, per avviare una stagione di proteste che abbracciasse, anche, la teoria della lotta armata, Sheinbaum e Ímaz si dimettono dal Ceu. Nel 1989 aderiscono al Partito della rivoluzione democratica, di stampo progressista e socialdemocratico, una scissione del Pri che ingloba gli eredi della tradizione comunista messicana. Sheinbaum condivide l’idea che l’unica rivoluzione possibile sia quella ottenuta tramite i voti. È durante la militanza nel Prd che Ímaz conosce per la prima volta Andrés Manuel López Obrador, di cui diventa grande amico.
Nel 1999, dopo essere rientrati da un periodo di ricerca di quattro anni negli Stati Uniti, Sheinbaum e Imaz iniziano ad approcciarsi più concretamente alla politica partitica nelle file del Prd. Partecipano attivamente alla campagna elettorale del 2000, che consegnerà ad Amlo l’amministrazione di Città del Messico. La casa dei coniugi Sheinbaum-Ímaz si trasforma in un luogo di ritrovo fondamentale per l’amministrazione di López Obrador. Qui Claudia Sheinbaum conosce per la prima volta il futuro presidente, il quale, interessandosi al suo percorso accademico e nell’amministrazione pubblica (Sheinbaum è infatti ricercatrice alla Unam e segretaria dell’energia presso la Commissione federale dell’elettricità) le propone di entrare nella sua giunta come segretaria per l’ambiente. I biografi dibattono molto sulla dinamica che porta Sheinbaum al suo primo incarico di governo. Secondo alcuni viene scelta, su spinta del fisico José Barberán, assessore per gli affari statistici, grazie alle sue grandi competenze dimostrate nell’ambito della ricerca energetica e ambientale, che la renderebbero il profilo tecnico ideale per gestire il programma di lotta all’inquinamento previsto dalla nuova amministrazione. Secondo altri, è la militanza del marito, oltre al suo stretto rapporto con il sindaco, a garantirle l’avvio della sua scalata politica. Un’affermazione che, come riporta Jorge Zepeda, Sheinbaum ha contrastato fortemente durante un loro incontro, poco prima della pubblicazione della sua biografia:
Penso che tu giudichi troppo passivamente il mio interesse per la politica, e ho paura di finire per essere vista secondo la solita visione, per la quale è il marito, il componente maschile, che guida, e una come me viene trascinata, come se non avessi anche io una tradizione familiare molto militante, dei miei genitori, di mia madre e mia.
Nel 2004 arriva una svolta nella vita politica e privata di Sheinbaum. Carlos Ímaz, diventato da poco alcade di Tlalpan, uno delle sedici delegazioni in cui è divisa la capitale messicana, viene scoperto ad accettare una tangente dall’imprenditore Carlos Ahmuada. Los videoscándalos, come definiti dalla stampa, rappresentarono un colpo durissimo alla reputazione dell’amministrazione di Amlo. Ímaz ammette la propria responsabilità, si dimette e abbandona per sempre la vita politica. È un momento durissimo per Claudia Sheinbaum, la quale rassegna le proprie dimissioni al sindaco. López Obrador decide di rifiutarle. Si consolida così lo strettissimo legame di fedeltà tra i due politici, mentre si incrina il rapporto con il marito, dal quale divorzierà nel 2016.
Da Morena al governo
Per un lungo periodo Claudia Sheinbaum abbandona la politica per concentrarsi nuovamente sulla propria carriera accademica, rientrando all’Unam come ricercatrice e docente. Accanto alla pubblicazione di una lunga serie di saggi e articoli scientifici, nel 2007 entra come ricercatrice all’interno del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), organizzazione delle Nazioni unite che, nello stesso anno, vince il premio Nobel per la pace.
Dopo il rifiuto, nel 2012, di correre come candidata per la prima campagna elettorale di Amlo, il quale viene sconfitto alle presidenziali dal candidato del Pri Enrique Peña Nieto, torna alla politica attiva con la fondazione di Morena. López Obrador, infatti, dopo aver rotto con il Prd, fonda la propria piattaforma politica, nella quale riunisce la sinistra radicale messicana. Sheinbaum aderisce immediatamente al nuovo movimento. Non potendo accedere a fondi pubblici per finanziare la propria campagna elettorale, Morena istituisce delle brigate di volontari impegnate nel volantinaggio porta a porta. Sheinbaum è tra questi brigatisti. Si guadagna sul campo il rispetto dei dirigenti del nuovo partito, che la riconoscono immediatamente come una straordinaria organizzatrice politica.
Nel 2015 Morena partecipa alla sua prima tornata elettorale e il partito fa pressioni su Claudia Sheinbaum perché accetti di essere candidata come alcade di Tlalpan. Arturo Chávez ricorda come sembrasse impossibile convincerla ad accettare una simile candidatura, essendo ancora ben vivo il ricordo degli scandali che avevano investito il marito:
Noi non volevamo altri candidati, se c’era qualcuno che poteva vincere quella era Claudia. Lei, però, aveva già detto che non sarebbe tornata al governo per nessun motivo, perché non le interessava ottenere incarichi politici; diceva che era parte del movimento e che potevamo contare su di lei, ma non voleva nessun incarico. Siamo dovuti intervenire con forza per convincerla, incluso López Obrador. Le parlai tre o quattro volte, in termini personali e politici, prima di convincerla a ripensarci. Ci pensò moltissimo.
Convinta dai suoi compagni di partito, Sheinbaum corre alle elezioni del 2015, diventando alcalde di Tlalpan, incarico che manterrà sino al 2017. Un ruolo che, sebbene possa sembrare secondario, assume particolare rilevanza nella città più popolosa dell’America Latina, con una popolazione di oltre nove milioni di abitanti. Solo a Tlalpan vivono circa settecentomila persone. Come termine di paragone, si intende una popolazione pari a circa tre volte l’intero comune di Venezia. La grande capacità amministrativa dimostrata in questo biennio convince Morena che sia lei la candidata perfetta per tentare di conquistare l’amministrazione della capitale. Favorita da alcuni scandali di malgoverno, che avevano coinvolto la giunta locale, Claudia Sheinbaum vince le elezioni del 2018, diventando la prima sindaca di Città del Messico. Nella stessa tornata elettorale Amlo trionfa sui suoi rivali del Pan e Pri (ottiene il 53,19% contro rispettivamente il 22,28% e 16,41%), conquistando anche la maggioranza assoluta alle contemporanee elezioni parlamentari. Inizia una nuova fase per il Messico e Claudia Sheinbaum ne diventa uno dei volti più noti.
Sebbene quelli della sua giunta non siano anni facili, martoriati dal Coronavirus nel 2020 e dal terribile crollo del cavalcavia della metropolitana della città nel maggio 2021, costato la vita a ventisette persone, l’aver saputo affrontare tempestivamente queste gravi crisi, tenendo a bada l’ondata pandemica in una metropoli immensa, dimostra senza dubbio una capacità organizzativa e pragmatica lodevole. La sindaca si presenta ai cittadini come una figura rigorosa e integerrima. Pepe Merino, suo stretto collaboratore, afferma:
È un esempio di come Claudia farà sempre la cosa giusta, costi quel che costi. Il suo governo a Città del Messico ha dato molti indizi di come sarà il governo della prima presidente. È una persona che farà sempre quello che è necessario fare.
Per Amlo, che per la legge costituzionale messicana non può ricandidarsi per un secondo mandato, appare chiaro che Claudia Sheinbaum rappresenti la figura più autorevole a cui consegnare le redini del proprio progetto politico. Nel 2023 si dimette da sindaca per correre alle presidenziali. Una sfida elettorale tutta al femminile, quella contro la candidata conservatrice Xóchitl Gálvez.
La victoria del pueblo
La campagna elettorale del 2023-2024 verrà ricordata come la più violenta della storia messicana. La violenza politica, esercitata dai cartelli della droga durante le tornate elettorali, con lo scopo di esercitare pressioni sulle parti politiche e garantirsi i favori di determinati candidati, non è certamente una novità in Messico. Tuttavia, l’intensità con cui, negli ultimi mesi, decine di candidati sono stati assassinati da sicari della criminalità locale appare sconcertante. I numeri non sono ancora del tutto chiari, ma secondo recenti indagini si parla di circa trentasette candidati uccisi e oltre duecento omicidi totali. A essere più colpito è lo stato di Guerrero. Una delle prime vittime è stato il candidato del Prd, e attivista per i diritti Lgbtq+, Moisés Juárez, ritrovato, diversi giorni dopo la sua scomparsa, in una fossa comune, accanto ad altri sedici cadaveri. L’uccisione più importante, avvenuta ad Acapulco, è stata quella del candidato sindaco di Morena, Ricardo Taja, nel dicembre 2023. Come si può notare, si tratta di una violenza che ha colpito entrambe le parti e per la quale è ancora complesso comprendere il progetto criminale nelle quale si colloca. Non è da escludere che si possa trattare di un’offensiva, ai danni delle due principali coalizioni, per mandare un segnale alle due candidate che si sono impegnate maggiormente per avviare una politica repressiva nei confronti del narcotraffico.
Nel pieno di una stagione così sanguinosa, che esaspera il più grande fallimento del governo di Amlo, e mentre gli occhi del vicino nordamericano sembrano puntarsi con preoccupazione sull’evoluzione della situazione politica messicana, la vittoria di Claudia Sheinbaum, arrivata nella serata del 2 giugno, appare tutt’altro che scontata. Con oltre il sessanta per cento dei voti, contro il ventotto per cento della rivale Gálvez e il dieci per cento di Jorge Máynez, candidato di centrosinistra per il Movimento cittadino, il suo è il successo più consistente nella storia di Morena. Xóchitl Gálvez, che inizialmente aveva denunciato dei presunti brogli elettorali su X, invitando i propri elettori a: “mantenersi svegli e attenti”, ha dovuto infine riconoscere la vittoria della rivale. La coalizione di sinistra trionfa in tutti gli stati messicani, ad eccezione di Aguascalientes, roccaforte del Pan e Guanajuato. Anche a Città del Messico si è vista una riconferma, con Clara Brugada chiamata a continuare proprio il lavoro della Sheinbaum.
Nel suo discorso del 2 giugno, la nuova presidente ha sottolineato l’importanza di una vittoria femminile in una delle nazioni con il più alto tasso di discriminazione di genere e violenza sulle donne del mondo. Edelmira Montiel, ottantasette sostenitrice della sinistra, intervistata dalla Bbc il giorno delle elezioni, non ha potuto nascondere la sua gioia:
Prima non potevamo nemmeno votare, e quando potemmo farlo, si votava per la persona che ti indicava tuo marito. Grazie a dio le cose sono cambiate e ho vissuto abbastanza per esserne testimone.
Nonostante le difficoltà socioeconomiche degli ultimi anni, la coalizione della sinistra riesce a mantenere saldo il proprio supporto popolare tra i lavoratori e le classi più povere, ottenendo una maggioranza larghissima in parlamento, con trecentosessanta deputati e ottantadue senatori previsti (gli scrutini non sono ancora conclusi) su rispettivamente cinquecento e centoventotto eletti. Un incremento straordinario se si pensa che il precedente governo era retto da settantacinque senatori e duecentosettanta sei deputati. Andrés Manuel López Obrador lascia in eredità a Claudia Sheinbaum un governo forte, radicato e dalla grande popolarità, ma anche un’infinità di problematiche irrisolte. Criminalità, calo della crescita economica, accentramento di poteri nell’esercito, centralità dell’industria petrolifera, rapporti diplomatici incrinati con gli Stati Uniti.
Sarà proprio su quest’ultimo punto che si giocherà la più importante tra le prime sfide della presidenza Sheinbaum. Oltre alle felicitazioni arrivate da parte del presidente del consiglio spagnolo Pedro Sánchez, con il quale, nonostante le sue origini ebraiche, Sheinbaum condivide la condanna del massacro a Gaza e la volontà di riconoscere lo Stato di Palestina, la lunga serie di congratulazioni arrivate su X, subito dopo le elezioni, da parte di leader come Luis Arce, e l’ex presidente Evo Morales, per la Bolivia, Luis Ignacio Lula de Silva per il Brasile, Xiomara Castro per l’Honduras, Gustavo Petro per la Colombia, l’ex presidente Cristina Fernández de Kirchner a nome della sinistra argentina e, soprattutto, Nicolás Maduro per il Venezuela, tutti leader storici della cosiddetta Pink tide, non ha certo messo in buona luce Claudia Sheinbaum di fronte all’amministrazione Biden. La nuova presidente, durante la sua campagna elettorale, si è impegnata a rinsaldare un rapporto di collaborazione con la Casa Bianca, in particolare per facilitare la gestione della lotta al narcotraffico e, soprattutto, dei flussi migratori verso gli Stati uniti, al centro della sfida presidenziale americana tra Joe Biden e Donald Trump. Interessante notare come sia stata la rivale Gálvez a proporre la necessità di prese di posizioni più forti nei confronti dei vicini nordamericani, soprattutto in caso di una vittoria di Trump, dichiarandosi pronta a: “non inginocchiarsi senza prima aver tentato di combattere”. Sheinbaum si è dichiarata pronta a dialogare con chiunque emergerà vincitore dalla tornata elettorale di novembre, ma va sottolineato che Trump, durante la sua campagna elettorale, sta ribadendo la necessità di rafforzare la Barriera di separazione tra Stati uniti e Messico e di creare delle “squadre della morte”, autorizzate a sconfinare nei territori messicani per combattere i narcotrafficanti. Proposte unilaterali che difficilmente permetteranno di mantenere delle relazioni diplomatiche cordiali tra i due governi. Non stupisce quindi il silenzio di Donald Trump all’indomani del voto. Joe Biden ha invece voluto congratularsi con Sheinbaum:
Non vedo l’ora di lavorare a stretto contatto nello spirito di partenariato e amicizia che riflette i legami duraturi tra i nostri due Paesi.
Il programma della neoeletta presidente si focalizza su due punti chiave. Da un lato il mantenimento delle riforme promosse da López Obrador, con la fornitura di programmi sociali, un rafforzamento del sistema sanitario nazionale e riforme nel campo dell’economia, della sicurezza ambientale e della mobilità, dall’altro una lotta dura alla corruzione, alla criminalità e alla violenza di genere che, in Messico, costa la vita a oltre tremila donne l’anno. Un focus sulla sicurezza che Sheinbaum intende perseguire tramite un rafforzamento della guardia nazionale e iniziative di prevenzione sociale, volte a salvaguardare le donne e allontanare i giovani delle periferie dalle organizzazioni criminali.
Il consolidamento della “rivoluzione” avviatasi in Messico negli ultimi anni, la quale ha contribuito a far uscire dalla povertà oltre cinque milioni di messicani, dimostra il rapporto fondamentale che, in America Latina, ancora esiste tra la sinistra radicale e le classi popolari. Morena, che nel 2018 aveva corso alle presidenziali in coalizione con il Partito d’incontro sociale (Pes), di stampo reazionario e conservatore, rompe con la destra per confermare l’alleanza “rosso-verde” formatasi alle elezioni di mid-term del 2021. Claudia Sheinbaum, personalità autorevole, moderna, razionale, pragmatica ma, allo stesso tempo, militante socialista di lunga data, incarna una figura politica totalmente nuova nel panorama della sinistra latino-americana, spesso legata a caudilli carismatici più che a figure provenienti da formazioni tecnico-scientifiche. Per certi aspetti la parabola di Sheinbaum può insegnare molto anche alla politica nostrana, specie per quanto riguarda la spaesata sinistra italiana. È possibile coniugare competenze, serietà e un approccio scientifico ad una militanza radicale, a favore dei lavoratori e degli oppressi, con uno sguardo rivolto al futuro. La vittoria di Claudia Sheinbaum, la “scienziata della politica”, dimostra come l’America Latina costituisca, ancora oggi, un laboratorio politico straordinario. Ciò che ora ci si chiede, tuttavia, è se la nuova presidente saprà reggere di fronte alle sfide che si prospettano per il Messico. Sheinbaum riuscirà a far propria la popolarità ereditata da Amlo o ne rimarrà schiacciata, crollando sotto i colpi del prossimo caudillo? Si tratta di questioni sulle quali sarà necessario porre grande attenzione. Per ora, però, il Messico festeggia la sua: “victoria del pueblo”.
Immagine di copertina: il discorso della vittoria di Claudia Sheinbaum il 2 giugno 2024.
L’articolo La scienziata e la politica. Claudia Sheinbaum: un ritratto proviene da ytali..