[PARIGI]
In attesa dei programmi ufficiali della maggioranza presidenziale e del Rassemblement National di Marine Le Pen, i leader dei principali partiti di sinistra hanno presentato il “contratto di legislatura”, in tal modo definito, ovvero il programma del Nouveau Front populaire. Il programma della coalizione si articola in centocinquanta misure, suddivise tra le misure che saranno prese immediatamente in caso di vittoria alle prossime elezioni legislative; le misure dei primi cento giorni; e le misure sul lungo periodo.
Vediamo queste misure.
Gli atti di “rupture”
In caso di vittoria, dal giorno successivo al secondo turno delle elezioni legislative previsto per il 7 luglio, il Nouveau Front populaire intende adottare “venti atti di rottura per rispondere all’emergenza sociale, alla sfida climatica, alla riparazione dei servizi pubblici e a un percorso di pacificazione in Francia e nel mondo”.
Nei primi quindici giorni, la coalizione di sinistra intende “dichiarare lo stato di emergenza sociale” e proporre una serie di misure per “congelare per decreto i prezzi dei beni essenziali nei settori alimentare, energetico e dei carburanti” e aumentare il salario minimo (lo SMIC) a 1.600 euro netti. La coalizione vuole anche abrogare la riforma delle pensioni che innalza l’età pensionabile a 64 anni (ma Liberation fa notare che l’obiettivo di tornare a 60 anni viene “riaffermato” senza essere formulato come promessa).
Molte le misure immediate per “difendere il diritto alla casa”, come la costruzione di alloggi sociali e “in situazioni di emergenza, requisire gli alloggi vuoti necessari per ospitare i senzatetto”. Nelle intenzioni della sinistra dovrebbe anche essere avviata la legislazione per “per rendere la scuola completamente gratuita”. Per affrontare invece la sfida del clima, le misure urgenti che saranno adottate riguardano una “moratoria sui grandi progetti di infrastrutture autostradali” e sui mega-bacini.
Queste misure, quelle dei cento giorni e quelle sul lungo periodo sembrano essere ritenute possibili dalla coalizione di sinistra grazie all’aumento delle tasse per i redditi più alti e con il “rifiuto dei vincoli di austerità del patto di bilancio” dell’Unione europea. Sull’Unione europea, oltre al rifiuto del Patto di Stabilità e Crescita, la sinistra vuole porre fine ai ai trattati di libero scambio e introdurre “un protezionismo ecologico e sociale alle frontiere dell’Europa” (oltre a sostenere l’adozione di “un meccanismo di armonizzazione sociale verso l’alto tra gli Stati membri per porre fine alle politiche di dumping sociale e fiscale” e la reindustrializzazione dell’Europa)
Tra le misure immediate il Nouveau Front Populaire affronta le due questioni che hanno creato molte difficolta all’interno della coalizione: la posizione comune nei confronti dell’Ucraina e del conflitto a Gaza, quest’ultimo all’origine l’anno scorso della rottura della colazione Nupes per il rifiuto de La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon di definire Hamas un gruppo terrorista. Nessun cenno alla partecipazione alla Nato, altro argomento divisivo tra i partiti della coalizione.
Sulla guerra in Ucraina, la sinistra vuole “fermare la guerra di aggressione di Vladimir Putin e costringerlo a rispondere dei suoi crimini davanti alla giustizia internazionale”. “La sovranità e la libertà del popolo ucraino e l’integrità dei suoi confini” devono essere sostenuti, senza condizioni,
consegnando le armi necessarie, cancellando il debito estero, sequestrando i beni degli oligarchi che contribuiscono allo sforzo bellico russo nel quadro consentito dal diritto internazionale, inviando forze di pace per mettere in sicurezza le centrali nucleari, in un contesto internazionale di tensione e di guerra nel continente europeo, e lavorando per il ritorno della pace.
Su Gaza, un nuovo governo del Nouveau Front Populaire propone di “rompere con il colpevole sostegno del governo francese al governo suprematista di estrema destra di Netanyahu per imporre un cessate il fuoco immediato a Gaza e garantire il rispetto dell’ordine della Corte Internazionale di Giustizia (CIG), che fa riferimento inequivocabilmente a un rischio di genocidio”. Intende inoltre “agire per il rilascio degli ostaggi detenuti dopo i massacri terroristici di Hamas” di cui rifiutano “il progetto teocratico”, e per il rilascio dei prigionieri politici palestinesi. Il compromesso qui è stato raggiunto tra il PS che non ha mai utilizzato la parola genocidio e LFI che ha difficoltà a definire Hamas un gruppo terroristico (La sinistra al governo sosterrebbe “la Corte penale internazionale nel perseguire i leader di Hamas e il governo Netanyahu”; riconoscerebbe “immediatamente lo Stato di Palestina accanto allo Stato di Israele sulla base delle risoluzioni delle Nazioni Unite”; dichiarerebbe “un embargo sulle forniture di armi a Israele”; imporrebbe “sanzioni contro il governo di estrema destra di Netanyahu finché non rispetterà il diritto internazionale a Gaza e in Cisgiordania”; si impegnerebbe per “consentire lo svolgimento di libere elezioni sotto la supervisione internazionale, in modo che i palestinesi possano decidere il proprio destino”.
Le misure dei cento giorni
Si tratta di misure che arriverebbero dopo l’estate e consisterebbero di un “patto per il poter d’acquisto” e una legislazione in vari settori. In particolare il programma indice due leggi per “iniziare la ricostruzione dei due servizi pubblici più importanti: la sanità e l’istruzione”; una legge sull’energia e sul clima; e una legge finanziaria “per abolire i privilegi dei miliardari”.
Nel “patto per il poter d’acquisto”, sono previste misure come l’indicizzazione “dei salari all’inflazione”, la cancellazione “dell’aumento del prezzo del gas”, “rendere gratuito il primo KwH”. Tra le misure previste nella sanità e nella scuola, è previsto “un piano pluriennale di assunzioni di professionisti dell’assistenza e del settore medico-sociale (medici, infermieri, assistenti, personale amministrativo) e migliorare le professioni e gli stipendi”; “ridurre le dimensioni delle classi per migliorare la media europea di 19 alunni”.
Sull’abolizione “dei privilegi dei miliardari”, la sinistra vuole “aumentare la progressività dell’imposta sul reddito a 14 scaglioni”; “reintrodurre un’imposta patrimoniale più forte con una componente climatica”; “abolire la flat tax e ripristinare l’exit tax”; “riformare l’imposta di successione per renderla più progressiva, mirando ai patrimoni più elevati e introducendo un limite massimo di eredità”; “introdurre una tassa basata sul chilometraggio sui prodotti importati”.
Nel programma non viene fatta menzione dell’energia nucleare per le differenze di veduta tra i partiti (in particolare communisti e socialisti favorevoli, ecologisti e insoumis contrari). Nessuna menzione dell’eolico terrestre perché misura divisiva.
Le misure sul lungo periodo
Nella parte dedicata alla trasformazione sul lungo periodo sono incluse misure come il “divieto di sfratto per mancato pagamento dell’affitto senza offerta di un alloggio alternativo”; “controlli obbligatori sugli affitti nelle aree a rischio e sui prezzi dei terreni”; “abolizione della monarchia presidenziale”; legge elettorale proporzionale; creazione della “polizia comunitaria”; aumentare il numero di agenti di polizia, magistrati e cancellieri; “ripristinare la settimana lavorativa effettiva a 35 ore, passando immediatamente a 32 ore per i lavori gravosi o notturni”; “gestione pubblica al cento per cento dell’acqua”; cancellazione dell’accordo economico e commerciale globale tra il Canada e l’Unione Europea (CETA); abbandono dell’accordo Mercosur.
Sull’immigrazione, uno dei soggetti principali del RN, la colazione di sinistra intende abrogare le leggi fatte da Macron in materia di asilo e immigrazione; “creare un’agenzia di soccorso marittimo e terrestre”; “facilitare l’accesso ai visti, regolarizzare lo status di lavoratori, studenti e genitori di bambini in età scolare e introdurre un permesso di soggiorno di dieci anni come documento di residenza standard”; “creare uno status per i rifugiati climatici”; “creare canali di immigrazione legali e sicuri”; “rivedere il Patto europeo sull’asilo e l’immigrazione per garantire che i migranti siano accolti con dignità”.
Le critiche
Le critiche maggiori al programma riguardano la questione del finanziamento delle molte misure.
Il Nouveau Front Populaire non ha presentato alcuna cifra per il suo programma. Olivier Faure, segretario del Partito Socialista, ha annunciato che parte dei finanziamenti proverranno dalle riforme fiscali previste:
Finanzieremo questo progetto prendendo i soldi dalle tasche di coloro che hanno i mezzi per contribuirvi. Chiediamo a coloro che hanno tratto profitto da tutte le crisi di venire in soccorso del loro Paese,
ha dichiarato
Un comunicato stampa di Bercy pubblicato successivamente indicava il costo totale in 286,8 miliardi di euro.
Mercati finanziari
Qualche dubbio è sorto anche rispetto alla posizione sull’Unione europea, anche per misure che sembrano innocue come la “tassa chilometrica sui prodotti importati” che sembrerebbe essere contraria al diritto comunitario.
Come sottolineato da Romain Brunet di France 24:
Nonostante la promessa, le parole “sostegno all’integrazione europea” non compaiono nel programma comune del Nouveau Front populaire. L’alleanza di sinistra avanza proposte sull’Europa che mostrano il desiderio di trasformarla, ma non dà un sostegno incondizionato senza specificare l’Unione Europea verso la quale il Nouveau Front populaire desidera muoversi.
E aggiunge:
Al contrario, sebbene il testo non utilizzi il termine “disobbedienza” presente nel programma di Nupes [l’alleanza di sinistra del 2022, ndr], i termini utilizzati significano più o meno la stessa cosa.
E qualche preoccupazione europea potrebbe sorgere mentre la Francia si appresta ad entrare la prossima settimana nella procedura per deficit eccessivo avviata dalla Commissione europea.
“Se non rispettiamo il patto di bilancio europeo, non lo rispetteremo. Ma il nostro programma prevede una riduzione del deficit in ogni caso”, ha dichiarato Aurélie Trouvé, Insoumise ed ex presidente di Attac. Olivier Faure ha dichiarato di non credere che “l’Unione Europea verrà a chiederci correzioni sulla scia di una crisi politica che preoccupa tutta l’Europa”. L’europarlamentare uscente ed ex candidato ecologista alla presidenza Yannick Jadot ha aggiunto di voler “rinegoziare le regole di bilancio europee, come aveva promesso François Hollande nel 2012 (senza successo).
Critiche specifiche sono arrivate dalla Capeb (Confederazione delle imprese artigiane e delle piccole imprese edili), il cui presidente ha dichiarato a France Info:
Con il clima economico in declino nel settore delle costruzioni, è difficile continuare a fornire la manodopera e i cantieri che ci permettono di offrire ai nostri clienti il servizio di cui hanno bisogno. […] Questi annunci sono un po’ dogmatici. Noi del Capeb siamo apolitici e all’inizio della settimana presenteremo delle proposte su come le piccole imprese artigiane debbano essere prese in considerazione dai futuri parlamentari, dalla futura maggioranza, come parte essenziale della società.
Secondo il Capeb,
stiamo già incontrando difficoltà di reclutamento in alcune regioni, e il mercato del lavoro fa in modo che i salari nel settore delle costruzioni sono in aumento. Al momento è più difficile assumere. Le aziende sono già in concorrenza tra loro e gli stipendi sono ben al di sopra dei livelli salariali minimi. Il problema è più quello delle assunzioni che quello dei salari nelle piccole imprese edili.
Più duro Patrick Martin, il presidente del Medef, la Confindustria francese. Secondo Martin,
Questo programma porterebbe a un’esplosione del deficit e del debito e a una perdita di fiducia nel futuro. […] Si tratta di le misure “irrazionali”. Gli imprenditori non possono sostenere alcun programma, né questo né altri, che indebolisca la nostra economia e quindi il nostro Paese.
Anche la Confederazione delle Piccole e Medie Imprese (CPME) ha definito il programma del Nouveau Front populaire come catastrofico per l’economia francese, giudicando che le misure provocherebbero “uno stallo della Francia, portando a uno scenario simile alla crisi greca”.
Un giudizio condiviso dal presidente Emmanuel Macron che dal G7 in Italia ha parlato del grande pericolo per l’economia francese dei programma “irretisti” del Nouveau Front populaire e del Rassemblement national.
Prima di lui, il ministro dell’Economia Bruno Le Maire aveva definito il programma del Nuovo Fronte Popolare una “illusione economica”. “Quando guardo l’estrema destra, vedo un programma intessuto di bugie, quindi non è meglio”, ha aggiunto.
Agence France-Presse (AFP) ha cercato di interrogare diversi istituti di ricerca economica e banche per potere avere dei giudizi del mondo economico sul programma ma tutti si sono rifiutati di indicare delle cifre precise sul costo del programma, adducendo la difficoltà di farlo in questa fase (il governo che è in campagna elettorale ha elaborato una stima del programma della sinistra di spese per 286 miliardi di euro all’anno).
Olivier Redoulès, direttore degli studi dell’istituto Rexecode, vicino alle imprese, ha dichiarato all’AFP che:
Il programma sarà a priori in deficit. Il rischio di avere un programma del genere è quello di dover affrontare violenti aggiustamenti in caso di improvvise pressioni da parte dei mercati finanziari.
Franck Trouet, delegato generale della GHR (associazione del settore alberghiero e della ristorazione), ha dichiarato che
se dovessimo aumentare il salario minimo di un ulteriore quindici per cento, non sarebbe sostenibile per molte delle nostre imprese, poiché i margini sono già molto ridotti.
Les Echos, primo quotidiano economico francese di proprietà del gruppo LVMH (Louis Vuitton di Bernard Arnault) sostiene che
Il conto per le finanze pubbliche si preannuncia salato. Tra le misure costose ci sono l’aumento del dieci per cento del punto di indice per i dipendenti pubblici (che costa quasi 20 miliardi di euro) e l’istruzione gratuita per tutti (valutata a sette miliardi di euro dall’Institut Montaigne due anni fa).
Ma è sulle pensioni che Les Echos dice vi sono maggiori dubbi, “un’incognita, che potenzialmente vale 50 miliardi di euro”.
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