Glocalizzazione. È la parola-chiave, l’istantanea che fotografa e sintetizza il Festival Glocal 2024, organizzato da Nord Est Multimedia (Nem), in collaborazione con VareseNews, e tenutosi nella cornice dell’H Farm di Roncade il 25 giugno. Mentre i numerosi panel susseguitisi nel pomeriggio hanno trattato prevalentemente tematiche tecniche, come la formazione, l’utilizzo attivo dell’intelligenza artificiale, il concetto di startup, applicabile soprattutto al giornalismo digitale, oltre a un caso esemplare di comunicazione politica, con l’intervista al presidente della Regione Veneto Luca Zaia, gli ospiti della mattinata si sono invece concentrati nel fornire alcuni interessanti spunti di riflessione sul difficile quadro del giornalismo italiano odierno, in continuo, e precario, equilibrio tra innovazione e conservazione, crisi e rinascita.
Una variegata schiera di speaker – Paolo Possamai, direttore editoriale di Nem e regista dell’incontro, Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, Sara Zambotti, conduttrice su Radio 2 di Caterpillar, Beniamino Pagliaro, fondatore della newsletter Good Morning Italia, Francesca Milano, podcaster di Chora News, Bianca Arrighini, co-fondatrice di Factanza, Fabrizio Brancoli, vicedirettore de Il Piccolo e il direttore di VareseNews, Marco Giovannelli, – ha focalizzato l’attenzione sui due temi chiave: da un lato la necessità del giornalismo di confrontarsi con l’intermedialità e la transmedialità, integrando pienamente nelle redazioni il linguaggio della comunicazione social e digitale, non più da considerare come un “giornalismo di serie b”, dall’altro quale rapporto creare tra la dimensione locale, in cui molte delle realtà presenti al Glocal nascono e si sviluppano, e il mondo dell’informazione nazionale e internazionale.
L’interesse principale di Nord Est Multimedia, promotrice dell’iniziativa, era quello di mostrare le potenzialità del nuovo, e ambizioso, progetto giornalistico promosso dal gruppo che dal 2023 è subentrato a GEDI nella gestione delle principali testate giornalistiche del Triveneto (Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova di Venezia e Mestre, Il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto, Il Piccolo, a cui si aggiunge Nord Est Economia). Come indicato da Paolo Possamai, la volontà è quella di creare un coordinamento effettivo tra le redazioni dei sei quotidiani del gruppo, nella prospettiva di allargare il mercato giornalistico del territorio ma anche di incrementare la quantità e qualità delle notizie reperibili su ciascun quotidiano. Creare «una sola voce» che possa raccontare il Triveneto. Nella pratica, rendere la dimensione locale della stampa veneta in grado di risultare competitiva sul piano nazionale e internazionale, raccontando una realtà, quella del Nord-Est, fondamentale a livello economico e culturale per il Paese, ma allo stesso tempo mantenendo ben saldo quel rapporto con le comunità locali che da sempre costituisce la vera forza di questi giornali. Insomma, un processo di “glocalizzazione”.
Quest’ultimo punto appare essere la chiave di lettura fondamentale per comprendere quale potrà essere il futuro del giornalismo italiano e, in questo caso particolare, veneto. Riprendendo un vecchio slogan della sinistra d’alternativa dei primi anni duemila: «Pensare globale, agire locale». Solo riuscendo a integrare una comunità locale all’interno di un panorama, ormai, sempre più globalizzato sarà possibile per la stampa intraprendere quel percorso di cambiamento che le permetterà di sopravvivere alla crisi dell’informazione. Non saranno più solo le grandi testate nazionali a doversi relazionare con l’estero. Avrebbe meritato più attenzione, trattata solo nell’interessante intervento di Brancoli sul “giornalismo di confine” nella la città del Piccolo, Trieste, è la dimensione territoriale quale lente attraverso cui leggere il mondo.
Nel giornalismo contemporaneo non è più solo la sfera politica, economica o culturale a costruire la modalità con cui una specifica rivista o giornale osserva la realtà che la circonda. La città in cui la redazione risiede, in cui i giornalisti vivono e che costruisce il loro substrato storico-culturale, se valorizzata, consente ad ogni testata di fornire una prospettiva unica all’interno di quell’enorme flusso di informazioni che ormai investe quotidianamente l’opinione pubblica. Facendo un esempio, una notizia relativa a un’accelerazione nell’innalzamento del livello dei mari, a causa del cambiamento climatico, non sarà mai percepita allo stesso modo e con la stessa preoccupazione da un giornale di Venezia o da uno di Torino. Questa dovrebbe essere la chiave per comprendere come riuscire a emergere nella “bolgia” di stimoli che investono i lettori ogni giorno. Non si può, quindi, ragionare su questo rapporto come una semplice integrazione tra due piani geografici diversi, ma diventa necessario mettere in risalto la prospettiva dalla quale viene data l’informazione.
In un mondo interconnesso, in cui ogni potenziale lettore, semplicemente con uno sguardo al proprio cellulare, può venire a conoscenza in tempo reale dei fatti che stanno avvenendo in ogni angolo del mondo, spesso attraverso i canali delle testate nazionali e internazionali più prestigiose, il punto di vista di una specifica redazione risulta indispensabile per diventare una fonte di informazioni “appetibile”. Un punto di vista che, in realtà, non deve necessariamente essere geografico. L’esperienza di Factanza, portata sul palco da Bianca Arrighini, ha in realtà dimostrato che anche una prospettiva generazionale, specie quando concentrata sui social, può diventare un punto di forza per “conquistare” un proprio spazio di mercato.
Un’idea simile è stata citata anche nell’ intervento del direttore di Fanpage Francesco Cancellato, sottolineando come la loro sia una testata «fatta da giovani ma non esclusivamente dedicata ai giovani». Ciò che tuttavia ha stupito è stata la mancanza di un approfondimento proprio sulla prospettiva locale di Fanpage, con Cancellato che ha invece preferito concentrarsi sulle caratteristiche di indipendenza, interesse generalista e popolarità della testata. È invece da sottolineare come proprio il giornale napoletano, uno dei pochi con un bilancio positivo negli ultimi anni, ponga in realtà particolare attenzione a questa prospettiva, raccontando orgogliosamente il mondo da Napoli, una città che, con tutti i suoi punti di forza, ma anche le sue grandi difficoltà, ha fornito ai lettori di tutta Italia una lente del tutto inedita attraverso cui osservare la realtà. Proprio questa caratteristica, anche quando non direttamente esplicitata, ha sempre rappresentato un grande punto di forza per l’identità di Fanpage, evidenziando come uno sguardo locale non precluda in alcun modo l’interesse diffuso verso una rivista o un quotidiano che nasce in una comunità specifica.
All’interno della prospettiva “glocalizzante” proposta dal festival, e di cui Nem intende farsi portavoce in Veneto, appare quindi fondamentale comprendere come questa visione verrà integrata in una rete giornalistica che collega realtà le quali, sebbene tutte collocate a Nord-Est, presentano caratteristiche straordinariamente eterogenee. Come dare spazio ad ogni comunità locale, che sia Venezia, Treviso, Padova o Trieste, rappresenterà un’importante sfida per il progetto di Nem. Non è più fondamentale solo cosa si scrive e come lo si scrive, ma anche, sempre di più, da dove lo si scrive.
Tutti i vari interventi possono essere recuperati sul canale YouTube del Festival Glocal.
Immagine di copertina: la Great Hall di H Farm dove si è tenuto il festival.
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