Questa mattina è arrivata l’ufficialità del un rinvio obbligato per la gara maschile di triatlon. Un annuncio tanto atteso quanto temuto. La decisione di far disputare le competizioni di nuoto in acque libere, quindi compresa la frazione in acqua del triatlon, nella Senna, ha fatto storcere il naso a molti sin da subito. L’organizzazione ha sempre mantenuto il pugno di ferro sulla questione, investendo più di un miliardo di euro nel tentativo di far tornare il fiume balneabile. A pochi giorni dall’inizio dei Giochi l’impresa sembrava compiuta, la sindaca di Parigi Anne Hidalgo, e una piccola delegazione di giornalisti, si sono gettati nella acque nuotando per qualche minuto. Apparentemente tutto inutile, dopo le forti piogge di venerdì, giorno della cerimonia d’apertura, i livelli di Escherichia coli sono tornati ad essere preoccupanti e nettamente superiori al limite consentito.
Gli atleti non hanno, dunque, potuto realizzare allenamenti nel capo gara e stamane si sono visti rimandare la competizione a domani, a sole tre ore dal suo inizio. L’organizzazione ha fatto sapere che non è previsto un piano B e, dunque, se la situazione non dovesse migliorare, il triatlon diventerebbe un biatlon, a seguito dell’eliminazione della frazione in acqua.
Ancora incerto sembra il futuro delle gare di nuoto in acque libere che, al maschile, vedrà partecipare il nostro capitano Gregorio Paltrinieri. Patrinieri non si è lascito sfuggire l’opportunità di dire la sua, affermando che le competizioni si terranno nella Senna a tutti i costi poiché l’organizzazione ha già speso troppo per rendere il fiume balneabile. Anche nel caso in cui domani i triatleti potessero finalmente gareggiare, bisogna ricordare che nessuno di questi ha eseguito una sessione di allenamento nella Senna, e Paltrineri ricorda come nuotare in un fiume sia ben diverso da nuotare in una piscina. Gli atleti saranno sottoposti a correnti che non conoscono, rendendo il loro lavoro ancora più ostico di quanto non sia già.
Arbitri vs Italia
Ma la questione acque sporche non è l’unica polemica sorta nelle ultime ore. La squadra italiana di scherma sembra aver preso sul personale gli arbitraggi delle proprie gare, che hanno visto la delegazione incorrere in una delle Olimpiadi più fallimentari di sempre. L’Italia da sempre domina le discipline con la spada ma la prova di Arianna Errigo, fiorettista e sciabolista campionessa d’Europa e portabandiera, ha deluso le aspettative. La Errigo aveva già acceso la miccia lasciando intendere che la sua performance è stata influenzata negativamente da un “errore arbitrale”, in uno sport quasi del tutto automatizzato ma, forse fin troppo, ancora legato ad un giudizio umano.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata però ieri sera, con la finale di fioretto maschile, che ha visto partecipe Filippo Macchi. L’azzurro ha avuto diverse possibilità di vincere l’incontro, conclusosi però in favore dell’atleta di Hong Kong Cheung Ka Long. Nonostante il post sui social, dove Macchi riversa su di se tutte le colpe e afferma che il rispetto nei confronti dei giudici è vitale in qualsiasi sport, ieri, a fine gara, l’azzurro e il suo team sono apparsi delusi e arrabbiati per l’esito negativo della finale. Macchi ha solo ventidue anni ed è già vicecampione olimpico, resta, quindi, una delle più grandi promesse del fioretto italiano, tuttavia la Federazione italiana scherma sembra aver lanciato un ricorso ufficiale.
Stessa sorte per Odette Giuffrida, judoka campionessa del mondo che si è vista scivolare dalle mani il bronzo olimpico. Secondo Giuffrida non scorre buon sangue con l’arbitro rumeno Ioana Babiuc, che spesso mette l’azzurra in situazioni difficili. La federazione internazionale ha, però ritenuto infondate le accuse italiane, intendendo che nel judo non c’è spazio per la manipolazione. Ultimo caso riguarda l’incontro di boxe perso dal pugile italiano Abbes Aziz Mouhiidi, per verdetto non unanime dei giudici. Il presidente della federazione pugilistica italiana si è espresso duramente in un comunicato intriso di rabbia e delusione in cui afferma che il Cio non tuteli gli atleti e che a causa di questi “insuccessi” la sua ricandidatura è dubbia.
Cerimonia o réclame?
Queste sono solo le ultime notizie a balzare sulle copertine dei giornali, ma non possiamo dimenticare quanto successo nel corso della cerimonia d’apertura di venerdì. Ancora una volta i francesi erano decisi nel fare qualcosa di mai visto prima alle Olimpiadi, spostando la cerimonia fuori dallo stadio di atletica in favore della, già citata, Senna. I dubbi non mancavano già da prima ma, con l’arrivo dell’acquazzone nel pomeriggio la preoccupazione di tutti è salita alle stelle.
Il ministro Abodi ha commentato la cerimonia in modo non esattamente positivo, riferendosi al fatto che molti capi di stato hanno dovuto assistere allo spettacolo sotto la pioggia. Tra questi anche lo stesso Mattarella, avvolto da una mantella trasparente ma sempre sorridente e quasi divertito dalla situazione.
La verità è che l’evento è stato un mezzo disastro a prescindere dalla pioggia. La seconda parte, quando la festa si è spostata ai piedi della Tour Eiffel, si è trasformata in uno straordinario gioco di luci e la straordinaria esibizione di Celine Dion ha fatto venire i brividi ai più. Oltre a questo momento degno di nota, il resto dell’evento è stato abbastanza piatto. La stessa apertura del braciere, per quanto d’effetto, non ha raggiunto l’epicità delle altre edizioni. Poco chiaro se fosse una mongolfiera in movimento o solo una grossa palla fluttuante, abbastanza pericolosa.
Inoltre il pessimo commento dei giornalisti italiani, sia di Eurosport che di Rai, ha reso il tutto, per usare un termine anglosassone, ancora più cringe. La vera delusione è stata, però la sfilata delle delegazioni. Gli atleti disposti sui caratteristici bateaux mouche si sono inframmezzati a spettacoli di vario tipo.
L’intera flotta è stata scomodata per la cerimonia, alcune nazioni condividevano i barconi più grandi, mentre le piccole delegazioni erano disposte su piccole imbarcazioni tipiche. Sulla carta uno spettacolo inedito, rivelatosi però troppo dispersivo. Dispersivo non solo per gli atleti ma anche per tutti i performer che si sono esibiti nei vari quadri susseguitisi nel corso delle lunghe ore di diretta.
Un mappazzone che ha unito l’Operá al dj set di grandi successi anni ottanta/novanta, l’eleganza di ballerini classici e del Moulin Rouge a una sfilata dal significato un po’ oscuro che ha visto partecipe modelli, drag Queen e Bene Vio. Una cerimonia all’insegna del nostro amato pasta, pizza, mandolino in chiave francese, che culmina con una cavalcata infinita sulla Senna della bandiera olimpica sulle spalle, stile Superman, del cavaliere della fraternità.
Insomma un quadro scenograficamente riuscito ma alquanto confuso, senza un centro e un’identità precisa, che ha lasciato la sensazione di essere una costosissima pubblicità poco riuscita. Clamorose l’esibizione in differita di Lady Gaga e il playback adottato da tutti i cantanti.
Letti di cartone e atleti influencer
Nel 2021 avevano esordito i famosi letti fatti in cartone del villaggio olimpico. Rappresentava uno dei piccoli passi mossi dal Comitato olimpico internazionale per raggiungere le tanto rincorse olimpiadi ecosostenibili. La stessa olimpiade parigina si muove in questo senso in molti modi, uno su tutti la decisione di non costruire impianti permanenti ad hoc, eccetto per la nuova piscina dove si tengono le gare di tuffi e pallanuoto. Un’idea vincete, spalmando sull’intera città le competizioni e riqualificando in modo impensabile luoghi di culto dello skyline parigino, come Place de la Concorde, dove si tengono le competizioni di skateboarding, BMX e basket tre vs tre.
Ma torniamo ai cardboard beds. Come non mai gli atleti hanno colto l’occasione di sfruttare i social a loro favore, mostrandoci ogni possibile retroscena delle competizioni, ma soprattutto la vita nella villaggio olimpico. La curiosità di noi comuni mortali è quindi ampiamente soddisfatta, basta accedere a qualche social per avere home tour delle stanze.
In molti si sono cimentati nel test di resistenza dei famosi “anti-sex beds”, che però hanno sempre resistito a tutti i maltrattamenti inflitti. La domanda più importate però resta, ma sono comodi? Pare di sì, o meglio la maggior parte degli atleti non si è lamentata del comfort, sottolineando come i letti siano customizzati per i fisici più imponenti e i blocchi di foam che compongono il materasso siano intercambiabili a seconda della rigidità desiderata.
Anche il villaggio, però, non è scampato alle polemiche generali. La prima in ordine di tempo riguardava la collocazione degli immobili. La “cittadella” si trova, infatti, nel quartiere di Saint Denis, un luogo non estraneo a tensioni, derivate anche dall’alto tasso di immigrati residenti in quella zona. Pare che le preoccupazioni fossero del tutto infondate, anzi, i palazzoni, al termine delle olimpiadi, verranno abitati da migliaia di nuovi residenti fissi.
Le stanze, sempre per motivazioni legate alla questione green, sono prive di aria condizionata, in un periodo dell’anno in cui a Parigi si raggiungono quasi i quaranta gradi di temperatura esterna. Gli atleti dovrebbero vivere nelle condizioni più confortevoli possibili, per concentrasi, così, sulle gare. Per questo motivo molte delegazioni hanno provveduto a fornire, a loro spese, pinguini o ventilatori ai propri sportivi.
La delusione organizzativa più grossa e inaspettata, arriva però sul fronte cibo. Ebbene sì, la cambusa del villaggio sembra essere già vuota, portando allo scarseggiare di pollo e altri prodotti chiave nell’alimentazione di un atleta.
Per chiunque volesse maggiori informazioni sulla vita nella cittadella olimpica può seguire personalità come il capitano della nazionale femminile statunitense di rugby a 7 Ilona Maher, che grazie ai suoi video ha raggiunto l’1,4 milioni di followers su Instagram.
Successi e sorprese
Le olimpiadi di Parigi, quindi, ma non solo. Ricordiamo come le gare che rientrano nel gruppo della vela verranno eseguite a Marsiglia, mentre quelle di surf a Tahiti.
Inizialmente una scelta che aveva fatto storgere il naso a qualcuno, rivelatasi invece un’idea geniale. Il panorama mozzafiato di Teahupo’o, piccola cittadina di pescatori sede di alcune delle onde più rinomate del mondo, ha conquistato tutti. Il surf è una disciplina poco conosciuta e seguita in Italia, ma che in virtù della straordinaria location e la curiosità che suscita sta riscontrando un grande successo di ascolti.
Stessa cosa per gli sport “urban” di cui abbiamo già parlato e che si tengono a Place de la Conorde e dell’equitazione nei giardini della Reggia di Versailles, ma che per le discipline della vela, del canottaggio e del rugby a 7.
La più grande vittoria di questi giochi è la straordinaria affluenza di pubblico. Eccetto per le prime giornate del torneo di calcio, da sempre poco seguito, gli altri eventi sono caratterizzati da stadi, palazzetti e tribune sempre piene, a prescindere dall’orario e dal giorno della settimana. Proprio ora, alle 18:00 di martedì 30 luglio, sta avendo luogo una delle gare di punta di questi giochi, la finale a squadre di ginnastica artistica femminile con protagonista Simone Biles. Il palazzetto è gremito e le star sugli spalti non si contano.
Ecco un altro aspetto da non sottovalutare, queste olimpiadi sembrano essere le più glamour della storia. Nei primi quattro giorni di gare il numero di facce conosciute e inaspettate sulle gradinate non è mai stato così impressionante. Questo soprattutto per quanto riguarda gli americani, da Tom Cruise che assiste alle eliminatorie della ginnastica ad un improbabile Nicole Kidman e consorte (australiani ma sempre hollywoodiani d’adozione) alla finale femminile di skateboard street femminile, senza dimenticare Snoop Dog, diventato mascotte della nazionale statunitense, che corre da una parte della città per assistere a più gare possibili.
Insomma, i giochi del 2024 sono senza dubbio le olimpiadi della città di Parigi, esplorata in lungo e in largo, senza lasciare da parte location più lontane ma altrettanto suggestive. Parigi 2024 però sembra essere anche fortemente divisiva, da un lato dal grandissimo successo di pubblico, dall’altro soggetta a polemiche e critiche come mai poche volte nella storia. Si ha la sensazione che il tutto sia una grossa pubblicità fatta per attirare turisti in una città che non ha bisogno di molte presentazioni. Il signor Bernard Arnault e LVMH sembra convinto di aver bisogno di ulteriore visibilità per uscire dalla crisi della moda che ha investito molti dei marchi da lui in possesso. Le Olimpiadi non sembrano, però, il modo migliore per risanare le casse di Louis Vuitton e compagnia. Detto ciò i giochi sono appena iniziati e solo dopo l’11 agosto potremmo tirare le somme.
L’articolo I Giochi delle polemiche proviene da ytali..