C’è silenzio nella piazzetta intitolata a Eleonora. Era il 7 gennaio del 2005, il pianto disperato di una bambina di 18 mesi fu ignorato per settimane. La piccola morì di stenti. Una storia che arrivò in ogni angolo della città. Uno stigma, quello dell’indifferenza, che colpì tutti. Almeno per i primissimi tempi. L’allora candidato alla fascia tricolore, Michele Emiliano, fece partire la sua campagna elettorale proprio lì: per le strade di un dormitorio trasformato nella terra di nessuno. ‘Per non dimenticare Eleonora’: simbolo delle periferie dimenticate e delle voci non ascoltate. Sono trascorsi diciannove anni da allora. Enziteto ha cambiato nome: oggi si chiama San Pio. Le strade del quartiere, un tempo senza nome, si chiamano via della Felicità, via della Legalità, via dell’Amicizia, via della Gioia, via della Vita. Il silenzio, invece, è sempre lo stesso. Anche le bustine di droga che passano da una mano all’altra. Il lavoro è poco. I servizi anche meno. Stesso discorso per Catino. Dove per fare la spesa bisogna percorrere una manciata di chilometri e arrivare a Torricella. Non c’è un consultorio a Catino. Il più vicino a Santo Spirito. Nel Municipio cinque, gli unici miracoli li improvvisano ogni giorno i parroci e le associazioni. Ma San Pio e Catino non sono sole in questa ‘oasi’ dell’indifferenza. C’è il San Paolo: auto in fiamme o abbandonate, case invase dalla fogna, topi morti per strada, soffitti a rischio crollo, rifiuti incendiati e tanto altro. Il riscatto del “quartiere” come lo chiamano i residenti doveva essere il Polifunzionale. Nei fatti non lo è stato. In uno dei quartieri più popolati di Bari gli spazi per i bambini sono inesistenti. I servizi per il centro cittadino sono a singhiozzo. E anche per prelevare denaro bisogna andare a Modugno. Loseto e Ceglie? Il primo supermercato a Loseto è a Bitritto. Questo nel quartiere “più anziano” di Bari.
“È questo il destino di tutte le periferie delle città del mondo”, ama ripetere qualcuno. Forse sì. Ma a Bari ‘periferia’ è anche il quartiere Libertà a una manciata di isolati dal “salotto buono”. Nel mercato di via Nicolai, nell’ex Manifattura dei tabacchi, ci sono escrementi umani a ridosso dalle bancarelle e solo qualche mese fa è crollato una pezzo del soffitto (solo per fortuna nessuno si è fatto male). Le saracinesche dei negozi di abbigliamento, delle macellerie, dei casalinghi sono quasi tutte giù: i commercianti fanno spalluccia e rinunciano. Con un rischio in più: la chiusura al traffico di via Manzoni che a detta di chi vive in questo quartiere celebrerebbe il suo definitivo funerale. Piazza Umberto, che attende il “miracoloso” restyling da anni è la casa dei parcheggiatori abusivi. Gli stessi che se non sganci uno spicciolo, ti sfregiano la macchina. Ma anche di tossici e spacciatori. A Bari i ‘giardini’ li chiamiamo ‘parchi’. Li inauguriamo e li lasciamo in autogestione e in un attimo diventano il ricettacolo del degrado. “Venite qui solo per prendere i voti”. Si sente spesso ripetere quando il candidato di turno torna a loop a parlare di quartieri periferici. E, in fondo non sbagliano. Così come quel quasi cinquanta per cento dei baresi che ha preferito non andare a votare. Giusto? No, ma comprensibile quando gridi e nessuno ti ascolta. Quando le luci in periferia si accendono solo a convenienza: senza progettualità e con speranze che nascono e muoiono nella stessa giornata. Alla vigilia della proclamazione del nuovo sindaco Vito Leccese, la grande paura è che lo slogan “Bari non è più quella di venti anni fa”, di fatto una narrazione vera solo per metà, faccia dimenticare che un barese su due ha preferito restare a casa e non scegliere il proprio sindaco. Ed è proprio per questo cinquanta per cento che la continuità potrebbe non essere la strada giusta.
L’articolo Il nuovo sindaco? Guardi alle periferie rompendo con la continuità proviene da Borderline24.com.