Il ticket ha funzionato, avremo dati certi
(Brugnaro, Venturini e Zuin, conferenza un stampa, 19 luglio, 2024)
L’amministrazione comunale ha istituito il ticket di ingresso a Venezia per regolare gli accessi alla città. Dovendo pagare, i visitatori ci penseranno due volte e qualcuno non verrà oorganizzerà le sue visite nei giorni meno frequentati, in cui non si paga.
È una scelta che solitamente non si usa per le città, ma è adottata di frequente per consentire l’ingresso a un parco, a un luogo protetto; si paga per accedere alla citta vecchia di Hoi (Vietnam), a Pompei, a Civita di Bagnoregio, la vecchia città di AlUla (Arabia Saudita) e a tante altre città; alcune sono città storiche, altre città, in parte almeno, “ricostruite”. Il caso di Civita è interessante perché il ticket è stato introdotto nell’agosto del 2017 e a seguito di questa misura il numero dei visitatori è aumentato del 17 per cento in un anno ed è continuato a crescere. A Civita c’è un orario di ingresso, non ci sono bambini tra i dofici residenti, è famosa per essere stata definita “la città che muore” essendo costruita sul tufo. Anche qui il richiamo a Venezia, la cui sopravvivenza è messa sempre in forse dall’innalzamento del livello del mare, è immediato. Ma in realtà sono città che muoiono come vita cittadina, dove la residenza è un di più, sono città in funzione dei visitatori.
Il biglietto di ingresso a queste città, che sono parchi a tema, non riduce l’affluenza, spesso la accresce perché funziona come segnale della ricchezza e sontuosità dell’offerta: il biglietto per entrare a Hoi costa pochi $, a AlUla 150$ e così via.
A Venezia i dati relativi a queste prime applicazioni del ticket sembrano non suffragare l’obbiettivo della riduzione dei visitatori giornalieri, bensì quello di consentire l’ingresso a buon mercato in un parco a tema, in cui i residenti fungono da comparse a titolo gratuito.
I ticket emessi in media per giorno di applicazione sono stati 124.762. I paganti, che si presume siano effettivi visitatori giornalieri, sono stati una esigua minoranza, 16.726; poi ci sono 108.036 esenti, che sono visitatori giornalieri esentati, ad esempio veneti 7.503, lavoratori 22.457, studenti 16.097, altri13.769, e i pernottanti nel comune che risultano 48.210.Chiariamo che il ticket può riguardare un giorno di visita o un periodo (anche tutto il periodo di sperimenazione, 29 giorni). E’ragionevole assumere che i ticket richiesti per un giorno specifico misurino le persone che visitano giornalmente Venezia, ma non è così quando il ticket viene concesso per un periodo, dato che il ticket è gratuito e è facile pensare che lo si chiederà indipendentemente dall’uso. Questi ticket “di periodo” riguardano veneti, lavoratori e studenti + almeno 10.074 degli “altri” (proprietari di seconde case, inquilini etc). Sono quindi 7.503 + 22.457 + 16.097 + 10.074 = 53.434: i visitatori che visitano il centro storico relativi a questi ticket possono variare da zero a un massimo di 53.434, una grande indeterminatezza. Ancora il ticket per i pernottanti fa riferimento al comune di Venezia ed è richiesto dall’esercente per tutto il periodo del soggiorno dell’ospite, per cui i ticket relativi ai pernottanti non nella città storica esprimono un massimo di visitatori (chi pernotta all’aereoporto o a Mestre non è detto visiti Venezia nei giorni di applicazione).
Il dato è molto sporco e di difficile interpretazione. Si aggiunga che le esenzioni sono basate su autodichiarazioni di fatto non verificabili.
Sullo stesso problema è stata pubblicata una interessante indagine basata sull’analusi delle celle telefoniche condotta nel 2022 (Baldin, Bertocchi e Camatti). Questo studio calcola circa 61.000 visitatori giornalieri nei corrispondenti mesi di applicazione del ticket (i fine settimana di maggio-giugno-metà luglio), circa 32.000 turisti (definiti come pernottanti nel centro storico) e 23.000 lavoratori commuters. L’analisi si riferisce adue anni fa, i dati sono ottenuti dalle SIM telefoniche rilevate nell’area cittadina (osservando tutte le regole prescritte in questi casi).
I dati di Baldin e altri sono più accurati di quelli che risultano dal ticket. Sono contati tutti coloro che entrano in città (celle telefoniche attive due ore nella giornata), mentre non sono considerati nel calcolo del ticket coloro che entrano dalle 16 alle 8.30 del mattino successivo che quindi sono ignorati. Sono rilevazioni ex post, non frutto di autodichiarazioni non verificate come per il ticket. Non sono contati i pernottanti nel comune che non vengono a Venezia, inclusi invece nel ticket (e non sappiamo quanti sono). Il quadro che deriva da queste due tipologie di analisi è molto diverso. Credo che non se ne possa che concludere che è praticamente impossibile riuscire avalutare l’effetto del ticket sul numero dei visitatori giornalieri. O si affiancano studi settoriali che soli possono dare un senso a queste cifre estremamente incerte o è meglio cambiare metodo di analisi.
Perché l’amministrazione di Venezia ha scelto la via del ticket di ingresso pur potendone prevedere i dubbi risultati, che sono impliciti nelle modalità di concessione?
La risposta è che l’amministrazione desidera fare un gesto di grande visibilità in una città devastata dal turismo. In particolare cerca di:
1. rispondere alle richieste dell’Unesco di controllare il flusso turistico con una manovra di indubbio impatto mediatico, anche se di non provata efficacia.
2. garantirsi il consenso elettorale. Da questo derival’esenzione per i veneti, i familiari, coloro che vengono in città per assistere a un evento sportivo, culturale e simile.
3. rassicurare la lobby degli affitti brevi e degli albergatori nel comune i cui clienti non pagano il ticket.
A mio parere si tratta di una misura senza alcun senso:
1. è non costituzionale, perché è discriminatoria senza una ragione razionale (i veneti?)
2. tutti i ricavi dovuti al pagamento del ticket vanno in fumo a causa delle alte spese di esazione e di controllo, anzi c’è un costo netto per la cittadinanza.
3. veicola il messaggio sbagliato: quello di una città parco.
4. dà poche informazioni sull’andamento dei flussi turistici in città, se non accompagnata da analitici studi di settore.
Molte città fanno ricorso a uno strumento in parte alternativo, la carta turistica, che è una tessera che i viaggiatori possono acquistare quando visitano un territorio per avere sconti, accesso al trasporto pubblico, musei ed eventi. Ne sono esempio la Gardena Card, Garda guest card, Umbria green card, Welcome Card (Innsbruck), Berlin Welcome Card e infinite altre.
A Venezia ci sono varie carte: Venezia Unica per i trasporti e poi diverse tipologie di Venice Pass. Sarebbe necessario uno strumento unico che, per ipotesi, chiamiamo Venice Card, e di cui brevemente delineiamo le caratteristiche principali: non è questo lo spazio per una proposta articolata che richiederebbe molte pagine.
Venice card deve essere uno strumento semplice e flessibile. Viene acquistata e offre in cambio dei servizi, ha un prezzodiverso a seconda del momento in cui si acquista (in anticipo, all’ultimo momento) e può essere usata per dirigere i flussi turistici in tempo reale, suggerendo vie alternative, la visita di bellezze nascoste e così via.
È gestita elettronicamente (dalla Smart Control Room), è una app consente di gestire la chiusura di parti limitate della città in alcuni giorni ed ore, informando tempestivamente i possessori.
La card dovrebbe essere basata su alcuni capisaldi:
1. un aumento del prezzo del biglietto del bus per P. Roma.
2. lo stesso per le ferrovie. Esistono già delle opzioni in questo senso quando il viaggiatore fa il biglietto, per esempio i residenti a fiumicino, i residenti in Liguria, coloro che percorrono le vie francigene, hanno un prezzo differenziato da quello pagato dagli altri passeggeri e lo ottengono scrivendo un codice assegnato. Nel nostro caso il prezzo sarà differenziato tra possessori o non possessori della Venice card. Lo stesso può essere contrattato per i bus a lunga percorrenza e i bus di linea.
3. la Venice card annuale va data semi-gratuitamente a tutti i residenti del comune; ai lavoratori, agli studenti che accedono a Venezia per lavoro e studio. Richiede un pagamento figurato,tanto da scoraggiare i free rider.
4. anche gli escursionisti giornalieri hanno convenienza a comperare la card (pagano il viaggio di accesso A/R e ottengono alcuni servizi) e dovendo pagare una decina di Euro sono fortemente scoraggiati a venireper alcune ore. La card ha un piano tariffario tale da renderefortemente incentivanti le visite di più giorni.
5. il rilascio delle card agli escursionisti giornalieri è contingentato, limitandone il numero a 25.000 al giorno (=9.125.000 all’anno). Chi non la compera sostiene costi molto maggiori.
6. I pernottanti in hotel o affitto breve ne risentono poco (sul costo totale della visita a Venezia incide poco) e comunque offre dei servizi.
7. non richiede alcun controllo perché i controlli sono indirizzati ai vettori e avendo limitati costi di gestione il ricavato va a misure compensative a vantaggio dei residenti.
Una strada completamente diversa da quella del ticket, che è quella del parco a tema. Il sindaco vanta una gestione imprenditoriale della città. Cosa c’è di più imprenditoriale, di più privato, del trasformare la città in un parco a tema? Ma èquesto quello che vogliamo?
Pensiamo a una Venice card del costo di una decina di Euro, variabile con i servizi offerti. Questa soluzione appare molto più funzionale del ticket. È una misura incentivante e non repressiva, non richiede controlli di tipo poliziesco, la gestione è affidata ai vettori, il guadagno netto è trasferito ai residenti.
Immagine di copertina: Il sindaco Luigi Brugnaro d fronte alla stazione di Venezia nel giorno d’avvio della tassa d’accesso a Venezia (©Andrea Merola)
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