Perché vince la Spagna? Ce lo chiediamo da almeno tre lustri (ancor più da domenica sera, avendo conquistato contro l’Inghilterra il terzo europeo nelle ultime cinque edizioni disputate), da quando cioè salì alla ribalta la magnifica generazione degli Xavi e degli Iniesta, quintessenza dello strapotere guardioliano, alfieri e ambasciatori del Barcellona vincitutto e geni in grado di rivoluzionare il calcio al punto che un ragazzo di vent’anni fa fatica a immaginare che ci sia stato un prima.
Adesso è la volta di Lamine Yamal, tenuto a battesimo da Messi quando era ancora un neonato, e di Nico Williams, figlio di due genitori che sono fuggiti dal Ghana attraversando il Sahara a piedi: una storia che ricorda da vicino la trama del capolavoro di Matteo Garrone e per questo ce lo rende ancora più simpatico, profumando di autenticità e di riscatto. Senza dimenticare la generazione intermedia, quella dei Rodri e dei Carvajal, plurivincitrice nei rispettivi club e colonna portante di una Nazionale che non sembra avere un punto debole.
Perché, dunque, vince la Spagna? Forse perché crede nella società aperta e nel multiculturalismo? Forse perché da loro i diciassettenni di talento non vengono relegati nelle serie minori ma vengono messi in campo ai massimi livelli senza che nessuno si interroghi se siano pronti o meno? Forse perché, a differenza nostra, fin dalla più tenera età si predilige la tecnica rispetto alla tattica, dando vita a un gioco meno compassato e assai più spumeggiante e godibile, facendo sì che la classe dei singoli sia libera di esprimersi al meglio e l’organizzazione collettiva provveda al resto? Forse perché hanno deciso di puntare su un tecnico federale, de la Fuente, che conosce i suoi ragazzi uno a uno, avendo contribuito a forgiarli non solo come atleti ma, più che mai, come persone? In poche parole, forse perché hanno deciso di mettere al centro della propria società e dello sport più bello e seguito al mondo quell’umanità che da noi è venuta meno?
Diffidate, pertanto, di chi parla ossessivamente di soldi: il Real Madrid è ricchissimo ma non è certo sui campioni spagnoli che ha deciso di puntare. Eppure, i tre prodotti “autarchici” (Carvajal, Nacho e Joselu) hanno fatto, come sempre, la differenza. Anche il Barcellona, per un lungo periodo, ha preferito affidarsi a fuoriclasse esotici ma questo non ha certo ridotto le potenzialità del calcio spagnolo. Il punto è che da loro anche una squadra media gioca divinamente (per dire, Nico Williams e Oyarzabal, i due mattatori di domenica sera, giocano rispettivamente nell’Athletic Bilbao e nella Real Sociedad), le giovanili servono a raffinare il talento e l’ossessione di vincere non esiste, in nessun ambito, perché il divertimento, il bel gioco e l’armonia collettiva sono ancora considerati valori prioritari rispetto ai risultati.
Forse è per questo che vincono spesso, e non solo nel calcio. Basti pensare al trionfo di Alcaraz a Wimbledon e, in precedenza, ai successi a ripetizione di Nadal. Senza tralasciare il motociclismo e la Formula 1, a dimostrazione di una vitalità e di uno slancio che da noi ormai ci sogniamo. No, ribadiamo, non si tratta di soldi: quelli servono in ogni caso e aiutano non poco, ma non fanno la differenza perché, per raggiungere determinati obiettivi, bisogna saperli investire. Loro hanno deciso di puntare su un modello di convivenza civile alternativo a quello dominante in Occidente, noi sull’individualismo sfrenato; il che, in una stagione avara di fenomeni, oltre a essere controproducente, è addirittura ridicolo.
E così, nella notte in cui, dall’altra parte del mondo, nella finale della Coppa America contro la Colombia (vinta 1 a 0 dall’Argentina), sboccia definitivamente un fiore di nome Lautaro Martínez, erede naturale di Messi in maglia albiceleste, nel cuore della vecchia Europa l’altro erede designato di re Lionel, non ancora maggiorenne, si è preso tutto: gli applausi, la coppa e il futuro.
Quanto a noi, non ci resta che leccarci le ferite e provare, ancora una volta, a ripartire. Sperando di riuscire, prima o poi, a fare i conti con i nostri errori e a invertire la rotta.
L’articolo Perché vince la Spagna proviene da ytali..