La questione giudiziaria che coinvolge pesantemente l’amministrazione veneziana e il suo Sindaco, è esplosa e farà il suo corso. Non entro, perciò, minimamente nel merito dell’indagine, se non per ricordare al leghista Bazzaro il greve attacco che mi fece quando, in occasione del primo consiglio comunale, dopo l’esito del voto del 2020, posi, assieme agli altri consiglieri di opposizione, la necessità, per la città, di un chiarimento, da parte del Sindaco sulla questione dei Pili. Chiarimento che non ci fu; anzi provocò un duro scontro, perché Brugnaro e i suoi rifiutarono ogni confronto e passarono agli insulti.
Lo scenario che si è comunque aperto necessita di una chiara gestione istituzionale e politica. Sul piano istituzionale: la dimensione dell’indagine (il Sindaco indagato; un Assessore arrestato; coinvolti funzionari e vertici delle partecipate) è tale che la città è oggettivamente senza una guida certa e affidabile. La questione, qui, non è se Brugnaro e i suoi sono innocenti o meno; ma se sono in grado, in queste condizioni, di governare la città. È difficile pensarlo.
Gli appuntamenti internazionali che Venezia ha davanti a sé nelle prossime settimane, le scadenze amministrative autunnali, sono tali da rendere necessario e improcrastinabile una governance presentabile e affidabile. Come si dice in questi casi: niente di personale e, aggiungerei, niente di politico, ma le dimissioni del Sindaco e della giunta non sono evitabili. Verrà un Commissario governativo e si prepareranno nuove elezioni (peraltro la scadenza naturale è tra poco più di un anno). Questa è la democrazia.
Sul piano politico l’indagine provoca una accelerazione oggettiva per tutti. Per la maggioranza uscente che doveva cercare un sostituto a Brugnaro, non ricandidabile per la scadenza dei mandati. Operazione non semplice visto che la personalità accentratrice del Sindaco gli ha impedito di designare un erede; in ogni caso, meglio così per costoro, in quanto visti gli accadimenti, tanto più si è vicino al sole, tanto più si resta bruciati… Si aggiunga che non sono nascoste le voglie di Lega e FdI di prendere Venezia, ma questo inedito scenario li obbliga, in ogni caso, ad uscire allo scoperto, sia nel difendere o meno Brugnaro, sia nel fare i conti con una situazione nella quale è oggettivamente compromessa, a Venezia, l’onda lunga che ancora accompagna le destre. Lo stesso “salvatore” Zaia, da quel buon politico che è, potrebbe annusare aria di bruciato…
Sul versante opposto si presenta per il centro sinistra o campo largo (non perdiamoci nelle definizioni!) la occasione vera di riprendere il governo di Venezia. A condizione che la questione giudiziaria non diventi il solo motivo di mobilitazione. Gli errori dell’Amministrazione Brugnaro sono chiari: dalla pasticciata gestione del turismo alla mancata sicurezza e prospettiva per Mestre, all’isolamento delle periferie, per citare solo i più clamorosi. I cittadini vanno rassicurati che da questa vicenda dovrà uscire non solo una città diversa, ma una città migliore.
Di fatto, al di là dei tempi che saranno stabiliti, la campagna elettorale è davvero cominciata. Non resta, quindi, per le opposizioni, che riunirsi immediatamente in un tavolo comune nel quale condividere, da subito, progetti, programmi e persone. Il centro sinistra ha un solo modo per sprecare questa occasione: dividersi!
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