Bologna, 2 agosto 1980. Alle 10:25 di mattina la storia del nostro Paese cambia per sempre, in un inferno di macerie, grida e fiamme. Una bomba esplode alla stazione di Bologna. Ventitré chili di tritolo sventrano il corpo centrale dell’edificio. Ambulanze e mezzi di soccorso improvvisati, tra cui i tragicamente celebri autobus della città, trasportare verso l’ospedale locale i duecento feriti. Ad altri, invece, va il triste compito di caricare le salme delle ottantacinque vittime dell’attentato.
“Una strage spaventosa”, come titolerà il giorno seguente l’Unità, sulla quale, nonostante i depistaggi, sin da subito aleggiano i sospetti circa la sua matrice fascista. Si tratta del culmine della Strategia della tensione ma, per certi versi, anche l’inizio della fase “decrescente” degli anni di piombo.
La prima pagina de l’Unità del 3 agosto 1980 (archivio storico de l’Unità).
La strage di Bologna rappresenta uno spartiacque fondamentale per l’Italia della prima repubblica e, forse, anche per quella attuale. La città di Bologna, ferita, ma pronta a rialzarsi, ha fieramente mostrato e commemorato di anno in anno questa terribile “cicatrice”, per poter ricordare, discutere e chiedere chiarezza e giustizia per dei fatti ancora oggi avvolti dall’oscurità che caratterizza i “misteri italiani”.
Nel ricordare questo anniversario, ytali vuole condividere una riflessione, corredata da un servizio fotografico, del collaboratore e fotoreporter Andrea Merola, che partecipò alla prima commemorazione della strage, il 2 agosto 1981.
Bologna, 2 agosto 1981, un anno dopo la strage per l’attentato dinamitardo alla stazione ferroviaria. ©️ Andrea MEROLA.
Qualcuno mi disse: “beato te che hai vissuto nei mitici anni Ottanta”. Vero, ma non fu solo Animal house e American graffiti. Oggi ho letto la conferma dell’ergastolo per il neofascista Paolo Bellini, accusato di essere uno degli autori della strage alla stazione di bologna, il 2 agosto 1980. quel giorno per poco non mi ci inviava il Gazzettino, assieme al titolare della foto agenzia FotoAttualità, Attilio Costantini. Ma ci andai esattamente un anno dopo, per tre giorni, alle celebrazioni più o meno ufficiali delle vittime di quell’attentato. Sul cartellone di ingresso, al centro città, stava scritto: “Per incontrarsi, discutere, capire” e in effetti fu anche questo.
I bolognesi di tutte le età erano soliti stazionare in piazza Maggiore, nelle sere di estate, e là capitava di discutere di tutto. Ma per tutti era già chiaro che erano stati i fascisti a metter la bomba, complici poteri occulti e forse anche la Cia, per fermare i comunisti. Eravamo ancora in piena Guerra Fredda, anche se a noi giovani fricchettoni pareva già roba del passato. Per questo la mattina del 2 agosto Giovanni Spadolini, l’allora premier rappresentante il governo, venne sommerso, sul palco delle autorità nel piazzale della stazione, dai fischi di tutta la città. Ci volle tutta l’autorevolezza di Renato Zangheri, il sindaco comunista, per placare la folla e permettergli di terminare il discorso, alla chetichella. Ecco, un flash di ricordi, in attesa del 2 agosto 2024,10 e 25 ora di Bologna.
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