Nonostante i tempi bui che stiamo attraversando, qualche motivo per essere felici, in quest’estate del 2024, c’è. Se non altro per l’ottimismo che trasmettono tre personalità del mondo dello sport di fronte alle quali non possiamo che toglierci il cappello. Si tratta di due allenatori e un’allenatrice. Il primo lo conoscete tutti: è Carlo Ancelotti, il timoniere del Real Madrid nella nuova versione “galactica” ma intelligente lanciata da Florentino Pérez. Non più campionissimi a ripetizione, incapaci di integrarsi l’uno con l’altro e affetti dal virus tipico delle primedonne, ma ragazzi giovani e in ascesa, acquistati a prezzi relativamente bassi, eccezion fatta per Bellingham, destinati a diventare dei fenomeni ma non ancora tali al momento dell’approdo al Bernabéu. Dove sta, dunque, la grandezza di Carletto? Nell’aver saputo trasformare delle ottime individualità in un vero gruppo. Basta guardare il Real, in campo e fuori, per rendersi conto che si tratti di un collettivo. Basta osservare come parlino e scherzino fra di loro, come si passino la palla e come siano felici di stare insieme per capire che andranno lontano e dureranno a lungo, in un dominio che è innanzitutto mentale, poi calcistico, e al quale speriamo che altre società si ispirino a breve per rendere più interessanti le competizioni internazionali.
Poi c’è Julio Velasco, un altro del quale non ci stanchiamo mai di scrivere. Il punto è che non è solo un maestro della pallavolo e di vita ma proprio di un punto di riferimento: per le sue giocatrici e per tutte e tutti noi.
In una bella intervista alla Stampa, ad esempio, parlando di Paola Egonu e dell’importanza che attribuisce al valore dell’empatia, ha affermato:
Siamo partiti da lì. Per lei non è stato semplice prima di essere famosa e peggio ancora dopo esserlo diventata. Ma quando una persona si sente compresa le cose cambiano. E poi lei è stata molto brava.
Da qui nascono le vittorie, il campo viene dopo. Velasco, al pari di Ancelotti, verso cui non a caso nutre stima e ammirazione, riesce a entrare nella testa di chiunque alleni e a tirar fuori il meglio da ogni persona, facendole fare il salto di qualità e inducendola a credere in se stessa, anche quando viene da una stagione tormentata o da un momento difficile in ambito extra-sportivo. Anzi, potremmo dire che è proprio in quelle situazioni che uno come lui fa la differenza, compattando il gruppo e amalgamandolo, usando metodi in contrasto con la mentalità corrente e rivalutando il guardarsi negli occhi, il parlarsi, il prendersi per mano.
È ciò che nella sua disciplina ha fatto anche Claudia Mancinelli, l’artefice dei successi di Sofia Raffaeli, straordinario talento della ginnastica ritmica. Nessun abuso, nessun eccesso, nessuna pressione; solo tanto lavoro, collaborazione e solidarietà.
In altre stagioni, non ci saremmo sorpresi più di tanto. In quella che stiamo vivendo, ci sembra, ed è, una rivoluzione. La persona al centro, la dignità umana al primo posto, il rifiuto della cultura dello scarto, la comunità che prevale sulle ambizioni dei singoli, la gestione collegiale e non autoritaria del potere (basti pensare alla proposta ancelottiana di concedere vacanze personalizzate ai giocatori per far fronte a una stagione interminabile), il confronto al posto dello scontro, la rivincita del dialogo al tempo dei totalitarismi e del regresso della democrazia: lo sport non è un mondo a parte ma lo specchio della nostra società. E una società che reagisce in questo modo, ai massimi livelli, ci consente di non perdere la speranza, di non arrenderci, di continuare a credere che un altro mondo sia davvero possibile e che sia possibile costruirlo insieme. Per questo, l’estate del 2024, partendo dallo sport e ampliando il discorso com’è giusto che sia, possiamo dire che è bellissima.
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