Versione inglese / ytaliglobal
[CHAPEL HILL, N.C.]
Slave driver, the table is turning. Catch a fire, you’re going to get burned – Bob Marley
[Schiavista, il tavolo si sta rivoltando. Se pigli fuoco, ti scotterai]
C’è un episodio della serie televisiva Doctor Who in cui il Dottore, fuori di sé per una decisione presa dal primo ministro britannico Harriet Jones, si vendica sporgendosi con aria cospirativa verso il suo assistente e gli fa: “Non ti sembra stanca?”. Il seme è piantato, e darà rapidamente origine alla più insidiosa domanda di cinque parole che divampa nei media: “È ancora idonea alla carica?”. Questa domanda porta rapidamente alla caduta del suo governo.
È vero, è televisione, ma è così anche la politica moderna di oggi, costruita su immagini e infotainment fatti per la televisione come sostituti di ogni tipo di dibattito politico serio. Nell’atmosfera da cortile scolastico a cui è ridotta la politica statunitense, le immagini giuste – e gli insulti giusti – possono essere devastanti.
Nell’episodio citato, il Dottore minaccia esplicitamente la premier Jones di poter far cadere il suo governo con una sola parola – ma poi dice no, cinque parole – minaccia che mette in pratica pochi istanti dopo (“non ti sembra stanca?”). Ma i democratici statunitensi sono riusciti a fare ancora meglio, ribaltando la situazione di Trump con una sola parola: weird, “strano”.
La cosa, beh, strana di questa vicenda è che più i democratici si “sporgono” sulla presa in giro di Trump e Vance, più Trump si comporta in realtà in modo strano. Non importa che Vance abbia attaccato in modo svaccato e con argomentazioni vacue – il suo background e le sue dichiarazioni passate lo rivelano un uomo altrettanto vuoto, interessato a se stesso e totalmente privo di principi, non attraente per nessuno. No, sono le dichiarazioni ben documentate di Trump delle ultime settimane a diventare sempre più strane. Come riportato dal Guardian (“Is Trump OK? Unhinged reaction to rise of Harris worries supporters”“Trump sta bene? La reazione scomposta all’ascesa di Harris preoccupa i sostenitori“):
Da quando la Harris ha assunto il ruolo di candidata dei democratici, Trump ha affermato di essere lui più bello della vicepresidente, ha messo in dubbio che sia davvero nera e se l’è presa con la sua risata come quella di “una pazza”.
L’ex presidente ha poi definito Harris una “comunista” e al tempo stesso una “fascista” e le ha dato della “stupida”, per poi dire alla CBS che non intendeva insultarla perché è “solo un fatto”.
“Non credo sia una persona molto brillante. Lo sento. Insomma, penso sia così. Penso di essere io una persona molto brillante, e in molti me lo dicono”, ha poi detto.
Trump ha l’ossessione dalle grandi folle ai comizi della Harris, facendosi deridere con le sue false asserzioni secondo cui è ricorsa all’intelligenza artificiale per gonfiare l’affluenza.
Quando non è preso dalle dimensioni delle folle di Harris, Trump è infastidito dal suo aspetto. Quando la vicepresidente è apparsa sulla copertina della rivista Time, Trump ha paragonato il suo aspetto a quello di Sophia Loren e di sua moglie Melania, prima di fare un paragone con la sua stessa figura.
“Sono più bello di Kamala”, se n’è venuto fuori di fronte a una platea di migliaia di persone, più divertite che convinte.
Il risultato è stato un gran fermento tra i repubblicani di peso, che hanno implorato Trump di farla finita con i suoi attacchi personali e di concentrarsi sulla politica.
Come direbbe Joe Biden, pensateci, gente. Sono finiti i giorni in cui si diceva “lasciamo che Trump sia Trump”. Ora abbiamo Lindsay Graham che dice: “Trump il provocatore e lo showman non può vincere”. La domanda fatale viene finalmente posta pubblicamente, le cinque parole del destino: “È davvero adatto alla carica?”.
Nel frattempo, i democratici si sono improvvisamente e strategicamente appropriati quanto più possibile dell’identità repubblicana originale – ora completamente abbandonata dal MAGA (Make America Great Again, la base militante di Trump). Cosa che non è passata inosservata alla destra americana, infuriata con i democratici che indossano cappellini mimetici stile militare e si vantano di possedere trofei di tiro a segno. Sì, alla convention democratica (DNC) era di nuovo “mattina in America”, con riferimenti che un po’ ricordavano Ronald Reagan – anche se ovviamente non hanno fatto il suo nome – l’America delle piccole città, dei vicini disponibili e premurosi, di “gente laboriosa e perbene”, di Little League e di football liceale. Come scrive Roberto Bertoni, oratore dopo oratore:
si sono appellati allo spirito, all’anima, all’essenza, al senso profondo dell’essere americani, cercando di convincere innanzitutto se stessi e poi i presenti e l’elettorato in generale che Trump sia solo un brutto sogno, un’anomalia, una parentesi.
L’effetto galvanizzante tra gli elettori è innegabile ed è crescente. La campagna di Harris ha ha riaperto la corsa sfruttando abilmente i mercati dei giovani e dei social media, con i suoi altissimi valori di produzione mediatica e con la sua capacità di attrarre il sostegno di segmenti importanti che non erano affatto entusiasti di Biden (che, tra l’altro, lo aveva già detto in modo preveggente durante il suo discorso nella prima notte della convention, quando il presidente ha affermato che Trump “sentirà il potere delle donne nel 2024”). È stato una DNC al femminile, con tanti sassolini tolti e tanto spirito, con sputi e sarcasmo che vengono ormai naturali a un’intera generazione che non solo è altrettanto brava a prendere in giro, se non meglio, di Trump, ma è anche molto più giovane, infinitamente più esperta di tecnologia e di social media, disposta a parlare e ad agire con coraggio e, sì, è molto più bella di Trump.
Data la vertiginosa rapidità con cui si è sviluppata la campagna di Harris e la sua altrettanto – a quanto pare – vertiginosa traiettoria nei cuori e nelle menti di un numero crescente di elettori americani, retrospettivamente sembra forse superfluo il livello di romanticizzazione e di moralismo a cui sono arrivati la scorsa settimana.
Ho la stessa età dei due candidati democratici, sono cresciuto nei sobborghi di New York, ho frequentato le scuole superiori in una piccola città universitaria del sud e sono andato all’università in una piccola città dell’Ohio, e devo dire che, per quanto ne so io, l’America egualitaria, tollerante, “perbene”, del “fatti gli affari tuoi” e che non importa chi ami o come preghi, che è stata ripetutamente evocata nei discorsi più importanti, compreso quello di Harris, non è mai esistita. È una finzione, ed è una rappresentazione altrettanto falsa quanto la visione cupa e apocalittica dell’America che è sbandierata da Trump. Il modo in cui si è insistito su questa America immaginaria come una sorta di condizione preesistente che non deve che essere ripristinata (un tema particolarmente importante nei discorsi di entrambi gli Obama, evidentemente ora i moralizzatori-in-capo dell’America) è insincero nel migliore dei casi, e forse anche pericoloso.
Mi rendo conto che è solo televisione, e come tale è riuscita brillantemente a ritrarre un partito in ascesa, aperto e dinamico, che sarà alquanto difficile dipingere come “debole, fallito e pericolosamente liberal”, che è lo slogan che compare quasi quotidianamente sui manifesti della campagna repubblicana che dalla mia cassetta della posta finiscono direttamente nel cestino.
Si direbbe che i democratici abbiano rovesciato il tavolo con Trump, ed è bastata una parola (weird). La realtà ha superato la finzione. Allora perché romanzare? Non possono articolare la loro visione per quella che è realmente – quello a cui s’aspira – riconoscendo la verità del passato e del presente dell’America? Ora che il grande spettacolo della convention è terminato, spero, anche se è un po’ deprimente, di sentire nelle settimane a venire qualche discorso serio sulle minacce reali al nostro Paese che non sono Trump. L’America è inondata di oppioidi e armi. La criminalità può essere in calo nelle grandi città, ma qui in North Carolina, dove vivo, i vicini sparano e uccidono quotidianamente. L’istruzione pubblica sta cadendo a pezzi mentre centinaia di milioni di dollari sono dirottati verso scuole private e religiose. Queste sono solo alcune cose di una lista molto più lunga. Poi c’è la politica estera e uno scenario globale di rischi e complessità inenarrabili, che è stato sostanzialmente ignorato durante la grande festa di Chicago.
Non vorrei essere fraintesoi, anch’io sono entusiasta all’idea di battere Trump. Vedere il ticket Harris/Walz è quasi troppo bello per essere vero. Quindi, ripeto, perché esagerare? Perché romanticizzare e romanzare? La festa a Chicago è finita. I democratici hanno dato un grande spettacolo (storicamente), ma la realtà, come si dice, morde.
Harris, Walz e i democratici hanno ribaltato il tavolo in grande stile, in tv. Ora devono stare molto attenti alla parola o alle parole che potrebbero rovesciare la situazione, un colpo di scena per il quale molti interessi potenti e radicati in America fanno il tifo.
Restate sintonizzati.
Immagine di copertina: Flickr
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