Secondo lo storico francese Marc Bloch, i libri sono imprescindibili per lo studio della Storia, ma anche un semplice oggetto può raccontarci con grande efficacia una pagina di Storia. È questa anche la convinzione con cui Michele Cerato e sua moglie Sara Peruzzo da circa trent’anni realizzano una serie di mostre annuali a Enego, sull’altopiano di Asiago, dove il vero protagonista è proprio l’equipaggiamento utilizzato dai soldati della Grande Guerra. Questi, attraverso ricostruzioni e diorami a grandezza naturale, ritrovano la loro naturale collocazione.L’esposizione di quest’anno, che sarà visibile da oggi fino al 25 agosto ogni giorno dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18 presso la palazzina turistica di Enego (Vi), è intitolata “Gli occhi della memoria. Immagini e ricordi della Grande guerra” e mira a ritrovare gli oggetti di vita quotidiana che appaiono nelle fotografie scattate sull’altipiano nei tragici anni della Grande guerra.
“L’idea per questo tipo di mostre è nata ormai trent’anni fa, per un duplice motivo” ci racconta il curatore, Michele Cerato: “Da un lato per tenere viva la memoria della catastrofe che accadde sull’altopiano un secolo fa e dall’altro per ricostruire il contesto in cui si muovevano questi soldati”, e aggiunge:
Particolarità della mostra è data dall’assenza di armi: nelle mie mostre voglio far immergere il pubblico nel mondo di questi soldati, capendo come si vestivano, come si divertivano, come sopravvivevano in un ambiente così ostile.
La mostra di quest’anno espone alcune fotografie, oggi conservate presso il museo della Grande Guerra di Borgo Valsugana, scattate dal grande giornalista Paolo Monelli, autore di Le scarpe al Sole, durante la sua permanenza sull’altopiano. “Ai piedi delle foto, abbiamo ricreato il contesto, presentando i vari oggetti che sono raffigurati”, spiega Michele, che ringrazia il museo trentino per la collaborazione ad allestire la mostra, assieme al comune e alla Pro Loco di Enego.
Ed ecco gli effetti dei soldati all’interno della mostra riprendono vita, inseriti nei diorami e nei manichini di grandezza naturale sapientemente realizzati da Sara Peruzzo. Queste ricostruzioni portano il visitatore a riscoprire in maniera immersiva la vita dei soldati di entrambi gli schieramenti. Tra tutti gli effetti personali esposti, Michele ci svela quello a cui è più legato:
Si tratta delle stufette da campo in ghisa proprio perché rappresentavano per i soldati i rari e agognati momenti di convivialità: chissà quante storie sono state raccontate al suo tepore, mentre i soldati sorseggiavano cognac e qualcuno di loro suonava un piccolo organetto.
La mostra di quest’anno si svolge in un periodo drammatico, mentre le guerre imperversano ai confini orientali dell’Europa e del Mediterraneo. Come dice Michele
Da quando sono cominciate queste guerre, mi è preso grande sconforto e mi sono chiesto a che serve il mio lavoro. Molti allora in paese mi hanno spronato a continuare questa mia passione per far conoscere ciò che è stato: questo per non dimenticare i nostri bisnonni e nonni, che quella guerra l’hanno combattuta, e i nostri ragazzi, che sono rapiti dai racconti che si celano dietro questi semplici cimeli,
Sono proprio i ragazzi a cui Michele affida l’ultimo pensiero:
I ragazzi sono rapiti dalle ricostruzioni che presentiamo in mostra e rispondono sempre con entusiasmo quando li incontro nelle scuole: è tutta un’altra storia rispetto a quella che si studia sui libri di testo. È soprattutto a loro che dedico il mio lavoro.
L’articolo Piccole cose della Grande guerra proviene da ytali..