Secondo l’attuale amministrazione, il problema del calo continuo di residenti in tutto il Comune di Venezia non trova le sue radici in una mancanza di politica della casa o di una regolamentazione di fenomeni come quello delle locazioni turistiche o nella mancanza di politiche adeguate sull’edilizia convenzionata (e la lista potrebbe proseguire), ma unicamente nel ciclo della vita. Ultimo esempio di questo teorema poche settimane fa quando, Giuseppe Saccà, capogruppo del Partito democratico in Consiglio comunale, è stata redarguito da un assessore perché non ha figli. Seguito da un ragionamento contorto secondo il quale, per l’Amministrazione Brugnaro, se a oggi perdiamo residenti è perché, da un lato, le persone muoiono, dall’altro, non si fanno più figli.
Se già così, la ratio che muove il ragionamento politico della Giunta Brugnaro può sembrare agghiacciante non temete, è molto peggio.
Infatti, a sviluppare questo concetto ci ha pensato il Sindaco in alcune affermazioni grottesche riportate da Venezia Today:
Ogni anno «andiamo sotto la soglia dell’anno precedente – ha affermato il primo cittadino – perché Venezia è una città di anziani». Ma la tendenza all’invecchiamento, ha puntualizzato, riguarda tutto il Paese:
L’Italia, insieme al Giappone, è il Paese più vecchio del mondo, perché non nascono bambini. Ma non da oggi, è un fenomeno che va avanti da trent’anni.
Per Brugnaro non si tratta di una questione economica, bensì culturale:
Ci sono alcune donne che vogliono fare un figlio e poi basta, altre [ma solo alcune, ha in seguito specificato] che chiedono al ginecologo di partorire con parto cesareo per non fare fatica. È un dato di fatto.
Seguendo il “ragionamento” le donne hanno ancora più colpe di chi non fa figli come il consigliere Saccà, perché ree di non voler più far fatica e così mancare al loro ruolo di genitrice.
Queste parole tristi vanno analizzate sotto due aspetti: politico e culturale.
Dal punto di vista politico: Brugnaro mette in atto l’antica arte dello scarica barile.
Seppur è vero che vi è un calo della natalità diffuso e la popolazione invecchia i dati parlano chiaro. La buona politica porta residenti.
Prendiamo città simili a Venezia come Firenze e Bologna. Due città dove l’economia turistica è ben presente e soverchiante nelle parti storiche ma vi sono amministrazioni che non hanno timore a compiere azioni e politiche che possono fare storcere qualche naso o perdere qualche voto ma portano a risultati tangibili.
A Bologna la popolazione cresce del dal 2008 al 2023 del 6,34 per cento (dati Istat), mentre a Firenze, nello stesso arco di tempo, è scresciuto del 1,97 per cento (dati Istat).
Se invece guardiamo i dati delle città venete, rimanendo sull’A4, quindi Verona, Vicenza e Padova, noteremo che, mentre Padova e Vicenza mantengono un dato più o meno costante, Verona non solo cresce ma supera Venezia, diventando così il nuovo “capoluogo” di Regione.
Infatti non solo Verona chiude l’anno 2023 con 256.049 a differenza di Venezia con 250.913, ma dal 2008 al 2023 cresce di 0,96 per cento (dati Istat).
Dal punto di vista culturale la visione espressa è ancor più grave perché riflette una serie di stereotipi e assunti tradizionali riguardo la funzione della donna nella società, il suo rapporto con la maternità e la sua posizione nel contesto sociale ed economico.
Questa riduzione della complessità delle donne a meri strumenti riproduttori riflette una visione ancora intrisa di aspettative patriarcali, dove la donna è vista in primis come madre, piuttosto che come individuo con aspirazioni che possano andare oltre il costruire una famiglia.
Inoltre trasmette l’idea che il valore di una donna come madre sia determinata dalla sua disponibilità a sopportare sacrifici fisici, senza considerare le ragioni complesse dietro tali scelte è profondamente sbagliato. Il discorso sembra insomma ignorare le questioni più ampie di autonomia, salute e decisioni informate.
In questo momento della mia vita io non ho figli, mi piacerebbe ma non so se un giorno succederà, e non so se ciò dipenderà in modo autonomo dalla mia volontà, ma se un domani non solo dovessi averli ma dovessi fare unicamente e felicemente la madre nella mia quotidianità, sarebbe per me incompleto connotarmi unicamente per questo come donna nella società.
Il mio ruolo nella società, la mia immagine, la mia identità si affermerà sempre nella pluralità delle mie azioni, dei miei pensieri e delle mie scelte. Io credo che nella multidimensionalità troviamo la nostra completezza.
Al di là del mio pensiero, è evidente che spetta a ogni donna decidere come rapportarsi alla società di cui è parte, qualsiasi scelta decida di fare, e non a un uomo che usa il suo ruolo politico per dire come dovrebbero comportarsi le donne.
Indicare come essere donna suggerendo un’unica via è degno di un periodo storico che ci porta in epoche arcaiche.
Ora lo so cosa state pensando: quelle dichiarazioni di Brugnaro sono state fatte mesi fa. Ma non sono mai state rettificate e quindi anche fra un anno rimarranno affermazioni gravi e grottesche.
Quest’estate in tanti ci siamo indignati di quanto emerso dalla procura, per il conflitto di interessi, e abbiamo chiesto le sue dimissioni.
Ma perché credere o far credere che la cosa più grave di questa amministrazione sia legata a un tema? Perché non vedere la tossicità e la pochezza di idea politica a 360° gradi?
E soprattutto: perché passare oltre? Perché dimenticare per concentrarsi alla successiva notizia?
Perché non continuare a battere su quei valori violati, anche se non più al centro di una veloce bufera mediatica?
Solo ricordando potremo votare bene.
Forse.
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