È dedicato al silenzio nella musica il libro che il veneto Mario Brunello, probabilmente il più grande violoncellista italiano (senza voler con questo far torto all’eccellenza musicale del torinese Enrico Dindo), ha scritto e pubblicato per Il Mulino ormai alcuni mesi or sono. Nel volumetto di circa 120 pagine, Brunello ci introduce al tema elaborando l’oscuro argomento in chiave prettamente filosofica. Che il silenzio fosse parte integrale e determinante di ogni composizione musicale è cosa nota, per la quale non bisogna scomodare i silenzi di Pierre Boulez, di Luciano Berio o di altri compositori della transavanguardia novecentesca.
Il silenzio è già presente in Bach, inventore del rivoluzionario contrappunto, una rotazione melodica tra due parti dello stesso coro, che è stata poi assorbita in modo totale e con molte varianti dalla musica successiva. Le attese, le pause nelle sonate per pianoforte di Beethoven o Schumann sono esse stesse musica, o musica in controtempo, come scrive Brunello.
In musica – afferma il violoncellista – il controtempo si prende lo spazio cosiddetto “debole” della battuta, ma è lo spazio che dà la libertà all’esecuzione, che dà la libertà di un “rubato”, sia con il suono sia col silenzio.
Se un complesso d’archi di musica barocca impegnato nell’esecuzione delle “Quattro stagioni” di Vivaldi, aggiungiamo noi, non rispettasse gli attimi di silenzio che costellano soprattutto la “Primavera” e l’”Inverno”, si comprenderebbe come il silenzio o l’interruzione anche di un solo istante nei vari brani musicali, siano assolutamente necessari per dar vigore e ulteriore forza espressiva alle successive battute. La musica è un’espressione del mondo e della vita, e lo è ancor di più grazie ai silenzi e ai ritmi sincopati, dai valzer degli Strauss allo struggente tango di Sorolla. Il contrario della musica non è dunque il silenzio; in caso è il rumore. Ma anche qui, Brunello si dimostra conciliante. Il rombo di una Ferrari, scrive un po’ scherzosamente, è in realtà un rumore che mette a dura prova i timpani; ma per i piloti, i meccanici e gli appassionati, è una vera e propria musica. Spiegando, poi, più professionalmente l’argomento, il violoncellista scrive, “se il suono è una vibrazione regolare e il rumore, di contro, una vibrazione irregolare, il silenzio costituisce una specie di “regola” che li accomuna e che accomuna anche le ‘cose’, “perché le cose, di regola, sono silenti”. “Più penso al silenzio e più la musica mi parla”, aggiunge il musicista.
Concetti come questo, espressi in poche parole da Brunello, sottolineano l’universalità del linguaggio musicale rimandando ai momenti di una vita: il silenzio che si fonde con la speranza prima di un’alba, l’attesa impaziente e dolorosa di una persona cara. Noi tutti viviamo nel rumore e il silenzio è una dimensione che sta a noi scoprire nella musica ma anche nelle comuni attività umane. Il silenzio è anche una dimensione che ci fa pensare agli spazi interstellari, a qualcosa di altro dalla nostra vita. Per questo forse Mario Brunello ha suonato in solitario anche nei deserti, nelle radure alla base delle vette dolomitiche e nei boschi dove la musica amplificata dalle venature del legno del suo Stradivari ritrovano negli alberi una comune, primitiva identità.
“Beethoven mette in musica il silenzio della natura”, sostiene il violoncellista con un chiaro riferimento alla Sesta Sinfonia, nota come “Sinfonia pastorale”. Una notazione che conferma una nostra vecchia convinzione, vale a dire che un compositore sia in realtà un traduttore. Il grande musicista di Bonn vedeva o immaginava una scena rurale con i contadini al lavoro e poi un temporale e infine il ritorno ad una bucolica pace tra i campi. Queste immagini venivano tradotte in segni appuntati poi sul pentagramma e, da allora, vengono tradotte dagli orchestrali per l’udito degli appassionati. Tutto ciò è altrettanto evidente nella sinfonia “Renana” di Robert Schumann, in cui la pace agreste e lo scorrere del grande fiume e la grandezza dello Schwarzwald, la Foresta nera, vengono riprodotte e tradotte per il nostro udito in una sala da concerti. E il breve ma prezioso libro di Mario Brunello si conclude con queste parole: “Amo la musica, mi piacciono i rumori, adoro il silenzio”.
I
Immagine di copertina: dall’account FB di Mario Brunello, fotografato in una zona montana colpita dalla tempesta Vaia nell’ottobre 2018. “Proprio adesso che abbiamo bisogno di loro, ascoltiamoli “
L’articolo Il “Silenzio” di Mario Brunello, musica e filosofia proviene da ytali..