Cinquanta eventi, 109 ospiti, cinque giornate di conversazioni, dibattiti, workshop, spettacoli, proiezioni cinematografiche nel cuore di Mestre, a piazza Ferretto e dintorni. Mancano ormai pochi giorni al XIII Festival della Politica di Mestre, che quest’anno avrà come filo conduttore la condizione dei giovani in Italia e in Europa e le sfide affrontate dalle nuove generazioni. Ne parliamo con Nicola Pellicani, iniziando dal titolo Tutta la vita davanti. Una polis per la Generazione Zeta.
È un titolo provocatorio – dice Pellicani – per un tema cruciale del nostro tempo, che investe, eccome!, anche la politica, cioè il rapporto con le nuove generazioni. I giovani, al festival, saranno i protagonisti. Meno della metà degli ospiti saranno GenZ e trentenni. Da Edoardo Prati a Ibrahima Lo, da Sara Segantin a Giorgio Brizio, da Ilaria Gaspari a Jennifer Guerra, saranno decine i rappresentanti di una nuova leva di giovani. Per raccontarsi non come oggetto, ma come soggetto politico. Sono ricercatori, attivisti politici, scrittori, animatori culturali, giornalisti, esperti di media, imprenditori, già affermati o che si stanno affermando e che in qualche modo partecipano al dibattito politico-culturale. Avranno l’occasione di raccontare una nuova Italia, piena di idee e di energia.
Come sempre, poi, abbiamo chiamato a raccolta protagonisti della cultura, del giornalismo e della politologia come Chiara Valerio, Angelo Panebianco, Annalisa Cuzzocrea, Francesca Mannocchi, Linda Laura Sabbadini, Marco Damilano, Carlo Cottarelli, il direttore di Radio 3 Andrea Montanari, il direttore di Internazionale Giovanni De Mauro… per citarne solo alcuni.
È ben oltre un decennio che Nicola Pellicani dedica energie e tempo all’organizzazione del Festival. Parlamentare nella scorsa legislatura, giornalista di lungo corso da poco in pensione, Pellicani guida la Fondazione intitolata al padre, Gianni Pellicani, dirigente di spicco del Pci nazionale e cittadino, politico di notevole caratura. La Fondazione Gianni Pellicani sviluppa studi e ricerche legate a tematiche di interesse strategico per la crescita dell’area veneziana. Ri-Pensare Venezia, è l’ultimo capitolo di una lunga storia di studio e promozione del dibattito pubblico, a cui sono collegati molti dei temi in discussione nei prossimi giorni.
Una Fondazione politica. Un Festival della politica. Tante energie per la politica in tempi in cui la politica non sembra suscitare grande interesse e scaldare i cuori, anche tra i giovani…
Non so per la politica in generale, c’è però sicuramente interesse per questioni “politiche” specifiche nelle nuove generazioni. Per l’ambiente, innanzitutto, e adesso per il tema della guerra, quindi della pace, che è molto sentito dai giovani e che sarà l’argomento di apertura del festival. C’è sensibilità per questioni come l’immigrazione, come il lavoro. Che sarà uno dei punti centrali della nostra cinque-giorni e che si ricollega anche all’attività costellata di numerosi incontri e seminari che facciamo e abbiamo fatto nel corso dell’anno nella cornice di Ri-Pensare Venezia.
Si finirà inevitabilmente, anche qui, a discutere della cittadinanza dei “nuovi” italiani.
Sì. Immagino che se ne parlerà in più occasioni ma ci sarà anche un momento specifico, con Ibrahima Lo, autore del libro autobiografico Pane e acqua, che ha ispirato il film “Io Capitano” di Matteo Garrone. Con lui racconteremo il drammatico vissuto di tanti ragazzi che condividono la difficile condizione di migranti in arrivo dall’Africa come rifugiati.
Chi non vive da queste parti può chiederti perché Mestre come luogo di un festival della politica e non il classico palcoscenico veneziano…
Senza contare che è a Mestre la sede della Fondazione Pellicani, la considero il luogo ideale dove celebrare e svolgere un festival della politica.
Nell’arco di tutto il Novecento Mestre è stata luogo di conflitti sociali e di lotte operaie, è una città che ha vissuto in pieno il Novecento, il secolo della politica. Anche la storia recente ci parla di un luogo di lotte e di conflitti e di cimento con le sfide della realtà attuale, come l’immigrazione, un tema che accompagna la storia mestrina dagli anni Cinquanta e Sessanta e che oggi è d’attualità in forme nuove.
In tutte le precedenti edizioni piazza Ferretto e gli altri spazi del festival sempre gremiti. Immagino anche questa edizione sarà così. Parafrasando il Nenni delle “piazze piene urne vuote”, non c’è il rischio che non resti molto del festival, il giorno dopo, quando tutto sarà smontato e piazza Ferretto tornerà alla normalità? Pensi che questi momenti di consumo culturale, se vuoi anche alto, di idee, di discussioni, abbiano poi un sedimento dopo, o non temi che siano effimeri?
È importante per la città un’iniziativa come il Festival della politica. In questi ultimi anni, nel centro di Mestre, dove si svolge il festival, non c’è più la vita sociale d’un tempo, mentre l’attività commerciale si desertica, è una situazione che tra l’altro acuisce il problema della sicurezza.
Dare vita, dare vitalità alla città con questi momenti, dimostrare che è possibile riappropriarsi, da parte dei cittadini, degli spazi pubblici e farli vivere e funzionare come luoghi di condivisione di eventi culturali sociali conferisce al festival una funzione, anche democratica, di grande rilievo. I festival culturali sono formidabili operazioni di marketing urbano. Lo insegnano festival più maturi del nostro, penso a quello di Mantova o a quello di Modena o di Pordenone, o altri festival che si svolgono da più tempo e ormai sono consolidati. Importante che la grande partecipazione – mi auguro ci sia anche quest’anno – ai nostri incontri sia la spia di un desiderio più diffuso – e più sentito più di quanto non s’immagini – di luoghi dove confrontarsi, dove ascoltare punti di vista al di fuori della polemica politica quotidiana che ascoltiamo nei talk show tutti i giorni, ma che cercano di approfondire temi che sono d’attualità e che sono molto sentiti dalle persone.
Nel corso degli anni, attorno al festival, si è creata una vera e propria comunità, di persone che hanno voglia di appuntamenti come questo e che poi sono disposte ad altri momenti di partecipazione e di discussione. Dovrebbe essere, questo, uno spunto di riflessione non solo per i partiti ma anche per le tante associazioni e comitati che sono presenti e agiscono nella città.
Quest’anno, alla guerra che già era in corso lo scorso s’aggiunge il drammatico conflitto mediorientale…
Il disordine globale che stiamo vivendo adesso, anche con le guerre in Ucraina e a Gaza, genera grande preoccupazione nell’opinione pubblica. Sarà molto interessante ascoltare il colloquio, giovedì sera, tra Massimo Cacciari e il cardinale Matteo Zuppi, presidente della conferenza episcopale italiana. “Guerra o Pace”, il titolo.
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