L’imprevisto è il tema che lega le opere di Valerio D’Angelo, Antonio Della Guardia, Daniele Di Girolamo, Greta Maria Gerosa, Mozzarella Light e Wang Yuxiang, esposte alla mostra “Stato d’imprevisto” in campo Campo Bandiera e Moro a Venezia. Sui tre piani della scoletta di San Giovanni Battista in Bragora, l’inatteso si esprime attraverso l’incontro in tutte le sue sfaccettature: con il prossimo, con il pubblico, con il palazzo, con l’ambiente lagunare…
Cosa è, infatti, più inaspettato e sconvolgente dell’’incontrare o dell’incontrarsi?
L’intercettare l’altrui, a cui segue una dinamica di scambio, secondo Jurij Lotman, celebre semiotico russo, è la chiave generativa della cultura. Lasciandosi ispirare da questo concetto, meglio si comprende come l’imprevisto e l’incontro giacciano entrambi come semi sul fertile terreno della mostra a cura di Flaminia Ciuferri e Nicolò Giacomazzi.
Al piano terra, le mani di Antonio della guardia, disegnate su una tenda da ufficio, svelano i rapporti di potere che si celano dietro la prossemica degli ambienti lavorativi manageriali. Prima si stringono, poi si sfiorano, e infine si aprono, simulando un volo, di libertà e, forse, speranza verso un miglioramento di quella presa stringente che incarna subalternità e formalismo. Dalla rigidità dei rapporti alla scioltezza delle ali.
Salendo le scale, ci si imbatte “inaspettatamente” nelle due sculture di Greta Maria Gerosa, una medusa e un gabbiano, Planata il nome dell’opera. L’artista gioca sulla duplice semantica della parola, da un lato la planata dell’uccello, dall’altro quella della barca che fende le onde e scivola sullo specchio d’acqua.
Il progetto prende forma dalle interviste che la stessa ha rivolto ai piccoli studenti di una scuola elementare a sud dell’isola: ai giovani intervistati è stato chiesto di descrivere l’ambiente della laguna, come cambia, come lo percepiscono. Le registrazioni delle risposte rompono il silenzio e, ritirandosi nell’ intimità del piccolo spazio adibito ad hoc, si riesce a godere dell’opera nel suo complesso, immergendosi nell’ambiente veneziano.
Si giunge al primo piano, i fili metallici, ricoperti di ottone, di Daniele di Girolamo si intrecciano per poi distanziarsi e da alcuni di essi scaturiscono delle piume. Queste alternano momenti di moto alla quiete, e sembrano fluttuare al vento, anche se azionate elettronicamente. L’opera vuol essere la rievocazione di una conversazione avuta dall’artista, dove le parole sono tramutate in impulsi elettrici che muovo le piume, ma, più in generale, anche l’incontro con il prossimo che, saltuariamente, può rivelarsi fruttuoso ed essere l’occasione per importanti riflessioni.
Wang Yuxiang con l’opera “Fontana-Fontana, Mocchetti-Mocchetti”, si pone in continuità con l’esplorazione dello spazio in materia artistica, creando una sorta di dialogo con, appunto, Fontana e Mocchetti, attraverso un getto di luce che non solo attraversa la sfera, mostrando, al suo interno, ciò che altrimenti sarebbe celato, ma arrivando ad illuminare la ferita del San Sebastiano ospitato dalla chiesa prospiciente il palazzo, San Giovanni in Bragora.
Quest’opera assieme a quella di Valerio D’Angelo e a “Ombra del buio” dei Mozzarella-Light denota un grande studio dello spazio, architettonico nel caso di Wang Yuxiang e del duo che espone all’ultimo piano e storico per quanto concerne l’opera di Valerio.
Essa infatti, traspone lo spartito di Antonio Vivaldi in termini di impulsi luminosi, raccontando la storia delle “putte” (“giovane” in veneziano), ragazze orfane scelte affinché venisse loro impartita un’istruzione musicale, che si esercitavano, probabilmente, proprio in queste sale. La melodia, composta per clarinetto e violino, viene solo In parte rappresentata, nello specifico quella destinata al violino, che meglio si confà alla trasmissione del sentimento di solitudine delle putte.
La luce si dipana da strutture cilindriche, insolitamente costituite da pellicola diacroica, negli anni Novanta utilizzata per i caschi degli astronauti, che pare, attraverso l’opera, mantenere la sua funzione originaria di allontanarci dalla nostra dimensione, non in senso fisico, ma metaforico, accompagnandoci in un viaggio nella storia delle mura che la circondano.
Infine i Mozzarella Light giocano su un particolare del palazzo, pensato già contestualmente alla sua costruzione, nel Cinquecento, per anticipare e contrastare i movimenti della struttura, impedendo alla trave portante di uscire fuori asse minacciando la stabilità del tutto. Su questo, due laser si avvicinano, si sovrappongono e si distanziano, forse anche in questo caso ad indicare un incontro tanto fortuito quanto fortunato.
L’imprevisto è lo stesso che porta due giovani ragazzi come Flaminia Ciuferri e Niccolò Giacomazzi a presentare un progetto che si avvale della collaborazione di realtà locali come Culturit Venezia e Vibra, e riesce a sottolineare come l’inaspettato sia sempre origine di cambiamento e sorgente di creatività.
Immagine di copertina: Opening della mostra presso la Scoletta di San Giovanni Battista in Bragora
L’articolo Stato d’imprevisto proviene da ytali..