Abbiamo ancora tutti negli occhi le straordinarie immagini della manifestazione di sabato a Mestre dove una vera e propria marea umana ha invaso la città.
Una giornata in cui tutti insieme abbiamo celebrato il gesto nobile di un ragazzo, la scelta altruistica di mettere gli altri davanti a tutto arrivando addirittura a mettere in gioco la proprio vita.
Grazie Giacomo e Grazie Sebastiano per non esservi voltati dall’altra parte, né in quella terribile notte né durante la vostra vita di tutti i giorni.
Un gesto che non è definibile e che rimarrà per sempre scolpito nel cuore di chi considera l’egoismo, l’individualismo e la frammentazione sociale che ci pervade il male del nostro tempo.
Nelle strade di Mestre sabato scorso c’erano una moltitudine di giovani, di donne, di famiglie, di migranti, di pensionati di cittadine e cittadini che hanno chiesto di poter vivere nella loro città.
Persone che chiedono qualcosa che dovremmo tutti considerare normale, la possibilità di vivere e lavorare nella propria città, di avere una casa, di vivere in una città più verde e più sostenibile, di essere e sentirsi sicuri, di non accettare l’idea che gli emarginati possano essere lasciati soli diventando un pericolo per la parte più debole della città.
Sono le persone che tutti i giorni utilizzano il trasporto pubblico locale, che questa Giunta ha letteralmente distrutto, sono le persone che vorrebbe servizi sanitari e sociali adeguati e vicini al proprio domicilio, sono le persone che vorrebbero vedere le piazze e i campi della città vivi di iniziative rivolte a loro e non solo strumenti per attrarre i turisti, sono le persone che vorrebbero dei servizi per bambini, ragazzi e anziani all’altezza di una grande città come Venezia, sono le persone che pensano che la sicurezza sia innanzitutto lo strumento per includere tutti in una comunità più giusta.
Io ho visto in piazza e nel corteo queste persone che a gran voce hanno chiesto a questa Giunta di ascoltarli e si sono sentiti definire dal Sindaco fiancheggiatori di quelli con “i coltelli”.
Per questo penso che sia compito delle forze politiche che hanno a cuore la città dare due messaggi molto chiari in questo momento.
Il primo è che viene davanti a tutto Venezia e che per questo l’unità delle forze politiche deve prevalere sul destino dei singoli.
Il secondo è che serve una proposta politica che parta dal basso, dal coinvolgimento delle persone in carne e ossa per costruire una vera “piazza delle idee”.
In questi mesi in diversi hanno sottolineato la necessità di trovare un candidato Sindaco o una candidata Sindaca, cosa necessaria e doverosa, ma che deve essere frutto di un lavoro paziente che parla del futuro della città e rinnova contemporaneamente gli strumenti di partecipazione per costruire una grande “primavera democratica”, che sono certa la città ha le capacità e le passioni per farla nascere e crescere.
Venezia può essere ancora una volta un esempio e un laboratorio del cambiamento sociale e politico di cui abbiamo bisogno, può essere ancora una volta una città sostenibile, accogliente, viva e diversa da quella sola e triste che stiamo vivendo per colpa di un Sindaco che ha messo i propri interessi davanti a quelli della città.
Non è un compito semplice quello di riportare “l’arcobaleno” in città, ma è quello che siamo chiamati a fare tutti noi che viviamo e amiamo il nostro territorio. Un “arcobaleno” voglio definirlo così perché per me Venezia, le isole e tutta la terraferma sono un insieme di diversità che solo stando insieme formano i colori della speranza.
L’articolo Il cambiamento siamo noi. Riportiamo l’arcobaleno in città proviene da ytali..