![Rodri. Pallone d’oro, ma non luccica](https://ytali.com/wp-content/uploads/2024/10/Aitana_Bonmati_20190421_cropped.jpg)
Rodri pallone d’Oro ci può anche stare, specie se si considera l’Europeo vinto da protagonista con la Spagna e quanto di buono ha fatto vedere quest’anno nel City di Guardiola, ovviamente prima di lesionarsi il legamento crociato del ginocchio destro, precedendo di qualche settimana un altro illustre infortunato spagnolo come il madridista Dani Carvajal, giunto quarto in classifica alle spalle dello stesso Rodri (Rodrigo Hernández Cascante) e dei compagni di squadra Vinícius e Bellingham. E qui veniamo alle dolenti note. Ora, ha senso proclamare Ancelotti il miglior allenatore dell’anno, il Real Madrid la migliore squadra dell’anno e non premiare il suo simbolo e trascinatore tanto nella Liga quanto in Champions? Anche di recente col Borussia Dortmund il funambolo brasiliano ha dato il meglio di sé, incantando una platea esigente come quella del Bernabéu e dimostrando a chiunque di essere pronto a recitare un ruolo da protagonista nel prossimo decennio. Ha senso, dunque, questa decisione, con tutto il rispetto per un fuoriclasse che senz’altro ha esibito qualità importanti in più di un’occasione?
Non giudichiamo la scelta del presidente Pérez di fermare il volo che avrebbe dovuto condurre a Parigi una folta delegazione della Casa Blanca; fatto sta che la sensazione, sempre più diffusa e amara, è che tante, troppe decisioni vengano assunte, nel mondo del calcio, in base a criteri che nulla hanno a che spartire cin il linguaggio universale dello sport. Nel caso specifico, sembra quasi che la prestigiosa rivista francese abbia voluto infliggere un colpetto alla gloria della squadra più forte e titola del pianeta: una scelta per la quale dubitiamo che i vertici dell’UEFA si siano strappati i capelli. Una piccola botta d’immagine, insomma, un danno facilmente rimarginabile ma comunque doloroso, soprattutto se si tiene conto del merito della decisione e si va a guardare cos’abbia combinato, nel corso dell’anno solare, il campione che spesso ha tenuto a galla le Merengues in particolare nelle notti di Champions. Va bene tutto, ma così anche il Pallone d’Oro rischia di perdere credibilità, e sarebbe un grosso guaio per un universo sempre più esposto a venti di burrasca.
Aitana Bonmatí
C’è poco da eccepire, invece, per quanto riguarda il secondo riconoscimento assegnato, in campo femminile, alla centrocampista del Barcellona Aitana Bonmatí Conca, icona della rinnovata grandeur catalana (della quale si parla sempre troppo poco, come del resto avviene per il calcio femminile), al pari del baby fenomeno Lamine Yamal, proveniente da Rocafonda, difficile quartiere della città di Mataró, e già vincitore degli Europei con la Spagna a soli diciassette anni, compiuti la sera prima della finale vinta contro l’Inghilterra di Bellingham e compagni. Ebbene, sabato scorso il nostro ha incantato il tempio madridista, di fatto profonandolo, con giocate degne del miglior Messi che ne hanno messo in risalto la maturità, il talento e l’essere pronto a dire la propria per i prossimi tre lustri.
Ci spiace, al contrario, per il capitano dell’Intero Lautaro Martínez, che forse avrebbe meritato miglior sorte.
Va, quindi, in archivio un’edizione controversa del premio più ambito da calciatrici e calciatori, purtroppo smaturatosi nel corso del tempo fino ad attirare su di sé sospetti e maldicenze che non fanno bene a nessuno.
Volendo concludere con un’analisi in prospettiva, diciamo che, terminato il dualismo fra Messi e Ronaldo, nella prossima decade la sfida, in ambito maschile, sarà ampia, articolata e spesso incerta, e questo non può che far bene a star che non avranno il tempo di montarsi la testa e a un universo bisognoso di trovare nuove sfide e nuovi interpreti dopo aver assistito all’eterna disputa fra l’uomo-macchina portoghese e la leggenda argentina proveniente da Rosario.
Quest’anno è andata così. La sensazione è che fra dodici mesi ad alzare il trofeo sarà o lo stesso Yamal o uno dei tanti purosangue ingaggiati da don Fiorentino per ribadire al mondo del calcio che lui è il re e che il Real vuole sempre essere in cima. Appuntamento all’autunno del 2025!
A proposito, per non saper né leggere né scrivere, segnatevi un altro nome sul taccuino: Kenan Yıldız, il campioncino turco che sta facendo stropocciare gli occhi al popolo bianconero.
Che meraviglia quando, nel calcio come nella vita, tutto può succedere e non c’è mai nulla di prestabilito!
P.S. Dedico quest’articolo alla sciatrice Matilde Lorenzi, scomparsa a causa di un incidente in pista a soli diciannove anni. Non c’è bisogno di aggiungere altro.
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