Speravamo che, prima o poi, arrivasse questo momento e finalmente è arrivato. Il mondo del calcio ha iniziato a dire basta allo strapotere della FIFA, alle competizioni insensate, ai calendari congestionati e a un numero di partite spropositato, inutile e dannoso che riduce lo spettacolo, mette a repentaglio la salute dei calciatori e allontana le persone da uno sport che, diventando un mero business, ha smarrito la sua ragione di esistere. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la creazione del Mondiale per club che si dovrebbe disputare, con criteri cervellotici, la prossima estate negli Stati Uniti, alla vigilia dei Mondiali per nazionali più pletorici e temiamo brutti della storia. Quarantotto squadre, oltre cento gare, una durata complessiva di oltre un mese: un’esagerazione, un’assurdità, una follia che rischia di far tramontare l’interesse del pubblico, avvilito da incontri privi di senso fra compagini che, inevitabilmente, saranno costrette a fare calcoli per andare avanti. Non a caso, le partite meno interessanti ormai sono quelle che coinvolgono le grandi, che giocano all’altezza della loro fama e dei campioni che acquistano ogni anno sì e no il dieci per cento delle gare, limitandosi a far melina e a segnare in contropiede in tutte le altre.
Del resto, quando si devono affrontare più di settanta incontri a stagione, non è possibile fare altrimenti. Il giocattolo, ribadiamo, ormai si è rotto. Gli infortuni di alcuni fuoriclasse, costretti a star fuori per mesi, stanno aprendo gli occhi anche ai dirigenti più restii a fare i conti con la realtà. Investire decine o addirittura centinaia di milioni su un campione e ritrovarselo costantemente in infermeria perché i muscoli non reggono lo sforzo, infatti, è uno spreco di risorse che nemmeno le corazzate possono più permettersi.
Senza contare lo strapotere delle televisioni a pagamento, che decidono praticamente tutto, a cominciare dai calendari, imponendo una frammentazione che rende impossibile seguire il campionato e favorendo un aumento delle combine e dei giri di scommesse. Per non parlare poi dei ritiri estivi. Un tempo, quando ero bambino, era una gioia assistere al Trofeo TIM o al Trofeo Birra Moretti: competizioni amichevoli, caratterizzate da prezzi popolari allo stadio e da una copertura televisiva in chiaro. Adesso in chiaro non è rimasto quasi più nulla, escludendo di fatto i poveri dalla fruizione dello sport popolare per eccellenza; in compenso, questi tour snervanti in paesi e continenti cui delle nostre squadre interessa quanto a noi può interessare di un prestigioso club di baseball, favoriscono, a loro volta, infortuni e altri episodi poco commendevoli, oltre a mortificare ulteriormente la passione e l’interesse di chi, invece, sarebbe ben felice di trascorrere una serata a vedersi l’Inter o la Juve.
Non a caso, i bambini lo seguono sempre meno, noi adulti abbiamo accantonato il romanticismo e molte persone hanno cominciato a seguire e praticare altri sport, il che spiega gli ottimi risultati che stiamo conseguendo in discipline come il tennis e il nuoto e il fallimento totale del nostro movimento calcistico nell’ultimo decennio. Occhio, tuttavia, a non pensare che sia un problema solamente italiano: la vecchia Europa, colonizzata dai miliardi di sceicchi e magnati vari, sta complessivamente smarrendo l’anima, oltre a non avere più un tessuto sociale e imprenditoriale all’altezza. E io stesso, ve lo confesso, di questo calcio che non disdegna di andare a giocare in paesi in cui i diritti umani non esistono e gli operai chiamati a costruire gli stadi vengono trattati come schiavi, di questo calcio, dicevo, inizio a disamorarmene.
Se persino tra gli alfieri del capitalismo più deteriore qualcuno sta trovando il coraggio di alzare la voce, dunque, non è tanto per una presa di coscienza quanto per la paura che, a breve, gli spalti si svuotino e gli abbonati a Sky si limitino a seguire Sinner. Se lo meriterebbero, ma noi che lo amiamo nonostante tutto, se non altro per antica tradizione familiare, abbiamo il dovere di provare a salvarlo da chi lo sta uccidendo.
Immagini: posterlounge
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