È ormai da così tanto tempo che bagnarsi le scarpe, se non i piedi, se non il sacchetto della spesa, è diventata abitudine mentre si cammina o si sosta lungo le fondamente di Giudecca e Zattere.
Come abitudine è diventata l’esperienza, quasi estrema in una città, di mettere un piede dietro l’altro sulle instabili rampe d’accesso ai pontili e sugli imbarcaderi dove, per poter stare in piedi, ci si deve concentrare nella ricerca di un equilibrio che ti permetta contemporaneamente di trovare liberi dei punti d’appoggio, di oscillare assecondando il movimento delle onde, mantenere la dignità di una posizione eretta evitando scossoni e pericolose cadute.
Il passaggio-salto dall’imbarcadero al vaporetto e viceversa, a rifletterci, è qualcosa di davvero pericoloso, qualcosa che ti porta a ringraziare la sorte ogni volta che avviene senza sgradevoli conseguenze. Vanno ringraziati anche i piloti e i marinai dell’ACTV che, pienamente consapevoli dei rischi in approdo e in navigazione, operano molto oltre a ciò che dovrebbe esser loro richiesto, mai esimendosi dall’aiutare i numerosi passeggeri in difficoltà.
Ma tornando alle rive, tra equilibrismi sui talloni e saltelli lungo i muri continuamente colpiti da onde a sorpresa, ho spesso pensato che ci si potrebbe fare un film. Muto però, perché solo il silenzio permetterebbe di rappresentare al meglio la pesantezza di una realtà difficile da immaginare per molti, ma per molti altri forzatamente “normale”.
Ed è in questa normalità che il mio pensiero corre sempre agli amministratori (di cosa?), chiedendomi se questa realtà la conoscano o la ignorino, sempre rispondendomi che, in entrambi i casi, restano colpevoli. Colpevoli di un’indifferenza che è offesa alla cittadinanza, soprattutto quando cambia improvvisamente veste e diventa, da un giorno all’altro, ostentata volontà di risolvere tutti i problemi in un colpo solo.
Ma perché ci ritengono così stupidi? Ma pensano veramente che non abbiamo capito che si stanno occupando della questione solo perché qualcuno, sacrificando il proprio tempo e le proprie energie organizzando appelli, scrivendo ai giornali o raccogliendo firme, ha fatto loro capire di non poterne davvero più.
Io stessa, come altri, ho reagito. Qualche settimana fa ho chiesto al Comune il risarcimento dei danni subiti dopo essere stata colpita, a pochi metri dall’imbarcadero del Redentore, da un’onda improvvisa e particolarmente alta e violenta. So bene che il canale della Giudecca è responsabilità della Capitaneria di Porto, ma non ignoro che le fondamente, per il cui restauro e ricostruzione è stata spesa una gran quantità di denaro pubblico, sono di tutela comunale.
Anche se comunque tardi, i suddetti amministratori comincino a provvedere alle difficoltà di vita e di lavoro dei cittadini veneziani, ragionando sul moto ondoso e sulle sue cause come ad un sistema complesso, fatto di acqua ed onde, ma anche di tanto altro. Provvedano, non sentendosi in dovere di rappresentare solo i propri elettori, ma sentendosi chiamati ad un compito molto più alto: la cura di ogni parte della città d’acqua e non solo di quelle concesse ai “privilegi” del turismo.
A questo proposito, nel concedere credito all’assessore Michele Zuin, che ha ricevuto le deleghe sul traffico acqueo, terremo presente quanto da lui affermato alla stampa locale: “Bisogna fare pressione costante e come amministrazione non molleremo mai. Bisogna dare una svolta concreta a questo problema. Chi è con noi bene, altrimenti diventa un nemico con tutte le conseguenze del caso. Ritengo però, che la puntuale e precisa applicazione della sanzione amministrativa corrispondente al comportamento illecito del conduttore lagunare, sul modello di ciò che riguarda la circolazione stradale, rimane l’unico strumento nelle mani della pubblica amministrazione in grado di esercitare un’efficace azione deterrente. Non servono nuove regole, ma rispettare le attuali. Da qui il primo passo di martedì dell’incontro organizzato dal prefetto su mia richiesta”.
L’assessore Zuin perdoni la mia impertinenza, ma se non servono nuove regole, perché la sua maggioranza non ha fatto rispettare le attuali?
Infine, per elaborare quel che lei ha chiamato “un primo passo”, quanto tempo ha dovuto pensarci? Tra quanto ritiene che potremmo tornare a camminare asciutti lungo le fondamente di Zattere e Giudecca?
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