![Torna a Venezia “La vita è sogno” di Malipiero](https://ytali.com/wp-content/uploads/2024/10/teatro.it-Malibran-venezia-spettacoli-biglietti.jpg)
Dopo ottanta anni dalla prima rappresentazione al teatro La Fenice, torna a Venezia La vita è sogno di Gian Francesco Malipiero. La cornice che accoglierà l’allestimento dei tre atti e quattro quadri con musica e libretto del compositore veneziano (1882-1973) sarà, questa volta, quella del teatro Malibran, dove l’orchestra e il coro della Fenice, diretti da Francesco Lanzillotta, stanno provando in questi giorni il lavoro con la regia di Valentino Villa. Sette gli interpreti in scena (Riccardo Zanellato, Leonardo Cortellazzi, Francesco Gerbasi, Levent Bakirci, Simone Alberghini, Veronica Simeoni, Enrico Di Geronimo).
Si tratta di un nuovo allestimento – cinque rappresentazioni tra il 31 ottobre e il 10 novembre prossimi – della Fondazione La Fenice ed è, a tutti gli effetti, un importante evento musicale, data la rarità, negli ultimi decenni, delle occasioni di esecuzione di lavori teatrali di questo compositore.
La cronologia curata da Franco Rossi (consulente scientifico dell’archivio storico della Fenice) nel programma di sala de La vita è sogno ricostruisce le tappe della presenza a Venezia di opere e balletti firmati da Malipiero tra il 1932 e il 2012. Una sequenza che èparticolarmente fitta dagli anni Cinquanta fino agli anni Ottanta. Dopo il 2012 (anno di riproposizione di Sette canzoni, seconda delle tre parti della sua prima opera, L’Orfeide) Malipiero sembra quasi essere evaporato dai cartelloni lagunari.
Va tuttavia ricordato che, nel marzo del 2023, nell’ambito della stagione sinfonica della Fenice, Donato Renzetti diresse La sinfonia del mare (partitura del 1906); nel novembre, sempre dell’anno passato, l’Ex Novo Ensemble (l’importante formazione fondata nel 1979 dal compositore Claudio Ambrosini e da sette musicisti) inserìlavori di Malipiero nei programmi di due concerti tenuti alle sale Apollinee.
Il 2023 è stato, del resto, l’anno del cinquantesimo anniversario della scomparsa del musicista. Malipiero fu autore prolifico – il catalogo delle sue opere ènutrito e vario – ed esponente di punta di quel gruppo di musicisti (Ildebrando Pizzetti, Ottorino Respighi, Alfredo Casella tra gli altri) definito “la generazione dell’Ottanta”. Compositori accomunati (oltre che dal decennio di nascita, gli anni Ottanta dell’Ottocento) da una sete di rinnovamento e di sperimentazione, un afflato espresso da ciascuno con una personale ricerca stilistica che puntava a superare l’estetica del melodramma italiano dell’Ottocento e del teatro di Puccini.
Malipiero fu anche appassionato musicologo (studiò e curò la pubblicazione dell’opera omnia di Claudio Monteverdi) pur senza trascurare la didattica (tra i suoi ultimi allievi Luigi Nono e Bruno Maderna). Numerosi anche gli incarichi che ricoprì: fu docente di storia della musica all’università di Padova nel 1936; direttore (1938-39) dell’allora Istituto Musicale Pollini sempre nella città del Santo; dal 1940 fino al 1952 del Benedetto Marcello di Venezia. Dal 1947 diresse a Venezia anche l’Istituto Vivaldi che fa parte oggi della Fondazione Cini. Alla Cini è stato affidato, dopo la morte del compositore, l’intero archivio Malipiero. È stato proprio il curatore degli archivi dell’Istituto per la Musica della Fondazione Cini, il musicologo Francisco Rocca, a presentare nei giorni scorsi, su invito della Fondazione Amici della Fenice, La vita è sogno.
Una presentazione utile e necessaria, dal momento che i materiali riguardanti l’opera sono scarsi, al di là di quelli che il Fondo Malipiero della Cini custodisce e ha reso fruibili anche on line.
Composta in pochi mesi, a cavallo tra la fine del 1940 e il febbraio del 1941, l’opera ebbe la prima rappresentazione assoluta due anni più tardi, il 20 giugno 1943 alla Opernhaus di Breslau (oggi Wroclaw in Polonia) città che allora era parte del Terzo Reich.
L’esordio tedesco de La vita è sogno non deve stupire giacché Malipiero, proveniente da una famiglia di musicisti, aveva compiuto una parte del percorso di studio in scuole di Trieste, Berlino e Vienna, seguendo il padre direttore d’orchestra. La vicinanza culturale e una certa consonanza estetica con il mondo di lingua tedesca aveva condotto, già prima del 1943, a numerosi allestimenti, spesso a prime assolute (ad esempio i due trittici Tre commedie goldoniane e Il mistero di Venezia) in Germania. Suoi lavori vennero presentati a Brema, ad Amburgo, a Dortmund, a Braunschweig, a Darmstadt, fino, appunto, a Breslavia (Bresalu). Largo fu l’interesse della critica tedesca per La vita è sogno: lo si desume dai numerosi e favorevoli testi apparsi sulla stampa, raccolti dallo stesso Malipiero, confluiti nell’archivio della Fondazione Cini.
Non altrettanto numerosi furono quelli pubblicati sui giornali veneziani dopo la prima italiana del 1944. Erano anni, quelli, di eventi drammatici. La vita , anche quella culturale, proseguiva – pure in tempo di guerra – nell’aggravarsi del contesto, nell’acuirsi dei pericoli e delle incertezze. E l’argomento de La vita è sogno pareva voler riecheggiare, sebbene alla lontana, quella temperie suggerendo anche un rasserenante clima di ricomposizione finale.
Ispirato all’omonimo dramma di Pedro Calderón de La Barca (1600-1681), composto in versi nel 1635, il libretto dell’opera, steso dallo stesso Malipiero, si discosta dallo spirito filosofico-teologico che animava il letterato spagnolo. La storia è quella di un re, di una predizione che riguarda suo figlio, delle lotte per il potere. Il principe viene imprigionato, bambino, per i timori del padre: una profezia aveva indicato nell’erede un pericolo. Il re dopo anni decide di concedere una possibilità a quel figlio facendolo risvegliare, un giorno, dentro alla reggia. Alle reazioni violente, per noi comprensibili, del principe fa seguito, sempre durante il sonno, il ritorno in prigionia. La parentesi di libertà appare, dunque, al giovane uomo solo un sogno.
Gli eventi precipitano con disordini e rivolte del popolo, ma tutto si risolve nel finale.
Malipiero cancella la collocazione geografico-temporale del dramma di Calderón de la Barca ponendolo in una sorta di dimensione sospesa, quasi un tempo delle favole. E per rafforzare la carica simbolica interviene anche sui personaggi eliminando il nome proprio del re e quello del principe che rimangono identificati solo dal titolo. Queste e altre furono le scelte narrative di Malipiero che intervenne, con un taglia e cuci, anche sul testo vero e proprio prendendo a prestito versi di Torquato Tasso, di Giovanni Battista Marino (Rime, 1602) e del poeta fiorentino trecentesco Antonio Pucci. Dal punto di vista musicale, l’opera è contraddistinta dall’uso di Leitmotiv, quei temi musicali fortemente evocativi e ricorrenti, associati a un personaggio o a una situazione, secondo una tecnica ampiamente utilizzata da Richard Wagner.
La prima veneziana di ottanta anni fa non lasciò, a parte le recensioni e i materiali d’archivio, molte tracce. Nel corso della sua presentazione Francisco Rocca, in assenza di incisioni, ha potuto proporre al pubblico delle sale Apollinee solo alcuni esempi al pianoforte registrati appositamente dal maestro Aldo Orvieto, uno dei fondatori dell’Ex Novo Ensemble. Da segnalare che il maestro Orvieto, per l’etichetta Stradivarius, ha inciso tutta la musica per pianoforte di Malipiero. Un lavoro, quest’ultimo, assai importante perché durevole e fruibile nel tempo, rafforzando la scia di conoscenza lasciata delle iniziative dal vivo, forzatamente effimere, organizzate nel 2023 nel Veneto in occasione del cinquantesimo anniversario della scomparsa di Malipiero, i cui resti giacciono, accanto a quelli della alla terza moglie, in un mausoleo nel giardino della casa di Asolo in cui il compositore veneziano passò molti decenni della sua vita.
Quella casa, per lascito testamentario, è di proprietà del Comune di Venezia che ha conferito beni mobili e immobili alla gestione di una Fondazione che comprende – per statuto – due membri nominati dal Comune di Venezia, due dal Comune di Asolo, uno per la Fondazione Cini, uno per il Conservatorio Benedetto Marcello, e uno per la Fondazione Ugo e Olga Levi.
Questa Fondazione, denominata Centro musicale Malipiero, ha lo scopo: di favorire la conoscenza e la diffusione dell’opera del musicista e di promuovere l’ospitalità ad Asolo di studiosi e compositori; istituire borse di studio; sostenere l’organizzazione di concerti e il conferimento di premi; organizzare corsi e seminari di perfezionamento per giovani musicisti; costituire un centro di conservazione-consultazione sull’opera e la vita di Malipiero; facilitare riunioni e incontri in tema di musica contemporanea; appoggiare pubblicazioni; curare la manutenzione e la gestione degli immobili del fondo Malipiero.
Per mia incapacità certamente, non sono riuscita a trovare traccia dei bilanci dopo quello consuntivo – reperito nelle “ pieghe” della rete – del 2020 e neppure un elenco aggiornato a oggi dei membri del consiglio generale della Fondazione (l’ultimo pubblicato sul sito del Comune di Venezia è contenuto in un documentoaggiornato al 22 novembre 2021). Ho tuttavia trovato dei bandi del 2020 e 2021 per la raccolta di candidature per componenti del consiglio generale della Fondazione Malipiero. Ma non sono in grado di scrivere quale esito abbiano avuto e se vi siano state, dunque, modifiche nella composizione dell’organismo.
Non sono mai riuscita a visitare la casa di Asolo del compositore. Google Maps riporta attualmente la dicitura “ chiusa definitivamente”. Nell’estate del 2021, nell’ambito della manifestazione culturale “Centorizzonti”, sono state organizzato alcune iniziative, tra cui una passeggiata poetica con musica a casa Malipiero e sui sentieri di Eleonora Duse, ma non sono riuscita a trovare posti liberi per quegli appuntamenti.
Ho, nel tempo, chiesto più volte informazioni sulle possibilità di visita. Le mie richieste telefoniche hanno sempre ottenuto risposte scoraggianti: la casa non è visitabile per problemi di agibilità. O per lavori di consolidamento necessari. L’ultima, cortese, risposta mentre stendevo questo testo. La casa Malipiero è chiusa. Viene aperta solo per eventi privati.
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