Le relazioni tra India e Canada – Paesi ricchi e importanti sulla scena internazionale – sono al punto più basso della storia e non si vede come e quando la pace potrà essere ripristinata.
Nei giorni scorsi la crisi, che si trascinava da tempo, ha raggiunto il culmine, con una raffica di espulsioni e controespulsioni di cittadini di un paese residenti nell’altro. Sei diplomatici indiani tra cui l’High Commissioner (l’Ambasciatore) sono stati esplulsi dal Canada. New Delhi ha risposto a tono, cacciando lo stesso numero di rappresentanti canadesi dal Paese.
Le accuse e controaccuse sono gravissime: il primo ministro canadese Justin Trudeau ha infatti incolpato alcuni diplomatici indiani di aver organizzato l’ assassinio di Hardeep Singh Nijjar, un indiano appartenente alla minoranza religiosa dei sikh emigrato in Canada alla metà degli anni Novanta. Nijjar era un sostenitore della creazione del cosidetto Khalistan, un Paese sikh che dovrebbe sorgere da una secessione del Punjab, la ricca provincia del nord dell’India di cui la religione è originaria e dove vive la grande maggioranza dei suoi esponenti (24 milioni su un totale di 26 milioni). In Canada vivono circa ottocentomila sikh, pari al 2,03 per cento della popolazione totale.
Trudeau ha affermato di essere venuto in possesso, dalla polizia canadese, di prove “chiare e convincenti” sulle attività criminali dei diplomatici indiani. Pur considerando che nell’oscuro mondo dei servizi segreti tutto è possibile, è difficile credere che il governo indiano abbia preso un’iniziativa come quella in questione per contrastare il movimento per il Khalistan che in India non esiste più da almeno tre decenni.
Movimento nato negli anni Settanta ma che ha raggiunto il suo culmine del decennio successivo. Nel 1982 un gruppo di estremisti guidati dal predicatore Jarnail Singh Bhindranwale occupa militarmente il Tempio d‘Oro di Amritsar – centro spirituale del sikkhismo nell’India settentrionale. Le squadre di assassini ai suoi ordini partirono con lo scopo di eliminare gli oppositori del movimento.
Nel giugno del 1984, l’allora primo ministro indiano Indira Gandhi ordina all’esercito di sgombrare il Tempio. I militari lanciarono la cosidetta Operation Blue Star ma sottovalutando l’organizzazione e la determinazione degli estremisti, armati di mitragliatrici e mortai oltreché di khalashnikov. Invece di una rapida operazione di polizia, si trovano difronte a una vera e propria battaglia. Gli scontri durano dieci giorni e provocano la morte di circa quattrocento persone, in buona parte fedeli sikh, vittime del fuoco incrociato.
Il 31 ottobre dello stesso anno, Indira Gandhi è assassinata dalle sue stesse guardie del corpo sikh. Nei giorni seguenti migliaia di sikh sono uccisi in tutta l’India da folle inferocite guidate da esponenti del Congress (I), partito di Indira, protette dalla polizia. Il bilancio finale è tremila sikh uccisi nella sola Delhi, mentre in tutta l’ India l’ammontare si stabilizza tra gli ottomila e i ventimila.
Gli estremisti sikh risposero con una sanguinosa rivolta, esauritasi poi negli anni Novanta, quando divenne chiaro come la grande maggioranza dei sikh del Punjab aveva preferito venire a patti con le altre “comunità” e con il governo di New Delhi. Molti sikh combatterono dalla parte del governo, il “superpoliziotto” K.P.S. Gill, che ebbe un ruolo di primo piano nella sconfitta degli estremisti.
Dalla metà degli anni Novanta a oggi, il Punjab è stato pacifico diventando uno degli Stati più prosperi dell’India.
L’ideale del Khalistan – lo Stato sikh indipendente dall’ India – è rimasto vivo soprattutto nella diaspora sikh, in particolare, in Canada e nel Regno Unito.
Tornando alle polemiche attuali, l’India ha accusato il primo ministro Trudeau di aver preso le parti dei sostenitori del Khalistan, allo scopo di garantirsi i voti dei sikh residenti in Canada, nonostante si tratti di una minoranza di poco conto.
Tirando le somme, da una parte l’ombra di una minaccia appartenente al passato – quella del Khalistan – dall’altra una manciata di elettori che non svolgeranno un ruolo chiave nel risultato delle prossime elezioni dell’autunno del 2025. Motivi deboli ma che appaiono sufficienti per innescare una crisi dalla quale non sarà facile trovare una via d’uscita.
Immagine di copertina: Processione in una festività sikh nel quartiere del Punjab Market a Vancouver, British Columbia
L’articolo Tra India e Canada, una crisi incomprensibile proviene da ytali..