Chi è Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata a Teheran
La giornalista italiana Cecilia Sala è stata arrestata a Teheran dai servizi di sicurezza del regime iraniano. Sala è in stato di fermo dallo scorso 19 dicembre, ma la notizia è stata diffusa dalla Farnesina solo oggi, venerdì 27 dicembre, per non rischiare di pregiudicare le trattative per la sua liberazione tra il Governo italiano e quello iraniano.
La giornalista si trova in una cella d’isolamento nel carcere di Evin, dove vengono detenuti dissidenti iraniani e cittadini stranieri.
Perché Cecilia Sala è stata arrestata
Non sono ancora stati resi noti i motivi dell’arresto. Sala è stata prelevata dalle autorità iraniane intorno alle 12.30 del 12 dicembre nell’albergo dove alloggiava da una settimana.
L’ambasciata iraniana a Roma le aveva concesso un visto giornalistico della durata di otto giorni per lavorare in Iran. Il 20 dicembre la giornalista avrebbe dovuto far ritorno in Italia, ma il volo su cui aveva prenotato un posto è partito senza di lei.
Chi è Cecilia Sala
Cecilia Sala lavora come inviata di esteri per il quotidiano Il Foglio e per la podcast media company Chora Media. Per quest’ultima realizza un podcast quotidiano, dal titolo “Stories”, che racconta una storia dal mondo ogni giorno.
Nata a Roma il 26 luglio 1995, ha frequentato la facoltà di Economia all’Università Bocconi di Milano interrompendo però gli studi, nel 2018, quando le mancavano sei esami alla laurea triennale.
A partire dal 2015 ha collaborato con diverse testate giornalistiche su carta e sul web, tra cui Vice, Will Media, Vanity Fair, Il Foglio, L’Espresso, Huffington Post.
Sala ha scritto anche per TPI, realizzando due interviste nel 2020 all’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti e all’ex membro del board della Banca centrale europea Lorenzo Bini Smaghi.
In televisione ha collaborato con i programmai Servizio Pubblico di Michele Santoro e Otto e Mezzo di Lilly Gruber, entrambi in onda su La7.
La giornalista arrestata a Teheran ha pubblicato inoltre due libri: “Il caso Marta Russo”, scritto insieme alla collega Chiara Lalli e uscito nel 2021 per Mondadori; e “L’incendio”, edito nel 2023 sempre da Mondadori, “un viaggio negli scenari più caldi del mondo, dall’Europa orientale al Medio Oriente”.
Il compagno di Cecilia Sala è Daniele Rainieri, anche lui inviato di esteri, attualmente in forza a Il Post. Proprio Il Post riferisce che la giornalista “aveva raccontato nel suo podcast storie sul patriarcato in Iran e sulla comica iraniana Zeinab Musavi, arrestata dal regime per gli sketch di uno dei suoi personaggi”.
“Sala – riferisce sempre Il Post – aveva parlato anche con Hossein Kanaani, uno dei fondatori delle Guardie rivoluzionarie che per quasi mezzo secolo aveva contribuito a creare l’estesa rete di milizie filo-iraniane operanti in mezzo Medio Oriente.
Come sta Cecilia Sala
Secondo quanto appreso dall’agenzia di stampa Adnkronos, Sala è complessivamente in buone condizioni e l’Ambasciata italiana a Teheran ha avviato le procedure con le autorità iraniane per consegnarle generi di conforto e prodotti per l’igiene personale.
Oggi, venerdì 27 dicembre, all‘ambasciatrice Paola Amadei è stato concesso di fare visita alla giornalista per verificare le condizioni e lo stato di detenzione. “La famiglia – si legge nella nota del Ministero degli Esteri – è stata informata dai risultati della visita consolare. In precedenza la dottoressa Sala aveva avuto la possibilità di effettuare due telefonate con i parenti”.
Le trattative per liberarla
“Su disposizione del Ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, l’Ambasciata e il Consolato d’Italia a Teheran stanno seguendo il caso con la massima attenzione sin dal suo inizio”, si legge nella nota diramata dalla Farnesina. “In coordinamento con la Presidenza del Consiglio, la Farnesina ha lavorato con le autorità iraniane per chiarire la situazione legale di Cecilia Sala e per verificare le condizioni della sua detenzione”.
“Il Governo sta lavorando con la massima discrezione per cercare di riportarla in Italia”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Rainews24.
“Le trattative con l’Iran non si risolvono, purtroppo, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica occidentale e con la forza dello sdegno popolare ma solo con un’azione politica e diplomatica di alto livello”, scrive su X il ministro della Difesa Guido Crosetto. “L’Italia lavora incessantemente per liberarla, seguendo ogni strada”.
Sul caso è intervenuta anche Elly Schlein, segretaria del Partito democratico: “Chiediamo da subito al Governo, con cui siamo già in contatto, di mettere in campo ogni iniziativa utile a far luce su questa vicenda, chiarezza sui motivi di questo trattenimento e, soprattutto, a riportare Cecilia Sala in Italia quanto prima”, afferma la leader dem.
Cosa dicono Il Foglio e Chora Media
La notizia dell’arresto di Cecilia Sala è stata confermata da entrambe le testate cui la giornalista collabora in modo fisso.
“La mattina del 19, dopo uno scambio di messaggi, il suo telefono è diventato muto”, scrivono i colleghi di Chora Media su Instagram. “Conoscendo Cecilia, che ha sempre mandato le registrazioni per le puntate del podcast con estrema puntualità anche dal fronte ucraino nei momenti più difficili, ci siamo preoccupati e, insieme al suo compagno, il giornalista del Post Daniele Raineri abbiamo allertato l’Unità di Crisi del ministero degli Esteri”.
“Abbiamo chiamato i suoi contatti iraniani, ma nessuno sapeva dove fosse finita”, prosegue il racconto di Chora Media. “La mattina di venerdì non si è imbarcata sul volo di ritorno e la situazione si è fatta ancora più angosciante. Poche ore più tardi il suo telefono si è riacceso: Cecilia ha chiamato sua madre e le ha detto che era stata arrestata, portata in carcere e che aveva avuto il permesso di fare una breve telefonata. Non ha potuto dire altro”.
Il direttore de Il Foglio, Claudio Cerara, ha pubblicato un articolo dal titolo “Il giornalismo non è un crimine. Riportiamo a casa Cecilia Sala”. L’Iran, con l’arresto di Cecilia, ha scelto di sfidare non una giornalista, non un giornale, non una testata, ma tutto quello che l’occidente considera trasversalmente intoccabile: la nostra libertà”, scrive Cerasa. “Il giornalismo – aggiunge – non è reato, nemmeno nei paesi che reprimono tutte le libertà, compresa quella di stampa. Riportatela a casa”.