Ho conosciuto Andrea (non è il suo vero nome, ma credo di dovergli un minimo di riservatezza) sugli spalti estivi del pattinodromo al Lido di Venezia, durante le settimane infuocate del Torneo dei Sestieri (TdS).
Questa manifestazione, di cui sarà bello parlare più diffusamente, ben rappresenta ogni estate, da molti anni, lo spirito vivo e attuale del basket minore veneziano, mettendo in campo – in un combattutissimo torneo – i residenti della Venezia insulare divisi per Sestieri.
Io tifosa di Santa Croce / San Polo, Andrea del Lido (il suo principale difetto, come gli dico sempre).
Andrea conosce tutti (giocatori, allenatori, staff), è competente, non manca una partita. Tutti al TdS conoscono lui, che è stato anche premiato come tifoso esemplare.
Conosceva anche i miei figli (giocatore e allenatore) e così siamo diventati amici.
Niente di strano, tranne il fatto che io sono una appassionata ex avvocata sessantasettenne, e Andrea è un appassionato quarantacinquenne che vive in strada.
Andrea è un uomo colto e non si limita solo di basket, parla un ottimo italiano e inglese, del suo passato non ho mai chiesto, e ignoro quindi le ragioni che lo hanno condotto alla sua attuale condizione di vita.
Mi ha invece molto parlato del suo presente, di come sia difficile la sua condizione.
Andrea non ama la promiscuità dei dormitori, che, se può, evita e che comunque sono sempre meno sul territorio della città, e nella sua quotidiana strategia di dignitosa sopravvivenza, dispone di alcune altre risorse: i depositi dei vaporetti, i centri commerciali, l’aeroporto, le panchine, i bagli pubblici.
Nel gelo dell’inverno andava volentieri al Rivolta, dove trovava accoglienza, vestiti puliti, una doccia.
Stamattina ho appreso dalla Nuova Venezia che l’amministrazione ha fatto rimuovere le panchine – spesso utilizzate dei senza fissa dimora – dell’imbarcadero del Lido, per asserite ragioni di contrasto al degrado.
Queste panchine erano la miserabile risorsa di molti disperati, non so se anche di Andrea.
Queste e altre risorse preziose per le persone che vivono in strada si sono progressivamente ridotte negli ultimi anni, e Andrea spesso – sindacalista degli homeless – ne parla nei mercati rionali e in ogni altra possibile occasione pubblica, nelle strade della città dove ha scelto di vivere.
Leggendo la notizia, non ho potuto che pensare che i nostri amministratori, molti dei quali si ritengono eredi della Serenissima, ben poco conoscono della sua storia.
La Serenissima, infatti, stato assoluto, aveva cura di ogni aspetto della vita quotidiana e particolarmente di quello che oggi si chiamerebbe Welfare. Innumerevoli gli esempi: ospizi e ricoveri per ogni categoria di persone in difficoltà, accoglienza dell’infanzia abbandonata (tanto da istruire alla Pietà le putte della orchestra di Vivaldi) e così via.
Certamente Andrea avrebbe trovato quell’accoglienza che non l’avrebbe privato della sua dignità di uomo libero. Accoglienza che ha trovato, e speriamo troverà sempre, al Torneo dei Sestieri e al Rivolta, ambienti diversissimi ma animati dal rispetto che si deve ad Andrea.
I nostri amministratori, invece, hanno scelto di accontentare i benpensanti che mal sopportano la vista delle difficoltà e del disagio altrui, e poco importa se sulle le panchine rimosse si sedeva o dormiva chi non aveva altro luogo per farlo.
Ciao amico mio, speriamo che l’inverno non sia troppo freddo.
Immagine di copertina da La Nuova Venezia
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