Nessuna tregua per i residenti del social housing di Parco Gentile, nel Municipio 5, dove sono ripresi negli scorsi giorni gli sfratti degli inquilini morosi o meglio, che per via dei canoni accessori aumentati in maniera esponenziale, non riescono a sostenere i costi e vivono ora sospesi, in attesa di risposte che non arrivano e consapevoli del fatto che da un momento all’altro, potrebbero perdere il tetto sotto cui vivono e a cui hanno avuto accesso per diritto, trattandosi di famiglie in difficoltà. Il procedimento è stato sempre lo stesso: l’ufficiale giudiziario si è presentato alla porta, accompagnato dalla polizia e da un fabbro, attendendo risposte dall’altro lato. Storie fatte di persone e famiglie che spesso sopravvivono a stenti. Due gli sfratti previsti negli scorsi giorni, uno portato a termine con un cambio della serratura, l’altro rinviato al 5 marzo in quando una delle persone presenti in casa non era trasportabile per via di un incidente. Ma sono solo due dei molti casi. In totale, sono undici gli sfratti esecutivi previsti entro febbraio con sessantaquattro inquilini coinvolti. Tra di loro donne, anziani, lavoratori e lavoratrici precari e bimbi con disabilità.
Il tempo è dunque nemico dei residenti che proseguono nella loro lotta per chiedere risposte gridando a gran voce all’”inganno” del social housing in quanto il progetto, al principio, prevedeva affitti a prezzi calmierati che però nel corso degli anni sono invece aumentati. A rendere difficile sostenere le spese i costi degli oneri accessori creciuti in maniera “ingiustificata”. Le famiglie si sono ritrovate infatti a pagare anche oltre 300 euro in più. A questo si aggiunge “la beffa”, come ad esempio la presenza di annunci online relativo all’affitto degli appartamenti in questione, ma anche, allo stesso tempo, la presenza di appartamenti sfitti da molto tempo. “È una presa in giro – ha raccontato un residente riferendosi all’ultimo annuncio, disattivato lo scorso 10 gennaio, in cui si faceva riferimento ad un trilocale in affitto per 460 euro al mese – non parlano sin da subito di tutto il pacchetto. Degli oneri accessori scopri solo dopo, sul contratto, quando ormai convinto di aver trovato un affare, hai già lasciato la vecchia sistemazione. Senza contare che chi vive ora qui, è entrato negli appartamenti perché aveva i requisiti per poter prendere parte al progetto social housing. Gli annunci fanno pensare al mercato libero, è un paradosso: non erano case destinate a chi in difficoltà?”, ha concluso. Sul tema degli appartamenti sfitti è intervenuto invece l’avvocato Pino Mariani, evidenziando che l’idea, attualmente, è quella di procedere con un atto di intimidazione e diffida al Comune di Bari.
“Lo scopo della concessione del servizio di alloggi sociali – ha spiegato Mariani – era quello di assegnarli ai soggetti e alle famiglie socialmente più deboli. Dove questo obiettivo non viene raggiunto, l’amministrazione ha tutti i poteri in quanto concedente, di intervenire affinché il concessionario rispetti gli impegni assunti. Gli appartamenti sono vuoti da cinque anni. È chiaro che il lavoro non viene svolto. Il Comune dovrebbe ritirare la concessione e riprendere in mano la gestione del servizio per assicurare alle famiglie in difficoltà una sistemazione dignitosa”, ha concluso. Attualmente, su 230 alloggi di proprietà del Fondo Esperia, di cui fa parte anche Cassa depositi e prestiti, sarebbero circa 138 quelli vuoti e che dunque non avrebbero mai svolto quella funzione sociale per cui erano stati costruiti. L’atto, spiegano i residenti “potrebbe essere pronto già nei prossimi giorni”.
L’articolo Bari, ancora sfratti al social housing di San Pio: 11 entro febbraio proviene da Borderline24.com.