Con l’espansione dei social media, anche bambini e adolescenti sono diventati protagonisti di un nuovo fenomeno: il kidfluencer.
Da unboxing di giocattoli, a recensioni degli stessi, dai tutorial di moda a performance artistiche, i kidfluencer sono oggi al centro dell’attenzione su diverse piattaforme social, in particolare Tik Tok e Youtube. Ma il ritorno non è solo in termini di popolarità per questi bambini, lo è anche e soprattutto in termini economici.
Basti pensare a Ryan Kaji , dodicenne americano che guadagna circa 30 milioni di dollari all’anno con il suo canale YouTube “Ryan’s World”, o famiglie come i Bello Family, che generano milioni di visualizzazioni con vlog sulla loro vita quotidiana.
Questi giovani influencer sembrano bambini che si divertono, ma dietro le quinte ci sono contratti pubblicitari, la gestione dei genitori e pressioni di mercato. Nonostante molti provino un autentico entusiasmo nel creare contenuti, l’impegno e il tempo necessari spesso vanno ben oltre il semplice gioco.
Il guadagno è quindi anche tramite video sponsorizzati, pubblicità sui social e collaborazioni con marchi di moda, giocattoli, o tecnologia. Alcuni, o meglio alcuni genitori per loro, decidono di lanciare anche proprie linee di prodotti, come abbigliamento, giocattoli o accessori, sfruttando la popolarità per ampliare ulteriormente l’attività commerciale.
Nonostante l’aspetto positivo del fenomeno, ci sono numerosi rischi e problemi che spesso vengono trascurati.
Essere un kidfluencer significa esporsi al pubblico in modo costante e inevitabile. La vita privata dei bambini diventa parte di un contenuto pubblico: immagini, video e dettagli personali vengono condivisi online e sono accessibili a milioni di persone. Questo livello di esposizione può mettere a rischio la privacy del minore, esponendolo a commenti negativi, molestie online o minacce.
La pressione di guadagnare denaro, tuttavia, può diventare opprimente per un bambino che non ha ancora piena consapevolezza del valore del denaro o delle implicazioni di una carriera da influencer. In alcuni casi, i bambini potrebbero anche essere spinti a produrre contenuti non sempre in linea con i loro interessi, ma dettati dalla necessità di monetizzare la loro popolarità.
E infine, non per ultimo è da considerare il notevole stress emotivo al quale vengono sottoposti. La necessità di essere sempre “sul pezzo” e di essere amati e approvati da una vasta audience può influire negativamente sull’autostima e sul benessere psicologico dei bambini.
Occorrerebbero pertanto pratiche e politiche in grado di tutelare, senza ostacolare i kidfluencer, atte a creare un equilibrio tra successo e protezione, sia per i minori che per tutta la loro famiglia.
L’articolo Chi sono i Kidfluencer? Il nuovo business social proviene da Borderline24.com.