Un panino con la bresaola: 20 euro. Un litro d’acqua: 16 euro. Un caffè: 7 euro. Sono i prezzi dell’Antico Caffè Greco, storico locale nella lussuosa via Condotti a Roma. E così ecco che uno spunto a metà mattina può arrivare a costare come una cena in un ristorante di livello medio alto.
Nei giorni scorsi un avvocato romano si è sfogato con il Corriere della Sera per il conto da 86 euro che si è trovato a dover pagare per aver offerto la colazione a un suo assistito nel bar – fondato nel 1760 – che fu frequentato da artisti e intellettuali del calibro di Baudelaire, Goethe, D’Annunzio e De Chirico.
“Almeno oggi ho imparato qualcosa: bisogna sempre guardare il menù prima di ordinare. Certo la lezione è stata molto cara”, ha commentato il penalista, che aveva ordinato un panino, una pizzetta, un croissant, un litro d’acqua e due caffè.
I titolari del Caffè Greco non hanno digerito la lamentela del cliente: “Quereleremo questo signore perché su questo tema stiamo adottando una politica di tolleranza zero”, spiega in un’intervista a Il Giornale Carlo Pellegrini, legale rappresentante del locale e marito della proprietaria Flavia Iozzi.
“Sarei curioso di sapere se quell’avvocato nel suo studio ha una tabella appesa alle pareti con le varie tariffe? E la sua dichiarazione dei redditi è pubblica come la nostra? Non finisce qua”, attacca Pellegrini.
“Mi stupisce che un avvocato penalista di grido non capisca certi prezzi. E mi sembra puerile che faccia il confronto con una carbonara mangiata nel locale sotto casa”, osserva il rappresentante del Caffè Greco.
“È assurdo paragonare il caffè preso alla spaccio del tribunale e l’acqua acquistata dalle macchinette automatiche con i prodotti che offriamo noi. Evidentemente, non si è reso conto di trovarsi in un locale storico in via Condotti”, insiste Pellegrini.
“Dopo il Covid – sostiene il rappresentante del locale – la gente è un pochino più incattivita e ne succedono di tutti i colori, ma la maggior parte dei clienti, come si evince anche dal tono dei commenti sui social, si rende conto che i prezzi non possono essere gli stessi che si trovano in periferia”.
“Per stabilire i prezzi – spiega Pellegrini – non ragioniamo con una logica di ricarico. La maggior parte del costo al Caffè Greco è costituito dal servizio in un luogo di prestigio che è identico a prescindere che io serva dell’acqua minerale o dello champagne”.
“Il Caffè Greco – prosegue il marito della titolare – è uno dei più antichi d’Italia insieme al Florian di Venezia e al Gambrinus di Napoli. Questi locali, ovviamente, hanno dei costi di gestione più alti. Periodicamente, dobbiamo far rieseguire la doratura che si fa con foglie di oro zecchino delle cornici degli specchi nel bar perché queste foglie, a contatto con gli abiti dei clienti che passano, si consumano. Abbiamo i tavolini di marmo che, a volte, si rompono e vanno sostituiti. I mobili sono tutti d’antiquariato e spendiamo parecchio anche per l’ebanista”.
Nell’intervista a Il Giornale, Pellegrini spiega inoltre che è in corso da sette anni tra il Caffè e la proprietà dell’immobile in cui sorge il locale, che fa capo all’Ospedale israelitico: contenzioso che, dice il rappresentante legale, – “si risolverà con un aumento importante del canone di locazione. È per questo motivo – insiste Pellegrini – che, già da qualche anno, ci stiamo preparando ad adeguare gli introiti a un maggiore onere del canone d’affitto che è già alto dato che ci troviamo a via Condotti, a due passi da piazza di Spagna. Inoltre, spendiamo un milione e mezzo di euro di costi per il personale che è composta da una quarantina di dipendenti tutti altamente qualificati”.
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