I valori del trittico della modernità – liberté, égalité, fraternité – in politica vanno pensati insieme, l’uno come il fondamento dell’altro, poiché la «politica è esperienza di fraternità, la presuppone e la costruisce»
(papa Francesco)
Dare un’anima alla politica non è solo il titolo dell’ultimo libro di Bruno Bignami, ma rappresenta la chiave di volta per rilanciare la politica e, con essa, prendersi cura della democrazia. Bignami, teologo e direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e del lavoro della CEI, è tra le voci più autorevoli nelle riflessioni che, ispirandosi al pensiero sociale della Chiesa Cattolica, giungono a interrogare la politica. Il tema centrale delle 256 pagine – come sottolinea il Cardinale Matteo Zuppi nella prefazione – è «il legame tra spiritualità e politica», che Bignami esplora attraverso la lente della fraternità, elemento cardine che connette anche le due sezioni del libro.
Quale spiritualità politica?
Nella prima parte, la riflessione si colloca pienamente nel solco del magistero di Papa Francesco, che vede la fraternità al centro. I titoli dei tre capitoli che la compongono suggeriscono un percorso Vangelo-Enciclica-Liturgia, come a dire, dalla Parola alla pratica. Nel primo, intitolato con un versetto del vangelo di Matteo (23,8), Voi siete tutti fratelli, Bignami ripercorre le tappe della fraternità nella dottrina sociale della Chiesa, culminando nell’Enciclica Fratelli Tutti. A essa si deve il titolo del secondo capitolo – Quali legami reali ho costruito? (FT 197) – che costituisce un autentico vademecum per chi si impegna in politica. Tanti i temi toccati tra cui l’importanza di conservare una visione, di una spiritualità incarnata nella predisposizione al dialogo e di una genuina passione per gli ultimi, che per i credenti impegnati deve essere prioritaria rispetto, ad esempio, alla creazione di un partito dei cattolici.
Ritornano, poi, i quattro principi fondamentali esposti in Evangelii gaudium, punti cardinali per orientarsi nella nostra epoca: Il tempo è superiore allo spazio, che invita a promuovere processi duraturi invece di occupare semplicemente spazi; L’unità prevale sul conflitto che suggerisce di gestire il dissenso accogliendo le diversità come ricchezze; La realtà è superiore dell’idea che esorta a partire dalla concretezza della vita, adattando le proprie posizioni quando necessario; e infine Il tutto è superiore alla parte, che richiama la necessità di tenere insieme locale e globale.
Bignami chiude il capitolo con due inviti specifici a chi si dedica alla politica. Il primo individua tre «atteggiamenti distintivi»: l’esemplarità di vita, che va oltre il «diffuso moralismo da stadio», come quello alla base del populistico taglio dei costi della politica; la competenza, intesa come capacità di immaginazione, creatività e coraggio; e il valore della parola, perché «la prima forma di corruzione della democrazia sta nella corruzione delle parole». Il secondo invito si concretizza in tre avvertenze: «lo schieramento di appartenenza deve rimanere mezzo e non fine» poiché la politica logora l’animo e non può assorbire interamente la vita di una persona; terzo, «la signorilità nel farsi da parte», essenziale perché comporta la responsabilità di preparare le nuove generazioni e proietta l’impegno politico oltre l’esperienza specifica di un singolo.
Il terzo capitolo chiude la prima parte del libro e la progressione verso la pratica. Intitolato Ringraziamo le autorità nel primo banco…, riprende un’espressione della prassi liturgica per affrontare il complesso rapporto tra Chiesa e politica. Qui Bignami evidenzia le analogie tra le due sfere, ma sottolinea anche con forza l’importanza della loro separazione. Denuncia come superficiale una politica che fa un «utilizzo strumentale della liturgia per apparire, per cercare una qualche alleanza trono-altare, per appropriarsi dei simboli della fede in vista di nuovi consensi». L’approccio è in linea con l’appello a una «sana laicità» espresso da Papa Francesco in Corsica. Attraverso l’immagine della liturgia, il capitolo appare come un’esortazione alla Chiesa e alla politica affinché non perdano di vista la propria missione: il servizio agli ultimi. Anche in questo caso, la scelta dei titoli dei tre paragrafi traccia un percorso simbolico, questa volta letteralmente dentro lo spazio liturgico: si parte Dal primo banco… e poi, …attraverso la liturgia…, si arriva …all’ultimo posto, il servizio.
Quando la politica genera spiritualità
Nella seconda parte del volume, il rapporto tra politica e spiritualità prende vita attraverso quattro testimonianze, che – richiamando ancora la prefazione di Zuppi – ci ricordano che «i simboli religiosi non devono essere esibiti, ma vissuti».
Aprono Tina Anselmi e Maria Eletta Martini, due donne straordinarie che scoprirono la loro vocazione politica nel contesto drammatico della Seconda Guerra Mondiale e iniziarono il loro impegno tra le fila della Resistenza. Per Bignami, queste due figure condividono alcuni principi fondamentali che hanno orientato il loro agire politico: «la centralità della persona, con un’attenzione particolare alla questione femminile, il dialogo tra le coscienze come stile politico e la partecipazione come cardine della cultura democratica». Inoltre, le loro esperienze mettono in luce come la politica spesso si confronti con strutture di peccato, un aspetto particolarmente evidente nel caso di Tina Anselmi, che guidò dal 1981 al 1984 la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2. Tuttavia, entrambe incarnano una forma di laicità politica che non ha mai rinunciato a far vivere pienamente la propria fede cristiana, integrandola nella loro azione pubblica.
La seconda testimonianza si concentra su Giuseppe Dossetti e la sua politica della pace. Dossetti promuove un’idea di democrazia sostanziale in cui «la libertà è mezzo e metodo, ma non fine». Il fine ultimo della democrazia è lo sviluppo della persona umana, e da qui deriva la centralità della pace come orizzonte dell’impegno politico, in particolare per un cristiano. Questa visione accomuna Dossetti a don Primo Mazzolari – che Bignami cita spesso nel volume – il quale ricordava che «il cristiano è un ‘uomo di pace’, non un ‘uomo in pace’: fare la pace è la sua vocazione». Dossetti rappresenta anche un esempio della necessità di non ridurre la politica all’azione di governo. Il governo, pur essendo un mezzo insostituibile per il bene comune, non esaurisce la politica. Oggi, non di rado si contesta ai partiti di limitarsi a gestire le amministrazioni di cui fanno parte, trascurando tutto il resto della politica, ciò che avviene fuori dalle istituzioni. In questo senso, Dossetti ci ricorda che la politica deve accettare anche il fallimento, l’essere in minoranza, per non cadere nell’ossessione del consenso immediato. Come afferma Bignami, «la sconfitta è costitutiva della testimonianza cristiana» – una realtà che trova radici nella vicenda terrena di Gesù. Questa prospettiva alimenta ciò che Carlo Maria Martini definiva la «speranza cristiana nell’agire politico»: non è garanzia di successo immediato, ma fiducia nel valore intrinseco di ogni sforzo onesto. In fin dei conti, questa è la migliore risposta alla domanda quotidiana di chi si impegna in politica: «Ma chi me lo fa fare?».
La terza testimonianza si focalizza su Giorgio La Pira e il suo schierarsi accanto agli ultimi, i più poveri. Per La Pira, la giustizia sociale – quel «dare la parola ai poveri» caro a Mazzolari – non è solo un dovere morale, ma è il pilastro su cui si poggia ogni sistema politico democratico. Questa prospettiva risuona ancora oggi, in un contesto in cui la povertà è strettamente correlata all’astensionismo elettorale. La grande carica mistica di La Pira si concretizza nell’impegno per la sua città: «non si rassegna – scrive Bignami – a osservare da spettatore il mondo, lamentandosi che non c’è niente da fare se le cose sono sempre andate allo stesso modo», ma trasforma questa insoddisfazione in azioni per realizzare un ideale di città. Il suo impegno per la pace dimostra quanto sia importante lavorare su questi temi “alti” anche a livello locale, non relegandoli solo ai livelli nazionali o internazionali. La Firenze di La Pira, con il suo spirito di accoglienza e dialogo, fa eco alle parole del Santo Padre in occasione della Giornata Mondiale della Pace, che nasce dai piccoli gesti quotidiani, come «un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito».
A chiudere questa sezione è un politico dei giorni nostri, scomparso tre anni fa: David Sassoli. Per Bignami, l’ex Presidente del Parlamento europeo rappresenta un esempio di come la dottrina sociale della Chiesa possa essere tradotta in azione politica. Centrale nella sua testimonianza è il sogno di un’Europa politica, non solo economica, un’Europa più unita e coerente con i valori che hanno ispirato il processo di integrazione. Oggi essere europeisti significa impegnarsi per riavvicinare l’ideale europeo alla sua realizzazione pratica – l’Unione europea – migliorandola e facendola progredire in maniera coerente con i suoi valori fondamentali. Bignami descrive il percorso di Sassoli come un «avvicinamento sempre più consistente tra il livello ideale, che riguarda i valori, e l’orizzonte concreto di soluzioni possibili qui ed ora ai problemi in campo». L’Europa e la politica condividono la stessa esigenza: per essere rilanciate è necessario «ridurre la distanza tra ideale e reale» e ciò è possibile solo se entrambe ritrovano un’anima. Dare un’anima alla politica, allora, significa anche Dare un’anima all’Europa – non a caso il titolo della postfazione firmata da Bignami al mio libro, Salviamo l’Europa – rendendola un faro di umanità nel mondo, come auspicava il Cardinal Martini. L’eredità di Sassoli è un invito a ridurre questa distanza, un’esigenza urgente soprattutto in un momento storico in cui i temi su cui aveva concentrato i suoi sforzi – sostenibilità, immigrazione, democrazia – rappresentano il terreno su cui si alimentano euroscetticismo e sovranismo.
Un libro per tutti
Questo libro è per tutti. Vale a dire, è per tutti coloro che sono impegnati direttamente in politica, credenti e no. La spiritualità, infatti, invita a riconoscere l’esistenza di una dimensione che trascende l’individuo: una realtà più grande che, nel libro di Bignami è evidentemente identificata nel cristianesimo, ma che rimane valida anche per i non credenti. Può essere intesa come il senso del sacro, la connessione con l’umanità intera o con il cosmo. Quel che conta è l’effetto di questa spiritualità, che porta al superamento del sé egoistico, al sentirsi parte di qualcosa di più grande; un passo cruciale per orientare l’agire al servizio dell’altro e per il bene comune.
In secondo luogo, è un libro per tutti perché si rivolge anche a ogni persona, ogni componente della comunità. Coerentemente con il paradigma della fraternità, ciascuno di noi fa politica nel momento in cui si interessa e dona il proprio tempo. È quanto dimostra la parabola del buon samaritano, centrale nella Fratelli Tutti: non è necessario avere un ruolo per contribuire al bene comune; un principio quantomai essenziale anche oggi, nel tempo dell’interdipendenza.
Se la «politica è esperienza di fraternità, la presuppone e la costruisce», darle un’anima rappresenta in definitiva una condizione necessaria per superare a pieno titolo il paradigma dominante dalla rivoluzione scientifica in poi. Secondo Bignami, infatti, uno degli snodi chiave della Fratelli Tutti è la convinzione di Papa Francesco
«che la modernità abbia messo all’angolo la fraternità a scapito della libertà e dell’uguaglianza. L’illusione che si realizzi la fraternità garantendo le libertà individuali è il primo errore grossolano che si ripete nel tempo. L’altra tentazione è quella di confidare in una certa regolata equità. Occorre ribaltare la prospettiva e consentire alla fraternità di apportare un contributo positivo per la realizzazione della libertà e dell’uguaglianza.»
In questo contesto si inserisce l’importanza del superamento della modernità, tema affrontato anche dal filosofo Mauro Ceruti nel suo ultimo libro, Umanizzare la modernità. Le crisi globali – pandemie, catastrofi climatiche, guerre e crisi economiche – ci rivelano un mondo dove tutto è connesso, che richiede di abbandonare il canone della semplificazione e sostituirlo con un pensiero delle relazioni. Questo approccio dialoga con l’idea di Bignami di rivedere il trittico della modernità – liberté, égalité, fraternité – ponendo la fraternità come presupposto degli altri due termini. Un concetto che torna ripetutamente nelle pagine di questo libro. Se, infatti, in democrazia «la libertà è mezzo e metodo, ma non fine» (Dossetti) e la vera democrazia sia ha quando si sposa la visione per cui «l’uguaglianza non consiste nel fatto che tutti siano e valgano lo stesso, bensì nel fatto che uno sia sé stesso e possa raggiungere il posto che gli compete tra gli altri» (Guardini), allora si capisce perfettamente quanto politica e fraternità non possano essere scisse, ma si nutrano a vicenda. Un connubio imprescindibile per abitare il cambiamento d’epoca in cui ci troviamo e non esserne travolti.
Immagine di copertina: foto di Daniele Levis Pelusi su Unsplash
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