
Si cerca Tiger, è lui che organizzerebbe il traffico di esseri umani per lo più dal Mozambico, lo Zimbabwe e il Lesotho. Tiger si chiama James Neo Tshoaeli e si occupa degli zama zamas nelle miniere chiuse a Stilfontein, Sudafrica. Preso Tiger, il problema è risolto? Per nulla.
Cinque regioni – Gauteng, Mpumalagna, Limpopo, North West e Free State – sono state la fortuna del Paese. Negli Settanta.Ottanta le miniere contribuivano alla ricchezza con 21 per cento del prodotto interno lordo, nel 2016 erano sceso all’otto per cento. Per qualcuno sono un reperto per un’archeologia dell’industria.
Gli zama zamas, in slang zulu “dammi una possibilità”, la pensano in altro modo. Sognano una fortuna, e scavano. Sono immigrati illegali e lavorano nelle cave abbandonate per un’oncia d’oro da vendere. Lavorano con gli esplosivi nei cunicoli e talvolta ci restano secchi.
Stifointein, a 150 chilometri da Johannesburg, nel North West, è un paese che viveva per le miniere aperte nel 1949. Una delle più famose cave ormai abbandonata è Buffelsfontein. È da qui che sono usciti provati, pelle e ossa, con il respiro corto gli ultimi 246, in questi giorni, e con un seguito di 87 morti. Da agosto, quando è cominciata la storia con la polizia per chiudere la cava sono stati recuperati 1576 con le buone o le cattive. Al parlamento c’era l’unanimità: “Gli zama zamas sono dei criminali e come tali devono essere messi in galera”. Era la posizione anche del governo, e qualcuno della GNU, la coalizione al potere, è andato anche oltre: “Quelli sono ratti da schiacciare”. La polizia ha tentato di prenderli per sete e fame e solo una ingiunzione urgente di alcune associazioni al tribunale di Johannesburg li ha fermati.
C’era anche un nome per quell’operazione: Vala Umgodi (chiudere i buchi) e si pensava, in origine, che nella cava ci fossero quattromila persone.
Erano solo meno di duemila, ma erano comunque la feccia della terra.
In una lettera, nemmeno un foglio, c’era però un’altra storia:
Le persone intorno a me muoiono un’ora dopo l’altra… noi abbiamo bisogno di voi per sentire che siamo forti e vivi…. intorno a noi molti sono morti, per favore aiutateci a tirar su quelli più gravi… non vogliamo rimanere qui aiutatemi… i nostri parenti.
Il sogno si scontra con una realtà che sta tra la criminalità e la paura. Uno dei sopravvissuti, a novembre, aveva raccontato questo: in cerca di lavoro come giardiniere, un tipo in un mini-bus gli ha detto di salire e si è ritrovano davanti alla cava di Buffelsfontein dicendo solo: O entri lì dentro o ti ammazzo, tanto nessuno lo saprà.
In un luogo dove la disoccupazione (legale) al 32 per cento la lotta per sopravvivere è la norma. Del 2019 il giro di affari per estrarre oro in modi illegali era di circa un miliardo di euro. “La polizia ipotizza che nel Gauteng ci siano almeno cento piccole società di comodo per ripulire l’oro”, diceva un rapporto dell’Enact (un progetto dell’Unione europea per combattere la criminalità).
Il prodotto finale che si estrae nelle cave abbandonate poi “si tratta a Dubai o anche in Svizzera”.
Secondo l’Enact c’erano circa trentamila zama zamas che cercano oro di oltre seimila cave abbandonate attraverso caporali che li immettono del circuito illegale che in Sudafrica non manca vista la corruzione. I ‘servizi’ offerti dalla criminalità variano dalla droga alla prostituzione alle cave abbandonate dove muoiono gli zama zamas.
“Stimela”, composta da Hugh Masekela, è una delle canzoni simbolo sudafricane. Si narra la vicenda dei lavoratori che da altre nazioni arrivano in treno a Johannesburg per lavorare nelle miniere di carbone. Ferial Haffajee, del Daily Maverick, parte dal compianto Masakela del giornale del 15 gennaio. L’Ubuntu – una persona è una persona attraverso le altre persone – “deve essere rimpiazzata da un crudo linguaggio anti-immigrati”, arriva a dire sarcastica, pensando ai clandestini, gli immigrati illegali, agli 1576 zama zamas usciti vivi e gli zama zamas morti della cava Buffelsfontein, a Stilfontein.
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