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Saranno in Puglia a Martina Franca il prossimo 6 febbraio con il meglio del meglio. Stiamo parlando dello storico trio lucano “La Ricotta” che proprio quest’anno compie 38 anni di carriera (1987-2025) piena di viaggi, risate, delusioni, vittorie e tante soddisfazioni. In tanti anni di carriera il gruppo lucano, potentino, è riuscito a realizzare con una comunicazione leggera e tante volte ironica un momento di sano divertimento utilizzando molto bene anche la leva del paradosso e del nostro modo di essere “lucani”. I potentini Peppino Centola e Mario Ierace, compagni di scuola, a cui si è aggiunto Antonio Centolasono sono riusciti, con la semplicità che li contraddistingue, a raccogliere nel tempo consensi su tutti i palcoscenici italiani proponendosi all’interno del panorama del cabaret come sicura certezza per il futuro. Si ride con il giusto ritmo dove si ha bisogno di molto fiato per respirare perché i tempi comici sono troppo stretti. Da una semplice passione nel tempo insieme sono riusciti a portare la lucanità in tutta Italia ed anche in qualche tappa estera. Un collante importante li tiene ancora “in vita”: Probabilmente quello di aver saputo separare le rispettive vite private da quelle professionali. “Forse in 35 anni siamo andati a cena insieme (a parte quando si lavorava) non più di 4/5 volte. A 63 anni suonati possiamo dire che non ci siamo mai montati la testa, i piedi ben saldi a terra anche quando abbiamo cavalcato l’onda del successo TV”. Precisa Mario Ierace lo storico del gruppo. Tanti pezzi di vita, il quotidiano dei lucani con le anime rimaste sempre nella terra natia, ingredienti di un successo che da tempo corre più veloce di un freccia rossa con una puntualità delle risate su gag esilaranti. Un bagaglio di battute improvvisate che fanno ridere anche loro stessi che le recitano. Una eccellenza lucana che merita rispetto, attenzione e tanti applausi per essere un gruppo produttore di battute irresistibili, che hanno assimilato con naturalezza le tecniche teatrali dei giganti della comicità italiana, investendole nella rivisitazione umoristica della società globalizzata del terzo millennio. Sul palcoscenico un ingenuo finto e tante contraddizioni ben orchestrate in maniera semplice e diretta consentono allo spettatore di riflettere sul nostro modo di essere, in particolare di quello di essere lucani. La frase finale è: “Cosa vuoi più dalla vita……
Oreste Roberto Lanza
foto Anna Tchezhia – MUDÚ
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