C’è un grande buco nel mondo ora che non è più con noi. [Ma come avrebbe detto lui] guarda la ciambella e non il buco. È una bella giornata con un sole splendente e cielo blu dappertutto.
Con un post sui social, la famiglia ha annunciato la scomparsa di David Lynch, avvenuta a 78 anni, il 16 gennaio 2024. Da tempo combatteva con un grave enfisema polmonare che lui stesso aveva attribuito al fumo.
Ci sono registi che cambiano il modo in cui guardiamo i film. Poi ci sono registi che trasformano il modo in cui vediamo il mondo. David Lynch, con la sua estetica onirica, le sue storie conturbanti e il suo sguardo unico, appartiene a questa seconda categoria. Per il suo pubblico, Lynch non è stato solo un maestro del cinema, ma una guida creativa che ha profondamente influenzato il gusto e la formazione di milioni di cinefili e appassionati nel mondo. Attraverso la sua opera e la sua persona, Lynch ci lascia un’eredità che va oltre la settima arte, offrendoci spunti su come affrontare la creatività, la complessità dell’esistenza e la ricerca di un senso nelle cose.
David Lynch nasce il 2 gennaio 1946 a Missoula, in Montana. Dopo un’infanzia segnata dai frequenti traslochi a causa del lavoro del padre, si trasferisce a Boston per studiare arte, ma abbandona il corso dopo un anno. A 19 anni parte per l’Europa per studiare arte insieme ad artisti celebri, tra cui Oscar Kokoschka, ma deluso dall’esperienza torna negli Stati Uniti e si stabilisce a Philadelphia, si iscrive all’Academy of the Fine Arts e inizia a muovere i primi passi verso il cinema. Nel 1971 si trasferisce a Los Angeles, dove avvia la sua carriera cinematografica.
Dopo aver sperimentato con il cortometraggio, il debutto nel lungometraggio avviene con Eraserhead (1977), un film surrealista indipendente, realizzato nell’arco di 5 anni, che nonostante da principio venga giudicato impossibile da distribuire, diventa rapidamente un cult attirando l’attenzione di molti, tra i quali Stanley Kubrick che lo definirà il suo film preferito. Da quel momento, Lynch consolida la sua fama con capolavori come The Elephant Man (1980), Blue Velvet (1986) e Mulholland Drive (2001), che gli valgono tre candidature all’Oscar come miglior regista e il Prix de la mise en scène a Cannes per Mulholland Drive. Tra le sue opere più celebri figurano anche il romantico e oscuro Wild at Heart (1990), vincitore della Palma d’Oro a Cannes, e il biografico The Straight Story (1999), un’intensa parentesi intimista nella sua filmografia.
Altri lavori di rilievo includono il controverso Dune (1984), il cupo Lost Highway (1997) e l’ambizioso Inland Empire (2006), a conferma della sua costante ricerca sperimentale. Ha ricevuto inoltre il Leone d’oro alla carriera nel 2006 e il Premio Oscar alla carriera nel 2020. Sarà in grado di rivoluzionare anche il mondo della televisione con l’ideazione di Twin Peaks, a cui dobbiamo la fama e l’amore per la serialità ad oggi presente, capace di reinventare le produzioni destinate alla televisione e dando un taglio netto con il telefilm del passato.
David Lynch è stato però un artista multidisciplinare, un uomo capace di giocare con la creatività, di studiarla, capirla ed evolverla. Come pittore ha esposto le sue opere in diverse mostre personali, ad esempio, nel 2018, il Bonnefantenmuseum di Maastricht ha ospitato la più grande mostra museale di David Lynch, intitolata: Someone is in my House, presentando circa cinquecento opere tra dipinti, disegni e fotografie. Come musicista ha pubblicato diversi album e collaborazioni che evidenziano la versatilità di Lynch nel mondo musicale, spaziando dall’elettronica al blues, dal jazz sperimentale al pop ombroso, mantenendo sempre un approccio innovativo e distintivo. Il Lynch scrittore ci ha regalato viaggi introspettivi come In acque profonde (Catching the Big Fish) dove descrive i rapporti che intercorrono tra la sua arte e le sue esperienze di meditazione trascendentale.
La morte di David Lynch fa notizia sui principali network e media
Soprattutto, Lynch è stato un uomo che ha sempre scelto di seguire il proprio istinto, anche a costo di sembrare “strano” o incomprensibile. Questo aspetto umano di Lynch è cruciale per comprendere la sua eredità. È un esempio di come essere fedeli a sé stessi, alle proprie intuizioni e passioni, possa portare a risultati straordinari. Lynch ci insegna che non bisogna temere di esplorare i luoghi oscuri della mente o dell’anima; spesso, è lì che si trovano le verità più profonde.
Le idee sono simili a pesci, se vuoi prendere un pesce piccolo puoi restare nell’acqua bassa. Se vuoi prendere il pesce grosso devi scendere in acque profonde.
In un’industria spesso dominata da logiche commerciali e convenzioni, Lynch ha avuto il coraggio di seguire la sua strada, sfidando le regole e creando un cinema che non cercasse di compiacere, ma di interrogare. I suoi lavori ci mostrano che l’arte autentica non deve offrire risposte o sciogliere tutti i misteri. Al contrario, può essere un mezzo per esplorare le domande più profonde, per riflettere sulle complessità dell’esistenza e, soprattutto, per farci sentire più vivi.
Poiché la vita è molto complicata, anche ai film dovrebbe essere concesso di esserlo.
L’agenzia France Presse dà tempestivamente notizia della morte del filmmaker, che definisce maverick, un capo di bestiamo non marchiato.
Una delle lezioni più potenti che David Lynch ci lascia è il valore intrinseco del “perdersi”. Nei suoi film, i confini tra sogno e realtà si dissolvono, trasportandoci in territori incerti dove l’ignoto diventa il nostro unico compagno di viaggio. Questa dissolvenza non è solo narrativa, ma rispecchia profondamente il suo approccio alla creatività: abbracciare il caos, immergersi nell’oscurità e accogliere l’inatteso. Lynch ha spesso parlato dell’importanza di creare uno “spazio per sognare”, uno spazio libero da vincoli, in cui l’immaginazione può librarsi senza limiti. Che si tratti di pittura, scrittura o meditazione trascendentale, il regista ci invita a esplorare la bellezza dell’inaspettato e dell’incomprensibile. La creatività, secondo Lynch, non è mai un processo lineare; è piuttosto un’avventura, un tuffo nell’ignoto che ci restituisce la meraviglia del mondo con occhi nuovi.
Ecco perché dobbiamo molto all’artista che è stato David Lynch, perché è anche grazie a lui e alla sua visione del mondo se oggi amiamo e studiamo il Cinema, ed ecco come è riuscito, un artista che mai ha voluto far parte di un mainstream, ad essere amato e rispettato da tutto il mondo. A dimostrarlo anche i numerosi pensieri rivolti a lui dai suoi attori storici come Kyle MacLachlan e Naomi Watts, ma anche di colleghi registi come Steven Spielberg e Francis Ford Coppola e molti altri. Lynch ha avuto la straordinaria capacità di diventare un maestro anche per chi aveva una idea di cinema completamente diversa dalla sua, anche per chi il suo cinema non lo capiva o semplicemente non lo amava. Ci ha insegnato il coraggio di provarci senza la paura del giudizio, il coraggio di esprimerci liberamente e la voglia di indagare, di entrare nelle cose e di non fermarci alla superfice.
Ma il lascito di Lynch non si limita alla sua visione artistica. Il regista ha condiviso con il mondo una lezione profonda su come affrontare la vita stessa. Lynch ci insegna che la vita, come il cinema, non è un percorso prestabilito, ma un’esperienza da attraversare con curiosità e coraggio. I suoi film sono specchi dell’anima, che ci incoraggiano a confrontarci con le ombre e a scoprire la luce nascosta nell’inatteso. Praticante fedele della meditazione trascendentale per oltre quarant’anni, Lynch considerava questa disciplina non solo uno strumento di introspezione, ma anche una chiave per sbloccare il potenziale umano, liberare la mente e affrontare le sfide quotidiane con serenità e forza interiore.
In un mondo sempre più frenetico, alla costante ricerca di omologazione, Lynch si erge come un faro di unicità, calma e concentrazione. Ci invita a guardare dentro di noi, a trovare quell’equilibrio interiore da cui scaturisce la vera creatività. Questa filosofia non è un semplice consiglio per artisti, ma un monito universale per chiunque desideri affrontare la complessità della vita con autenticità e meraviglia. David Lynch ci lascia un’eredità che va oltre l’arte: un invito a sognare, esplorare e vivere in profondità.
Oggi indosso occhiali scuri perché sto guardando il futuro ed è molto luminoso.
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