Più volte ci è stato detto che avremmo dovuto far conoscere il nostro progetto. Più di una persona ha trovato che fosse bello e che desse motivi di speranza. A noi di “Nuovo Incanto” era sembrato finora che la nostra esperienza fosse troppo piccola per poter essere raccontata, che occorresse ancora tempo prima di offrire qualche risultato. Ora sentiamo che la generosa ospitalità di ytali è una buona occasione per una condivisione e qualche riflessione.
Nuovo Incanto-Cittadinanza attiva è un’associazione di promozione sociale fondata a Venezia nel settembre del 2021. L’associazione offre a minori stranieri non accompagnati tirocini della durata di sei mesi, presso botteghe artigianali di Venezia. Il tirocinio si affianca all’impegno scolastico dei ragazzi per l’ottenimento del diploma di terza media e li occupa per almeno venti ore a settimana.
Tutte le borse lavoro sono finanziate attraverso una sorta di azionariato popolare, cioè con libere sottoscrizioni di quote di 150 euro da parte di cittadini veneziani e non (abbiamo avuto adesioni da amici residenti in città, in provincia o in regione; ma anche a Roma, in Germania, in India). Ogni tirocinio costa complessivamente intorno ai 3.300 euro ed è quindi sostenuto da 22 donatori. Finora le esperienze finanziate sono state cinque e una sesta è appena iniziata. Quattro su cinque tirocini si sono svolti con successo e sono approdati ad un’assunzione con regolare contratto d’apprendistato.
Gli artigiani ospitanti non hanno alcun carico economico o burocratico per i primi sei mesi: ai tirocinanti va un assegno mensile di circa 420-460 euro (a seconda degli oneri assicurativi e infortunistici). Il nostro primo obiettivo è che i ragazzi possano giungere con un “tesoretto” al diciottesimo anno d’età, in cui avviene “lo sgancio”, cessa ogni sussidio pubblico e si fa urgente la ricerca di un alloggio e di un lavoro stabile. La nostra aspirazione più grande è di offrire loro una competenza lavorativa qualificata, spendibile ad ogni latitudine.
E tuttavia non siamo, non ci consideriamo e non vogliamo affatto essere un’agenzia di collocamento. Per comprendere la finalità del nostro operato, giova tornare al momento in cui “Nuovo Incanto” è nato: un momento recentissimo e che appare assai remoto (per un perverso gioco della nostra memoria immemore).
La pandemia da Covid-19 è stato un evento cruciale della storia recente. L’incalzare luttuoso degli eventi ha provocato comportamenti e dibattiti inediti. Ci ha costretti a riflessioni inaspettate e a nuove messe a punto ideali. Abbiamo vissuto tutti paure, lacerazioni e dubbi. Abbiamo sentito forte la riconoscenza verso chi operava (nel pubblico e nel privato) per garantire le basi della nostra sopravvivenza. Abbiamo anche creduto che la dura lezione potesse essere generatrice di nuove sensibilità, di una svolta nel nostro stare insieme e stare di fronte alla natura.
Ci è sembrato che le ferite create dal dramma collettivo richiedessero un’opera di ricucitura sociale, umile e paziente. Come gruppo di amici ci siamo dapprima uniti per garantire una sorta di “reddito di cittadinanza” ad una persona in difficoltà, senza lavoro e senza prospettive di averne uno nell’immediato. È stato facile, spontaneo, rapido: una risposta che ci è sembrata dovuta, di fronte alle tante sofferenze e alle ingiustizie che la nuova situazione stava determinando.
Per replicare l’esperienza e arricchirla di contenuti non solo assistenziali, abbiamo intuito di doverci costituire in associazione. Occorreva compiere un salto qualitativo e stabilire contatti strategici. “Nuovo Incanto” ha allacciato un rapporto privilegiato con Confartigianato Venezia, che ha creduto fin da subito nel progetto e ha svolto un ruolo essenziale nella ricerca delle aziende ospitanti. Abbiamo cercato e facilmente ottenuto l’appoggio del Servizio Infanzia e Adolescenza del Comune di Venezia, che ci segnala i minori stranieri non accompagnati in grado di affrontare il percorso formativo da noi proposto. Un terzo interlocutore è rappresentato dalla Cooperativa Coges-Don Milani di Mestre, che ha ospitato alcuni dei nostri tirocinanti e che ci fornisce l’assistenza amministrativa per la stipula dei contratti e per gli adempimenti di legge. Ma nella logica delle reti, i nodi via via si moltiplicano, inglobando altre realtà associative o gruppi informali d’aiuto (come quello delle “Famiglie accoglienti”, che opera a Venezia e Mestre e nei comuni limitrofi). Ci si unisce per affinità di vedute, per condivisione di obiettivi, per contatti tra amici. È un processo lento e costante, non privo di gratificazioni.
Anche noi nel nostro piccolo, consapevoli della complessità economica e sociale entro la quale ci muoviamo, consapevoli dei limiti del nostro progetto (limiti economici, geografici, quantitativi) coltiviamo l’ambizione di promuovere una nuova forma di socialità, che unisce generazioni diverse, nazionalità distanti (i nostri ragazzi provengono dalla Guinea Conakry, dal Pakistan, dal Marocco, dall’Egitto), esperienze di vita lontane.
Le botteghe artigiane sono al centro di questo progetto: valorizzarle significa dal nostro punto di vista ricordare che sono state fucine di talenti nel passato e scuole di vita per molte generazioni. Il nome dell’associazione è un omaggio agli artisti e agli artigiani che con la loro sapienza hanno fatto di Venezia quell’incanto di bellezza che tutti noi amiamo. Il nome riprende anche un’antica pratica di promozione dei commerci varata dal Senato veneziano, con la quale si mettevano all’incanto le galee da affidare a privati, affinché le sfruttassero per un solo viaggio. L’aggiudicatario dell’asta (dell’incanto), denominato “patrono”, condivideva con i suoi soci (chiamati “parzenevoli”) i rischi e i vantaggi dell’impresa. È per questo che nel nostro gergo associativo ogni tirocinio è considerato una “nave” e i sottoscrittori di ciascuna nave sono i nostri “parzenevoli”.
È così che ogni viaggio ci vede (come “per incantamento”) tutti a bordo (artigiani, apprendisti, sostenitori del progetto) verso un approdo comune: che non è necessariamente un posto di lavoro stabile o una professione per tutta la vita, ma la condivisione di esperienze, di conoscenza reciproca, di legami affettivi, che vanno oltre la logica pura dell’interesse e dell’investimento. È “la nostra parte di ricchezza” che ci siamo ritagliati in questi anni. Una ricchezza che ci viene dall’impressione di fare un’attività piccola, curata, attenta ai particolari, che cresce di esperienza in esperienza: un’attività di solidarietà in qualche modo improntata ai valori dell’artigianato.
L’articolo “Nuovo incanto”. Tutto il sostegno che serve proviene da ytali..