TikTok, la popolare piattaforma di social media acquisita nel 2017 dal colosso cinese ByteDance, è recentemente finita al centro di una controversia relativa al ban voluto dalle autorità statunitensi. Il blocco dell’applicazione, in principio sostenuto da Donald Trump nel 2020, è presto divenuto una battaglia ereditata dall’amministrazione Biden ed esacerbatasi negli ultimi mesi in relazione alla legge nota come Protecting Americans from Foreign Adversary Applications Act.
Il 18 gennaio 2025, alle 22.30, ora della costa orientale degli Stati Uniti, ha avuto inizio il blocco di TikTok da parte delle autorità statunitensi. Il fantasma del ban – ufficialmente previsto per il 19 gennaio, alla vigilia dell’insediamento di Donald Trump come 47° Presidente degli Stati Uniti d’America – aleggiava da tempo: si tratterebbe solo dell’ultimo capitolo di una lunga serie di polemiche legate all’utilizzo della piattaforma, da anni al centro di interrogativi relativi alla sicurezza informatica, all’impiego dei dati personali degli utenti statunitensi nonché alla presunta diffusione di propaganda filo-cinese.
Il provvedimento, relativo anche ad altre applicazioni di ByteDance, tra cui CapCut, si è rivelato ben presto un falso allarme. Dopo solo dodici ore, TikTok ha riaperto accogliendo gli utenti con un messaggio di ringraziamento direttamente rivolto a Donald Trump:
Bentornati! Grazie per la vostra pazienza e il vostro sostegno. Grazie all’impegno del Presidente Trump, TikTok è tornato negli Stati Uniti! Potete continuare a creare, condividere e scoprire tutte le cose che ami su TikTok.
All’avviso si aggiunge il comunicato su X da parte del CEO Shou Zi Chew:
D’intesa con i nostri provider, TikTok è in procinto di ripristinare il servizio. Ringraziamo il Presidente Trump per aver fornito la necessaria chiarezza e garanzia ai nostri provider che non subiranno alcuna sanzione fornendo TikTok a oltre 170 milioni di americani e consentendo a oltre sette milioni di piccole imprese di prosperare. È una forte presa di posizione a favore del Primo Emendamento e contro la censura arbitraria. Collaboreremo con il Presidente Trump per una soluzione a lungo termine che mantenga TikTok negli Stati Uniti.
Il riferimento dell’amministratore delegato riguarda la penale di cinquemila dollari previsto per ciascun utente che fosse riuscito a utilizzare il social a seguito del blocco, ma soprattutto al Primo Emendamento, richiamando la libertà d’espressione di oltre 170 milioni di utenti statunitensi.
Prima ancora del 19 gennaio numerosi utenti avevano iniziato a trasferirsi su RedNote, applicazione cinese fondata nel 2013 la cui trascrizione fonetica dal mandarino – Xiaohongshu, “piccolo libretto rosso” – richiama direttamente Mao Zedong.
Lo stesso utilizzo di RedNote non sarebbe apparso privo di rischi, considerando come la Protecting Americans from Foreign Adversary Applications Act stabilisca il blocco di qualsiasi altra applicazione «controllata da avversari stranieri». Di fatto si tratterebbe di un cambiamento in direzione univoca, considerando come l’alternativa a Xiaohongshu, Lemon8 – dedicata alla creazione di contenuti maggiormente approfonditi e accurati attraverso l’utilizzo di gallerie fotografiche accompagnate da testi – sia ugualmente gestita da ByteDance.
TikTok, nato come Musical.ly nel 2016 e conosciuto in Cina come Douyin, è una piattaforma basata sulla condivisione di brevi video verticali che permette agli utenti di esprimere la propria creatività attraverso contenuti di diversa tipologia. Il social ha registrato una crescita esponenziale divenendo rapidamente una delle applicazioni più scaricate ed utilizzate al mondo: promuovendo la partecipazione e l’interazione, consentendo la collaborazione fra diversi utenti attraverso duetti, remix e risposte video, TikTok è stato in grado di far emergere contenuti virali anche da parte di utenti privi di una grande base di follower, divenendo una piattaforma democratica in grado di rispondere alle esigenze più diverse.
Di facile utilizzo, il successo di TikTok è in gran parte dovuto all’efficacia del suo algoritmo, in grado di suggerire contenuti pertinenti e coinvolgenti a ciascun utente. A differenza di altre piattaforme social, dove l’interazione con amici stretti e familiari è preminente, il social cinese sposta la propria attenzione al contenuto, dando visibilità a video in grado di allinearsi ai più svariati interessi dell’utente, anche se provenienti da persone sconosciute. Questo modello aiuta a creare un’esperienza ad alta interazione nonché la scoperta continua di nuovi contenuti.
Inizialmente si trattava soprattutto di balletti, lip-sync e creazione di edit – montaggi video in grado di esaltare clippre-esistenti, spesso focalizzati su un determinato personaggio. Tuttavia, è stato soprattutto durante la pandemia di Covid19 che la cultura del trend e la partecipazione collettiva hanno raggiunto livelli senza precedenti, permettendo a TikTok di farsi strada in diversi paesi, superando differenze culturali e barriere linguistiche.
Non si tratta esclusivamente di contenuti personalizzati e micro-nicchie: TikTok nel corso degli ultimi anni è divenuto parte integrante della propaganda politica di diversi paesi, amplificando la propria importanza.
L’utilizzo politico del social è strettamente connesso all’efficacia dell’algoritmo, di fatto evidenziandone i rischi: l’alta personalizzazione dei contenuti rischia di limitare l’esposizione degli utenti a idee politiche divergenti, alimentando la polarizzazione e il dualismo ideologico. Tali fenomeni rispondono alle definizioni di Filter Bubble – quando le informazioni a cui un utente ha accesso vengono filtrate in base alle sue preferenze, – ed Eco Chamber – per cui i nostri pensieri e le nostre opinioni vanno amplificandosi in prossimità di contenuti simili.
Pur rischiosi. data la possibilità di generare una formazione politica passiva degli utenti, questi fenomeni hanno favorito la crescita online dei partiti politici. Celebre il caso tedesco: nel corso del 2024 il partito di estrema destra tedesca, Alternative Für Deutschland, si è servito di TikTok e di un trend virale in cui il ritornello della canzone del dj italiano Gigi D’Agostino Bla Bla Bla, uscita nel 1999, viene storpiato in «AfD Deutschland braucht die AfD, nur die AfD»: «la Germania ha bisogno di AfD, solo di AfD». Il trend, a cui hanno partecipato soprattutto giovani donne, ha permesso al partito di ottenere grande visibilità e divenire un’opzione sempre più attraente per l’elettorato under 25.
Lo stesso dietrofront di Donald Trump rispetto al blocco proposto nel 2020 rivela l’utilizzo opportunistico del social: nei giorni antecedenti l’insediamento ha espresso gratitudine nei confronti della comunità TikTok sua sostenitrice e creatrice di contenuti in grado di trasmettere i valori del partito repubblicano. La stessa contrapposizione tra The Donald e Kamala Harris nel corso della campagna elettorale è stata in gran parte svolta su TikTok. A seguito dell’uscita dell’album BRAT della cantante britannica Charlie XCX e al passo indietro di Joe Biden nel corso dell’estate 2024, la pagina ufficiale di X dedicata alla campagna di Harris è stata rebrandizzata seguendo i crismi della Brat Summer: l’immagine di copertina, con la scritta «Kamala HQ» su sfondo verde acido in un font simile all’Helvetica, riprende in maniera evidente la copertina dell’album. La conferma è arrivata direttamente dalla stessa Charlie XCX con un tweet: «Kamala IS brat».
Il rebranding estivo di X si inserisce in un più ampio tentativo di costruire un immaginario brat legato alla figura di Harris. Il termine, traducibile come “mocciosa”, “monella” o “marmocchia”, si lega a un’estetica precisa: acida, disinibita e fortemente connessa alla leggerezza della Gen Z. Impossibile quantificare i numerosi edit TikTok dedicati ad Harris, ritratta su uno sfondo verde acido con la canzone 365 in sottofondo, mentre pronuncia una delle sue frasi più celebri sul social: «You think you just fell out of a coconut tree?», espressione utilizzata per indicare ingenuità e mancanza di consapevolezza.
Quest’ultimo esempio delinea la capacità di TikTok di offrire contenuti allettanti, provocatori e carismatici, nonché la possibilità idealizzare la personalità politica d’interesse. L’utilizzo di trend virali va sostituendosi ai classici slogan, creando fidelizzazione e riconoscimento tra follower, i quali hanno la possibilità di re-postare video di altri utenti nella loro pagina personale.
D’altra parte, il controverso blocco della piattaforma e il successivo dietrofront da parte di Donald Trump, apparentemente al fine di preservare la libertà d’espressione dei cittadini americani, non fa che accentuare il conflitto tra i benefici immediati della comunicazione politica social e le implicazioni a lungo termine per la democrazia e la sicurezza nazionale. L’equilibrio tra libertà d’espressione e manipolazione sarà un tema cruciale nei prossimi quattro anni, mentre le istituzioni cercano di regolamentare le relazioni con la compagnia cinese.
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