Sembra fatto apposta, e invece no. In una domenica bestiale per il volley tricolore, quella del 9 febbraio 2025, giornata di finali di Coppa Italia in Serie A1 e Serie A2 femminile e di attesissimi match in Superlega (8^ giornata di ritorno), la nostra amata pallavolo spegne 130 candeline. Tanti sono gli anni trascorsi da quando questo sport è stato inventato a Holyoke nel Masschussets (USA) con il nome originario di “mintonette”. Chi a scuola, chi in spiaggia, chi al parco, chi per professione, a pallavolo ci abbiamo giocato praticamente tutti e, anche se saranno in molti a non volerlo ammettere, questo è lo sport di squadra per antonomasia. Per noi, ovviamente, il più bello del mondo.
Uno sport che in Italia ha vissuto una stagione d’oro a cavallo tra gli Anni ’80 e ’90 e che nell’ultimo decennio è tornato prepotentemente alla ribalta grazie a nuovi campioni e campionesse che hanno riacceso il sacro fuoco in un numero sempre crescente di appassionati. Non solo nel Bel Paese, però, la pallavolo è letteralmente esplosa come fenomeno globale. Tanto per dire, oggi si contano oltre 800 milioni di praticanti in tutto il mondo e si prevede che la cosiddetta “volleyball industry” registrerà un boom di fatturato entro il 2030 superando quota 500 milioni di ricavi e raddoppiando quasi le proprie entrate rispetto a tre anni fa. Altro indicatore del fenomeno sono ovviamente i social network, e allora basti pensare che solo su Instagram e Facebook l’hashtag #volleyball conta oltre 13 milioni di post pubblicati, mentre su Youtube ci sono più di un milione di video con la stessa mention.
Come descrivere, dunque, uno sport come la pallavolo, uno dei pochi in grado di veicolare anche, se non soprattutto, così tanti messaggi positivi al giorno d’oggi? Forse le parole giuste le ha trovate di recente Alessandra Marzari, numero uno del Consorzio Vero Volley: “Amore e condivisione, inclusione e senso di responsabilità, ci sono diverse parole per definire una disciplina sportiva come la pallavolo, la quale si è evoluta nel corso della sua storia, abbracciando persino fattori chiave della contemporaneità come l’innovazione e la sostenibilità. Pensare al fatto che lo sport di cui siamo innamorati spenga 130 candeline mi emoziona parecchio”.
“È importante oggi che la pallavolo diventi un esempio, sia come sport, sia come industria economica con capacità manageriale nei suoi addetti ai lavori. Ma soprattutto che l’attività sportiva giovanile venga sempre di più considerata rilevante come strumento di impatto sociale: prevenzione sanitaria, educazione agli stili di vita, supporto contro le dipendenze e i comportamenti a rischio, solo per citare alcuni esempi. Il valore educativo dello sport, a livello media, istituzionale e aziendale deve essere percepito sempre di più come centrale strumento di creazione delle fondamentali abilità di vita tra i giovani e i giovanissimi”.
LA STORIA DELLA PALLAVOLO
La storia della pallavolo inizia il 9 febbraio del 1895, giorno in cui a Holyoke, città dello stato del Massachusetts, l’insegnante di educazione fisica William G. Morgan crea un nuovo gioco denominato “mintonette” che, come specificato da World of Volley, era una combinazione di badminton e basket e veniva considerato un passatempo da praticare preferibilmente al chiuso.
Un anno più tardi fu Alfred Halstead, docente dell’odierno Springfield College, allora denominato YMCA Training School, a cambiare il nome della disciplina in “volley ball”, ovvero due parole separate per far capire che il gioco era basato sull’atto di colpire (to volley) la palla (ball) prima che cadesse a terra. Ma non è tutto perché sempre nel 1896, sempre presso il medesimo College, ci fu anche la prima partita di pallavolo della storia sotto forma di esibizione.
Le regole più bizzarre dell’epoca? Nessun limite in termini di tocchi palla su ciascun lato del campo, oggi sono 3, e, soprattutto, era consentito un secondo servizio in caso di errore al primo tentativo. Dopo questo primo vero assaggio di storia si passa direttamente al Novecento e, nello specifico, al 1916: durante una partita nelle Filippine furono coniati i termini “set” e “spike”. Mentre 4 anni più tardi venne stabilito che ogni squadra poteva toccare la palla al massimo 3 volte per azione. Questo “change” fu determinante per conferire ancora più slancio e spettacolarità si singoli match. Restando sulla stessa lunghezza d’onda, furono determinanti anche le truppe americane che, negli anni della prima guerra mondiale, portarono il gioco in Europa per distrarsi e divertirsi nei pochi momenti di svago e condivisero la passione proprio con i cittadini del Vecchio Continente. L’influenza statunitense fu, quindi, determinante per la fondazione della Federation International de Volleyball e la successiva ufficializzazione del volley ball in quanto sport. I due termini divennero poi uno solo e così nacque la dicitura “volleyball” nel 1952.
Altre date fondamentali da ricordare per quanto riguarda la storia della pallavolo? Sicuramente il 1964, ovvero l’annata in cui la pallavolo fu giocata per la prima volta alle Olimpiadi, e il 1998, perché furono introdotti i palloni colorati al fine di aiutare gli spettatori a seguire meglio le partite alla TV, e persino il ruolo di libero, ovvero il giocatore specializzato nel fondamentale della ricezione.
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