Tempo di lettura: 3 minuti
Pare che il Capo della maggiore banca italiana sia figlio di una andriese e di un siciliano; Unicredit che ingloba in se o acquisisce banche senza pagare un euro ci dicono essere guidato da un siciliano; la già fallimentare Montepaschi è guidata nella sua rinascita da un potentino; il mondo dello spettacolo è da sempre occupato da meridionali; le Istituzioni italiane sono rappresentate per tutto il futuro prevedibile -ed ormai da un decennio- da un siciliano,…è la conquista dell’Italia unita da parte degli eredi dell’antico regno borbonico? Sono persone che hanno saputo primeggiare dentro una logica prettamente nordica competitiva, efficientista, mondialista che si insegna nelle Università ispirate da quella cultura. Come mai nessuno è riuscito ad includere nel proprio impegno anche quello di rilanciare il sud? Semplicemente perché non hanno e non vedono una idea unificante meridionale…l’dea efficientista nordica appare l’unica esistente e l’unica, appunto, efficiente e quindi vincente in un mondo interconnesso. Il sud sembra essere solo una espressione geografica, fuori dall’attualità.Inoltre si sostiene l’immagine di meridionale malavitoso e spietato proprio per offuscarne il valore e enfatizzare quello evidentemente declinante del sistema tecnocratico nordista sedicente liberale e che liberale certamente non è. In realtà quella nordica non è l’unica chance esistente; esistono altre logiche come quella collaborativa meridionale che certamente non viene rappresentata nelle Università blasonate ed autoreferenziali del nord ma che offre una vita meno spietata, più inclusiva, non divora l’ambiente, e sul piano sistemico e collettivo è CERTAMENTE molto più efficiente di quella individualista e quindi egoistica del nord. Non è possibile apprenderla e abbracciarla semplicemente perché non è rappresentata con la dovuta enfasi e autorevolezza mediatica anche se è viva e operativa in tutto il sud e non solo. Serve un filosofo di grido che descriva e spieghi questa realtà. Il solo fatto che i meridionali vengono individuati come geograficamente sud di altro comporta che non se ne è individuata una identità specifica con un proprio valore culturale credibile…anche se nei fatti, c’è. Ecco perchè il Sud d’Italia andrebbe individuato con un suo nome non solo in funzione della propria posizione geografica rispetto a quella di altri ma della propria collocazione culturale nel più grande mondo contemporaneo. Mediterranea o Mediterrania può essere un nome che evochi e rappresenti assieme a una collocazione geografica precisa e mediana dell’incontro tra tre continenti e luogo di passaggio e approdo per gli altri, anche ed essenzialmente un luogo meramente ideale di origine e crescita mirabile di molte culture occidentali che hanno anche funto da imprescindibile complemento per tutte le altre. Questa condizione universalistica della nostra sensibilità e cultura ha in se sia l’elemento umano (che di per se non può essere che universale) che quello efficientista proprio di culture che hanno creato la modernità. Modernità ed efficientismo attuali che sono ispiratori del modello nordista ma che hanno tradito i valori di origine: la foga consumistica ha divorato ambiente e paesaggio, cultura e vivibilità, socialità e sostenibilità anche anagrafica portando ad un sistema che per perseguire una efficienza tecnica fine a se stessa e quindi evidentemente disumana se non antiumana, produce esclusi e un consumo scadente ed effimero ed ambienticida. Serve ben altro che si sostituisca a questa simil cultura nordica e che costituisca alternativa visibile e credibile all’attuale dittatura del nordismo; dittatura del nordismo molto ben compendiata dalla dittatura del nulla o del virtuale (come può essere la finanza), dell’immagine e della autoreferenzialità sul nulla di una società slegata dai propri dittatori e lacerata al proprio interno e totalmente priva di un senso condiviso che delinei il proprio futuro. E che quindi non credendo in se stessa si suicida dolcemente e lentamente ma progressivamente con la denatalità. È evidente che quest’ultimo è un sistema che non reggerà anche se è evidente che è molto più comodo oggi essere capo di una grande banca bell’è fatta o di uno stato di sessanta milioni di persone che di un improbabile futuro rinato Regno delle due Sicilie. Ecco che le menti migliori vanno alla conquista dei conquistatori dei secoli scorsi e sono i più bravi a spogliare il sud -meglio detto Mediterranea- di ogni risorsa di quanto molto più brutalmente è stato fatto nella seconda metà del diciannovesimo secolo da sabaudi e garibaldini. Quindi subiamo una brutalità raffinata ma ancor più vorace di allora che altro non è che una versione più sofisticata e meglio rappresentata della tribalità originaria delle popolazioni valligiane e nordeuropee. Popolazioni che hanno trovato nel loro Sud -cioè nella nostra latinità- valori come la democrazia, il diritto di sempre e per sempre, la socialità includente delle piccole comunità, il pensiero libero, la feconda alacrità delle piccole imprese….che li hanno civilizzati almeno apparentemente e parzialmente. Oggi è nuovamente il turno del Sud, di Mediterranea, della sua umanità, della sua efficienza antitecnocratica, del suo universalismo culturale e storico, della sua economia reale dolcemente meritocratica, del recupero della famiglia magari allargata ed inclusiva, dello stato leggero e amico, della fede in se stessi e nel magistero dei vecchi sapienti.
Canio Trione
L’articolo I meridionali alla conquista del resto del mondo proviene da LSD Magazine.