![Il prezzo della perfezione è la nostra autenticità?](https://www.borderline24.com/wp-content/uploads/2024/12/600_500_banner_hcv.jpg)
Perfetti ma finti.
È questo il compromesso che oggi siamo disposti ad accettare per sentirci soddisfatti di noi stessi.
Il prezzo della perfezione è la nostra autenticità.
Ma alla fine siamo davvero soddisfatti?
Se da un lato abbiamo assistito alla scomparsa dei filtri tradizionali su Instagram, dall’altro una nuova app sta conquistando il cuore di milioni di utenti: “Remini”.
Una moda che sta prendendo piede e che, tra dubbi e paradossi, sta influenzando fortemente il nostro rapporto con la tecnologia e la percezione di sé.
Quando Instagram ha annunciato di voler rimuovere i filtri che alteravano drasticamente i volti degli utenti, ci siamo chiesti quale direzione avrebbe preso il social, come si sarebbe comportato chi alla realtà, preferiva un viso levigato e senza imperfezioni, chi quell’”auto-inganno” lo utilizzava per sé ma anche per tutti i propri followers.
La risposta non ha tardato ad arrivare e, eliminato un modo, subito se ne è inventato un altro. Semplice, più del previsto.
“Remini” utilizza l’intelligenza artificiale per migliorare l’aspetto delle immagini, per rendere i volti più scolpiti, la pelle perfetta, e ogni dettaglio più nitido. Quasi come un’app per “diventare modelli”. Le foto che si ottengono con sono perfette, estremamente perfette ma estremamente finte.
Pose identiche, abiti da business man/woman, capelli cotonati, sorrisi finti. L’opposto della nostra realtà.
Eppure, queste foto ci piacciono. Le carichiamo sui social, ne siamo entusiasti, e continuiamo a modificarle in modo da sembrare qualcuno che non siamo. Ma perché lo facciamo?
Una delle ragioni che ci spinge a utilizzare app come “Remini” è, senza dubbio, il boost di autostima che essa ci dà. In un mondo in cui il confronto sociale avviene quotidianamente e incessantemente, l’app risponde al nostro bisogno di essere accettati, apprezzati, sentirci e vederci più affascinanti, più attraenti.
Sfugge però il concetto che la bellezza è autenticità e forse anche imperfezione.
E se la tecnologia ci permette di sembrare perfetti, il vero lavoro che dovremmo fare è imparare ad apprezzare la nostra unicità e senza paura, mostrarci per quello che davvero siamo.
Possiamo perciò decidere se continuare a vivere in un mondo dove siamo tutti fotocopie perfette e omologate oppure riconoscerci e valorizzarci in tutte le nostre sfumature e imperfezioni. A noi la scelta.
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