Epilogo
Non manterrò la promessa. Ho lasciato passare troppo tempo per mantenerla. Sarebbe ancora possibile mantenerla, ma sarebbe complicato, laborioso e alla fin fine gioverebbe poco al professore e a quel piccolo nucleo dei suoi fedeli adepti cui promise che a distanza di anni si sarebbe fatto vivo. Ne sono passati troppi di anni. Né loro potrebbero ricordarsi di me, né io riconoscerli. Era già capitato che ne incontrassi qualcuno dei miei discepoli alunni di Mestre Marghera e che mi fermasse e mi salutasse dicendo …
Professore sono … Non si ricorda di me?
Ma certo che mi ricordo …
Non era vero perché loro cambiarono con gli anni assai più di quanto io non fossi cambiato allora. Adesso poi sarebbe impossibile anche per loro riconoscermi. Sono troppo cambiato e troppe cose sono cambiate da allora e il cambiamento in fieri che ci sta travolgendo è tale che mai si potrà dire se sarà stato un bene o un male, finché dura e continua a durare. Tutto cambia ora a una velocità imprevista, che di questo si tratta come bene intese Virilio.
Soddisfare l’impegno comporterebbe l’addentrarsi nelle reali soffitte del passato, che stanno da una parte e dall’altra della mia casa di montagna nella cuspide della soffitta dove più spesso dormo e studio. Dalle due finestrine miro le montagne, la neve che cade d’ inverno e sopra la testa mi rimbomba la pioggia che sento quando cade crepitare sul tetto restaurato di lamiera e nel silenzio della notte ancora indovino nell’intercapedine i graffi di qualche ghiro clandestino o di un topo non di biblioteca intrappolato. Intorno mi stringono i miei libri adorati, le rare opere di Medicina e Psicologia, raccolte nel corso degli anni e l’edizione di Berna in ottavo dell’adorata Enciclopedia del Diderot d’ Alembert nello scaffale sopra la testa. Da una parte e dall’altra dell’acme del timpano di fianco alle finestre si aprono nel legno che fodera la soffitta due porte sul sottotetto che costringono a incurvarsi chi entra. Lì stanno accumulati documenti, libri e oggetti che si destinano oramai ai trafugatori di tombe, agli eredi o ai rivendicoli che faranno piazza pulita dei ricordi degli altri.
Non ci stanno tesori preziosi, nulla di importante tra i detriti di una vita. Le anime non hanno spazio per le cose in quel solo punto residuo che rimane loro del Dio che è ovunque. Lascerò le cose come sono e dove stanno cioè nella soffitta. E pertanto non vale la pena né di ricercare né di trovare. In quella soffitta ci sta tutto sia la vergogna che la promessa. A chi può interessare l’anima divisa di un professore che ha accumulato in pari tempo gravami didattici e ammennicoli erotici. La soffitta è più protetta della tomba di Tutankhamon. Nessuno la violerà sottraendole i contenuti preziosi perché a nessuno può veramente importare che da qualche parte, in un qualche raccoglitore o faldone si possa trovare una busta arancione con dentro i nomi e gli indirizzi e i francobolli per la spedizione postale e le poche lire versate da alcuni dei suoi alunni di Marghera perché il professore passati molti anni li richiamasse a sé per rinsaldare quel patto con lui da qualche parte.
L’articolo Il prof. meraviglioso proviene da ytali..