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Le guide ufficiali del Parco Nazionale del Pollino lanciano l’allarme: sono passati quasi due anni senza un Presidente. Qualche giorno fa una riunione sollecitata dal sindaco di Lungro, in provincia di Cosenza, Carmine Ferraro composta di sindaci dell’area protetta, la più grande d’Italia, 192 565 ettari, di cui 88 650 nel versante lucano e 103 915 in quello calabro, hanno anch’essi manifestato la necessità di avere nell’immediato un Presidente al fine di rilanciare e garantire un ruolo attivo e funzionale al Parco. Insomma le fibrillazioni sono molte alte e continue tutti alla ricerca del successore di Domenico Pappaterra che dal 10 febbraio 2023, due anni esatti, non riveste l’incarico. Da quando l’allora ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con una nota della Direzione Generale Patrimonio Naturalistico e Mare comunicò a Domenico Pappaterra la sua decadenza fondandola su una interpretazione delle norme in materia di proroga della carica degli organi in scadenza approvate dal Parlamento per garantire la programmazione degli interventi del PNRR nelle Aree Protette (art. 64 ter del D.L. m. 77/2021).
Dopo due anni ci siamo intrattenuti proprio con l’ex Presidente Pappaterra per una osservazione in merito a questa attuale situazione
“Faccio una premessa. Per due anni dalla mia rimozione ho mantenuto un profilo di assoluta riservatezza non avendo voluto in alcun modo dare adito a dichiarazioni che potessero essere lette come animate da rancore o altro. L’altra sera su invito del sindaco di Lungro e alla presenza di una ventina di amministratori dei comuni del parco per la prima volta ho espresso il mio pensiero forte di un’unica preoccupazione. il Parco del Pollino che aveva raggiunto traguardi di livello nazionale ed internazionale che tra i primi parchi aveva conseguito la carta europea del turismo sostenibile e due riconoscimenti come patrimonio Unesco per la rete dei Geoparchi e per le faggete vetuste è completamente sparito dall’orizzonte”.
Il dopo si chiama Presidente facenti funzioni per due anni
Lungi da me l’idea di caricare di responsabilità il Presidente facente funzione del consiglio direttivo che opera in una condizione di assoluta difficoltà politica e istituzionale, ma non posso non sottolineare l’inerzia e la totale indifferenza del Ministero dell’Ambiente e delle due regioni che il giorno dopo la mia rimozione avevano il dovere e l’obbligo di indicare un nuovo Presidente. Così non è stato e ormai la lettura che tutti danno che al Parco era solo necessario eliminare un ingombro politico”.
La notizia che nei giorni scorsi vi è stato una riunione a Lungro di tutti i sindaci del territorio?
“All’assemblea dei sindaci all’unanimità abbiamo tutti convenuti su un profilo che deve essere riconducibile ad un uomo o donna del territorio che abbia accumulato o una forte esperienza amministrativa o sia espressione del mondo associazionistico molto presente e radicato nel territorio del parco. Sotto la mia guida credo che l’obiettivo principale raggiunto sia stato quello di unificare i due versanti regionali. Ed oggi nel mondo il Pollino è riconosciuto senza più distinzione”.
Però l’occasione su cui si discute ampiamente è quella di fare una scelta diversa dal solito. Un lucano alla Presidenza.
“Certo dopo venti cinque anni di presidenti calabresi sarebbe legittima da parte della regione Basilicata la rivendicazione di un presidente lucano”.
Il tema è forte i problemi anche. Molti i nodi al pettine: l’approvazione definitiva del Piano del Parco (per la sola Basilicata), la gestione delle infrastrutture viarie nei comuni, gli incentivi al turismo, il supporto ai Carabinieri Forestali con un organico ridotto e il caso della Centrale del Mercure. Necessario e urgente la nomina di un Presidente.
Su questo il sindaco di Francavilla in Sinni Romano Cupparo è pienamente d’accordo
“E’ necessario trovare un accordo per far venire meno una situazione di incertezza che dura da due anni. Importante è che il Parco Nazionale del Pollino continui ad avere un ruolo importante sia per la Basilicata e la Calabria. Pur sapendo che la questione è prettamente ministeriale il momento sarebbe l’occasione, per valorizzare un principio di alternanza. Del resto dal 1990 questa circostanza non si è mai verificata. Con grande spirito di collaborazione e di reciproco impegno sarebbe interessante avere un presidente lucano”.
Oreste Roberto Lanza
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