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Pronti, via. Inizia lo spettacolo musicale più significativo, forse, dell’anno e tutti a farsi le solite domande: “Chi sa come sarà? Chi lo vincerà. Una sola serata quella della curiosità, poi tutte le altre, ben cinque, a trovare qualche film con più emozione e passione per poi far ritorno nelle ore finali dell’ultima giornata ma solo per sapere chi ha vinto. La domanda seria e concreta resta : Sanremo è ancora un palco importante?’. E’ il luogo autentico dove la canzone italiana ritrova se stessa? Dove i suoni sono autentici e non accozzaglie di rumori e dove i testi guardano alla bellezza, all’ottimismo indicando la via pulita di una giornata tranquilla di serenità?. La verità che sono finiti i poeti di una volta che con le parole risvegliavano suoni meravigliosi oggi al contrario si cercano suoni autentici per risvegliare buone parole e pensieri. Ma in cascina non se ne trovano più. Sanremo è diventata una spugna che a fatica cerca di raccogliere quello che si trova nelle piazze e nelle città ma a far di conto sono le grandi case discografiche per non dire altro che con numeri alla mano, probabilmente indicano i posti regali della finale. Insomma si avverte il desiderio di ascoltare buone melodie ma soprattutto testi buoni emozionanti e soprattutto con richiamo non alla solita protesta, al pessimismo e alle favole rivoluzionarie, ma semplicemente un richiamo ad un vivere normale ed essenziale. Un Sanremo che tante volte porta a richiamare quel pensiero di Ennio Flaiano: “Non ho mai visto niente di più anchilosato, rabberciato, futile, vanitoso, lercio e interessato”. Ne è passato di tempo da questo pensiero, sembra che Flaiano sia ancora in prima fila a lamentarsi che nulla è cambiato. Un festival come una passerella con qualche buona risata, qualche improvvisazione, alcune volte fatta bene altre no, qualcuno poi si spoglia, qualche buona parolaccia e alla fine noi italiani che viviamo di contemporaneità fra qualche anno non ricorderemo ne la canzone, ne l’autore e perfino, il cantante. Del resto alla fine quello che resterà come vera attrazione sarà la nostalgia di quei Sanremi di un Italia spensierata dove le guerre erano solo dei sogni e dove la canzone vera accompagna la vita di una generazione tanto che fischiettandola riportava tutti a quell’innocenza infantile che oggi ricerchiamo con desiderio estremo. Eppure quando nacque il 29 gennaio del 1951 il Festival della canzone italiana aveva un solo obiettivo: Fare famiglia.
Oreste Roberto Lanza
L’articolo Perché Sanremo e Sanremo? proviene da LSD Magazine.