
Delitto di Garlasco, Alberto Stasi: “Ho fiducia nella giustizia per Chiara”
Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi e detenuto nel carcere di Bollate da 10 anni, non chiederà per il momento la revisione del processo: lo afferma uno dei suoi legali all’indomani della notizia della riapertura delle indagini sul delitto di Garlasco. La legale Giada Bocellari, infatti, ha dichiarato all’Ansa che il suo assistito ha “fiducia che sia fatta piena luce, fiducia nella verità e nella giustizia soprattutto per Chiara. Alberto è molto razionale, ormai ha praticamente scontato la sua pena ed è fiducioso, però, che sia fatta giustizia, perché lui si è sempre dichiarato estraneo”.
“Al momento noi non faremo un’istanza di revisione del processo sull’onda mediatica, non abbiamo fretta di fare cose eclatanti, non si tratta ormai di tirare fuori qualcuno di galera, perché Alberto la pena l’ha già praticamente scontata” ha aggiunto la legale che ha precisato che l’istanza di revisione “la faremo prima o poi”, ovvero quando “avremo gli esiti della consulenza dei pm” di Pavia sulle tracce genetiche, che, secondo l’ipotesi invastigativa, sarebbero riconducibili ad Andrea Sempio (qui il suo profilo).
L’avvocato, che chiede ai media di essere “garantisti con Sempio, cosa non fatta con Stasi” aggiunge: “A questo punto sono passati tanti anni, Stasi è praticamente al fine pena e noi attendiamo la prosecuzione dell’inchiesta, perché allo stato noi non abbiamo accesso agli atti dei pm di Pavia e attendiamo anche la consulenza della Procura, che ovviamente ci interessa”.
Giada Bocellari, poi, ricorda che “già nel 2014 era stata fatta una consulenza sul materiale biologico rinvenuto sulle unghie di Chiara Poggi e il tema, però, era che era stato detto all’epoca che era degradato”. Ora “c’è stata una nuova lettura dei dati, dei tracciati, che è stata fatta nel 2025 con nuove tecniche scientifiche”. Gli accertamenti della Procura di Pavia dovranno chiarire se “quel Dna è di Sempio” e se quelle sono le tracce genetiche “dell’aggressore”.