
Due fotografe per una mostra dove le immagini si completano e si rincorrono: Nel paesaggio. Flaminia Lizzani / Begoña Zubero, a cura di Ludovico Pratesi. Presso la Galleria Erica Ravenna con doppia suggestiva entrata da via della Reginella 3 e da via di Sant’Ambrogio 26, nel cuore di Roma sono esposte fino al prossimo 11 maggio le opere di queste artiste sensibili, che vedono nei paesaggi luoghi dove la memoria storica si pone di fronte allo spettatore in tutti gli aspetti, drammatici, poetici, reali ed evocativi di un passato sedimenta ancora presente. Solo paesaggi, senza figure umane, fotografati in luoghi diversi dove Lizzani vive, come Roma e dintorni, e dove Zubero ha vissuto per lavoro, come l’Iraq del 2018.
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1. Flaminia Lizzani Confine (2023) 12 x 16 cm. iPhone 13 Pro, fotografia stampata su carta fotografica: 2. Begoña Zubero Mosul, NEEEV (2020) 108,6 x 164,2 cm. Stampa con inchiostri minerali su carta fine art photo rag 310grm
Il tema del paesaggio e della ricerca fotografica ha appassionato Erica Ravenna, titolare della galleria e dall’incontro con le due artiste, è scaturita questa doppia personale: Begoña Zubero, nata a Bilbao con studi a Madrid e New York, ha trascorso nel 2018 due mesi a Mosul, l’antica Ninive sul fiume Tigri, dal 2014 in mano ai miliziani dello Stato Islamico, riconquistata dall’esercito iracheno e dai peshmerga curdi nel 2017. Il progetto Mosul Demolición ha dato vita alle immagini denominate NEEEV Non È Esotico, È Vitale: tali fotografie a colori rappresentano immagini di edifici in rovina, da non interpretare però come fotogiornalismo né come documento: in assenza di persone, le fotografie si presentano con un leggerissimo fuorifuoco “che trasporta tali edifici in una situazione evanescente e quasi sospesa”, afferma Ravenna. Alcuni dei palazzi storici fotografati non esistono più ma lasciano l’idea della ricostruzione, di ciò che può risorgere da quelle rovine. La presenza umana si percepisce in quei luoghi martoriati, ricchi di storia e di civiltà: il pensiero corre inevitabilmente a Gaza e alle migliaia di edifici distrutti in mezzo ai quali oggi si muovono due milioni di persone, in attesa di progetti indefiniti.
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1. Begoña Zubero Mosul, NEEEV (2020) 39,5 x 57 cm. Stampa con inchiostri minerali su carta fine art photo rag 310grm; 2. Mosul, NEEEV (2020) 37,4 x 56 cm. Stampa con inchiostri minerali su carta fine art photo rag 310grm
Luoghi simbolici sono tema della ricerca dell’artista basca, che ha tracciato con un percorso politico simboli del potere come l’architettura del quartiere Tempelhof di Berlino, sede di oceanici raduni nazisti, i campi di Auschwitz, la Lubianka di Mosca. Presente alla Biennale di Venezia nel 2014, Zubero inaugurerà a maggio presso il MAXXI Architettura di Roma la mostra “Classicismo e modernità nel Foro Italico di Enrico Del Debbio”, architetto che in epoca fascista progettò lo Stadio dei Marmi, il Palazzo del Coni, lo Stadio del Nuoto, la Farnesina oltre a numerose opere in tutta Italia.
Flaminia Lizzani, romana, ha studiato e vissuto nella Capitale lavorando come Casting Director su vari set cinematografici accanto al padre, il regista Carlo Lizzani. Immagine ed estrema cura del dettaglio, uso del telefono cellulare, del bianco e nero per i paesaggi marini e urbani di una Roma metafisica, un lavoro di ricerca sulla luce che è evidenziato in fase di stampa su un certo tipo di carta. “Flaminia lavora sul crinale tra fotografia e pittura in una dimensione sospesa, onirica, intimista”, afferma Ravenna.
Paesaggio in assenza di persone, come per le opere di Zubero, ma dove si percepisce intensamente la presenza dell’uomo, con molti riferimenti alla storia dell’arte (Lizzani ha lavorato come restauratrice), che appaiono evidenti allo spettatore, cieli e luci di tradizione tiepolesca, evocativa dell’impressionismo francese o dei paesaggi di Turner, che l’autrice cerca giungendo all’alba sul litorale laziale o nei pressi di una selva appena illuminata dai raggi del sole. Un processo meditativo, un viaggio che termina nei formati piccoli ma molto intensi, in un’epoca dominata da una sovrabbondanza di immagini ridondanti e fugaci: il formato piccolo costringe all’avvicinamento e alla contemplazione, lo stacco deciso delle masse nere sullo sfondo del cielo o del mare colpiscono e fanno pensare a quel mondo legato alla natura che è spesso troppo lontano da noi.
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1. Casa sul fiume (2023). 12 x 16 cm iPhone 13 Pro, fotografia stampata su carta fotografica; 2. La torre (2023). 13,9 x 16,9 cm iPhone 13 Pro, fotografia stampata su carta fotografica: 3. Gazometro (2023). 16 x 13 cm iPhone 13 Pro, fotografia stampata su carta fotografica; 4. Notte (2024). 15 x 14 cm iPhone 13 Pro, fotografia stampata su carta fotografica
Storia e memoria accomunano le due artiste. Mentre Zubero si addentra nel politico ricordando avvenimenti tragici e un passato stratificato tipico delle antiche civiltà, Lizzani fa viaggiare nei luoghi dell’anima evocando dimensioni universali dell’esistenza: entrambe non aspirano a un semplice reportage fotografico, ma vogliono scavare in profondità facendo scaturire idee e legami dell’umanità tutta.
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