Caro direttore,
Non so quanto in Europa si sia consapevoli della pericolosa involuzione che sta vivendo Israele. Netanyahu ha ripreso la guerra (in contrasto esplicito con esercito e servizi segreti) e ha reintegrato nel suo governo l’estremista di destra Itamar Ben Gvir.
Nel frattempo, ha licenziato il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, che nelle trattative con Hamas dava priorità alla liberazione degli ostaggi. Ora vuole destituire anche la procuratrice generale, Gali Baharav-Miara, che si oppone alla nomina di Ben Gvir e cerca di correggere alcune decisioni particolarmente reazionarie del governo.
Di fatto, secondo la legge, Netanyahu ha già ampiamente superato i limiti della legittimità. Sta cercando di eliminare tutti i democratici nelle istituzioni per sostituirli con “yes-man”, burattini nelle sue mani.
Intanto è scoppiato un nuovo scandalo: negli uffici del primo ministro, alcuni collaboratori risultano pagati dal Qatar, considerato un paese nemico dai vertici dell’esercito. Va ricordato che la strategia dominante tra politici e militari negli ultimi anni si basava sull’idea che un Hamas debole e ferito avrebbe mantenuto una tregua in cambio dei finanziamenti del Qatar (che il governo Netanyahu approvava). Per questo si era deciso di concentrare le forze in Cisgiordania – dove Hamas accresceva la sua influenza – contro Abu Mazen e l’OLP, in gran parte per proteggere i coloni violenti che provocavano gli arabi, lasciando così sguarnita la linea di confine con Gaza.
Alla manifestazione di ieri sera a Tel Aviv, si protestava contro il licenziamento di Ronen Bar e la possibile rimozione della procuratrice generale, Gali Baharav-Miara. È in atto un braccio di ferro tra Netanyahu e gli ultimi baluardi della democrazia.
Hanno parlato con forza l’ex capo della polizia, che ha denunciato irregolarità nei rapporti con il Qatar, accusando Netanyahu di tradimento, e un ex dirigente dei servizi segreti in pensione, che da due anni manifesta la sua indignazione contro il “regime” di Netanyahu. I loro discorsi erano appassionati e la folla li interrompeva con grida, fischi e il battito ritmato dei tamburi.
Oggi a Gerusalemme era prevista una grande manifestazione di protesta.
Purtroppo, Netanyahu sembra ormai indifferente all’umore della piazza e porta avanti apertamente i suoi piani. Il suo partito, il Likud, mantiene ancora una notevole forza, ma i sondaggi indicano un calo della coalizione e una probabile vittoria dell’opposizione in termini numerici. Ma l’opposizione è divisa e non ha un leader forte da contrapporre a Bibi.
Un punto di speranza è rappresentato dai Democratici, l’aggregazione del Partito Laburista e alleati della sinistra, tra cui Meretz, che stanno crescendo nei sondaggi. La coalizione è guidata da un ex generale pragmatico e determinato, capace di rassicurare Yair Golan.
Golan è un ex vice capo di stato maggiore dell’IDF (l’esercito israeliano) ed è stato membro di Meretz. È noto per le sue posizioni critiche nei confronti del governo Netanyahu e per il suo impegno nel campo democratico e progressista.
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